Nella serata di mercoledì 9 ottobre, attorno alle 22, è stata registrata una chiamata alla sala operativa dei Vigili del Fuoco di Vicenza per un intervento di soccorso a un residente di via Maddarello, ad Asiago, colpito da un arresto cardiocircolatorio. Contestualmente è stata inviata un’ambulanza del Suem di Santorso. La persona in questione purtroppo è deceduta.
Viene spontaneo chiedersi il motivo di questa operazione che ha visto coinvolti i Vigili del Fuoco di Asiago e la squadra di soccorso di Santorso. Asiago vanta un pronto soccorso nel suo ospedale con la presenza di un mezzo con medico a bordo dell’ambulanza per le emergenze. L’Ulss 7 Pedemontana sostiene infatti di aver potenziato il servizio notturno di emergenza sull’altopiano: “Negli ultimi anni l’Azienda ha già investito proprio nel potenziamento del servizio notturno di emergenza in altopiano, garantendo la presenza anche di notte del medico a bordo, mentre in passato era prevista solo di giorno”, ha specificato il Direttore Generale, Carlo Bramezza. Per eventuali altre chiamate, è disponibile un secondo mezzo con personale reperibile, che può però arrivare da qualsiasi distretto.
Una sola ambulanza attiva in zona
L’altra notte, l’ambulanza a disposizione per le emergenze, come confermato dalla dirigenza dell’Ulss, era già impegnata con un codice rosso. Per la seconda chiamata, un altro codice rosso, è stato allertato il personale di Santorso, “in quanto il tempo di arrivo è stato giudicato dalla centrale provinciale del Suem 118 più breve rispetto all’attesa necessaria per attivare l’equipaggio in reperibilità”, afferma Bramezza.
Dalle mappe consultabili tramite qualsiasi applicazione, la strada dall’ospedale di Santorso ad Asiago richiede circa 42 minuti di percorrenza. Concedendo all’ambulanza qualche minuto di anticipo grazie alla velocità sostenuta, resta comunque una tempistica importante che incide sull’efficacia dell’intervento.
Nella sezione Emergenza 118 del portale dell’Ulss 7 Pedemontana sono elencate le indicazioni da mettere in pratica in attesa dell’arrivo del personale sanitario: slacciare delicatamente gli indumenti stretti per agevolare la respirazione, coprire il paziente, incoraggiarlo e rassicurarlo, in caso di incidente non ostacolare l’arrivo dei soccorsi e segnalare il pericolo ai passanti… e chiamare nuovamente il 118 se le condizioni della persona che ha bisogno dei soccorsi peggiorano.
Viene spontaneo chiedersi se sia ancora accettabile che nel 2024 una comunità di montagna che conta 20 mila abitanti di base, arrivando a un numero almeno cinque volte maggiore nella stagione turistica, ci si affidi a un solo mezzo per le emergenze, considerando anche l’estensione del territorio. Senza contare che Enego, dopo la sospensione del servizio garantito dai volontari dell’associazione Monte Lisser in convenzione con l’Ulss, risulta completamente sguarnita.
“Quanto all’ambulanza in passato di stanza a Enego, – dichiara Carlo Bramezza – questa è sempre stata gestita da un’associazione, ferma restando la disponibilità dell’Azienda di mettere a disposizione un mezzo in comodato d’uso gratuito se ci fossero le condizioni organizzative per riattivare il servizio”. Resta quindi in mano ai cittadini di Enego la possibilità di essere tutelati in caso di emergenze sanitarie.
Ma allora gli abitanti dell’altopiano sono cittadini di serie B? Il futuro deve forse trovare risposte nella sanità privata?
Il commento del sindaco di Asiago
Sapevo che in passato veniva garantita la pronta disponibilità di due ambulanze – commenta il Sindaco di Asiago, Roberto Rigoni Stern, che da anni si occupa in prima linea della sanità sull’altopiano – se questo servizio sussiste – oggi – solamente avvalendosi di personale reperibile è tuttavia fondamentale che il personale individuato a tale scopo sia immediatamente reperibile senza dovere attendere un lungo periodo di tempo affinché presti servizio. Ciò per evitare situazioni come quelle che si sono manifestate, purtroppo, lo scorso 9 ottobre. Non possiamo pensare che un ospedale isolato, in un contesto di montagna come il nostro venga sguarnito del proprio ruolo di presidio della medicina di urgenza perché non viene mantenuta una seconda ambulanza che garantisca l’immediata operatività, la sicurezza della nostra popolazione deve comunque e sempre essere posta al primo posto nella gestione del nosocomio per poter fornire interventi immediati che possono contribuire a salvare la vita delle persone.”
Articolo tratto dal n.0 del quindicinale “I 7 comuni”, in questi giorni è disponibile in edicola il nuovo numero.
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