Andrea Pasqualon oggi si rimette in sella per affrontare la Parigi-Roubaix, l’inferno del nord, la più temuta tra le classiche monumento. Una corsa unica, spietata, imprevedibile, dove ogni tratto di pavé può ribaltare tutto e dove la gloria si conquista solo attraversando la polvere, il fango e la fatica.
La Roubaix è un rituale estremo del ciclismo: se il meteo è clemente, si respira polvere a palate; se invece piove — come spesso accade — diventa una lotta nel fango. È una gara che vale una carriera e che, se tutto gira nel verso giusto, può spedire un corridore direttamente nella leggenda.
Centoventidue edizioni, 259 chilometri da Compiegne al mitico velodromo di Roubaix, con quasi 56 chilometri di pavé distribuiti su oltre 30 settori: un tracciato in cui ogni sasso può farti piombare nell’incubo in qualsiasi momento.
Il Falco di Enego arriva al grande appuntamento con la determinazione di chi conosce bene ogni insidia di questa corsa. Con le classiche del Nord ha un rapporto profondo e autentico in particolare con la Roubaix Lo ha dimostrato nel 2022, chiudendo nella top 20 nonostante un problema alla catena, primo degli italiani davanti a campioni come Ganna, Ballerini e Trentin. E lo ha confermato anche nel 2024, quando si è nuovamente distinto come primo tra gli azzurri al traguardo.
A giocarsi la vittoria un parterre di fuoriclasse come Mathieu Van Der Poel, vincitore delle ultime due edizioni, il nuovo cannibale Tadej Pogačar al suo esordio in questa corsa, e poi Wout Van Aert, Mads Pedersen, Jasper Philipsen e ovviamente l’azzurro Filippo Ganna. Attenzione anche a Jonathan Milan che vuole provarci.
Ma prima di tutto va chiarito che in questa corsa non puoi permetterti di stare nascosto, è fondamentale stare davanti, evitando cadute, forature e rischi inutili. E per riuscirci purtroppo non bastano le gambe — servono testa, lucidità e mestiere. Qualità che ad Andrea non sono mai mancate, veterano rispettato e punto di riferimento per tutto il gruppo.
Se tutto fila liscio, se si superano indenni tutti i settori di pavé come gradini di una lenta ascesa, allora, dopo aver attraversato tutti i gironi dell’inferno, può davvero aprirsi la porta del paradiso: quella del mitico velodromo.
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