Storia della pastorizia nei Sette Comuni

Il periodo di permanenza delle greggi dei Sette Comuni nelle poste e in genere al piano nella Repubblica Veneta (poi Regno Lombardo-Veneto), dal Veronese al Friuli, era così per consuetudine e tradizionalmente fissato:

  • al 21 settembre, festa di S. Matteo Apostolo ed Evangelista, si scaricavano le malghe dei pascoli alti e in quel giorno si teneva la tradizionale fiera ad Asiago, con la definizione e i pagamenti dei contratti e del bestiame;
  • dal 21 al 29 settembre c’era la fase di spostamento (9 giorni) e avvicinamento delle greggi alle poste seguendo le tradizionali vie di transumanza, solitamente lungo i fiumi e/o le strade pubbliche (vie Pelose);
  • dal 29 settembre, festa di S. Michele Arcangelo, si poteva far ingresso nelle poste; nel Vicentino era il 16 ottobre, festa di S. Gallo Abate, nel Veronese inizialmente il 1º ottobre, poi l’11 novembre, festa di S. Martino (tradizionale termine dei contratti agrari), ma anche il 1º novembre, ricorrenza di tutti i Santi;
  • dal 29 settembre al 25 marzo (178/179 giorni) era consentito il pascolo di pensionatico nelle rispettive poste;
  • il 14 febbraio, festa di S. Valentino (patrono anche dei pastori), a Padova, Prato della Valle, festa / fiera dei pastori;
  • il 25 marzo, festa della Madonna di Marzo (poi Annunciazione di Maria), si dovevano sgomberare le poste; nel Vicentino metà marzo, nel Colognese fine marzo, nel Veronese inizialmente Pasqua, poi metà o fine aprile;
  • dal 25 marzo al 23 aprile, festa di S. Giorgio Martire, tutte le greggi dovevano spostarsi a ritroso (32 giorni) nelle rispettive sedi montane; solamente e compatibilmente con le particolari, e in verità non rare, condizioni atmosferiche nei luoghi di destinazione, ci si poteva trattenere ancora al piano, comunque non oltre il 25 aprile (3 giorni); nei fatti spesso i pastori si intrattenevano fino alla metà di maggio;
  • al 25 aprile, festa di S. Marco Evangelista, si completava il rientro in altopiano, con feste e fiere locali (tradizione dei cuchi a Roana);
  • dal 25 aprile al 21 settembre (150 giorni) si caricavano (monticazione) i pascoli e le malghe comunali (per la maggior parte di proprietà collettiva).

Fig. Schema riepilogativo dei termini del pensionatico.

Il legame storico ed economico dei Sette Comuni con Padova è più volte sottolineato e confermato da vari fattori legati alla pastorizia: la probabile origine della pecora Foza da quella Padovana; l’origine del pensionatico in Veneto è da ricercarsi nelle particolari concessioni fatte dai vescovi di Padova a partire dall’XI secolo a favore degli immigrati bavaresi, per la bonifica e il popolamento delle proprie montagne (pascoli); la maggior parte delle poste era situata nel Padovano; i termini di stazionamento delle greggi in pianura sono sempre stati quelli padovani (S. Michele / S. Giorgio), non a caso i più larghi e permissivi.

La peste del 1630-31 colpì anche la pianura e causò lo spopolamento improvviso per l’alta mortalità (2/3 della popolazione); i proprietari cedettero volentieri in affitto case e terreni ai pastori dei Sette Comuni. Così si intensificò la presenza cimbra anche nell’alta pianura Veronese e soprattutto nel Colognese, territorio veneziano tra Verona e Vicenza, tanto che nacquero subito controversie e vertenze (1666-1681) tra la Magnifica Città di Cologna e la Spettabile Reggenza dei Sette Comuni.

Esemplificativa è la storia della famiglia Alberti, originaria di Foza, uno dei Sette Comuni, e stabilitasi definitivamente a Cologna, in contrada Moranda, nel 1646. Dalla prima metà del ‘700 il luogo prescelto “Pastorei” prenderà il nome dai discendenti di Giacomo Alberti, detti appunto i Pastorelli, conosciuti ovviamente per l’attività che avevano finora svolto e che svolgeranno ancora. I legami con la terra d’origine rimasero ancora vivi, tanto che Cologna rappresentò ancora fin a tutto l’800, una delle poste privilegiate dei pastori dell’altopiano, e in particolare di quelli di Foza, nonostante i divieti e i limiti imposti dai podestà colognesi. Da un analitico catalogo della presenza di Cimbri nel Colognese si può notare una progressiva diminuzione delle presenze di pastori cimbri a Cologna tra XVII e XIX secolo (70 nel ‘600, 48 nel ‘700, 12 nel ‘800), pur nella parzialità delle ricerche finora condotte, che se continuate porterebbero sicuramente ad un incremento dei dati ottenuti fin qui. Ciò premesso si può anche notare una presenza predominante in tutti i tre secoli analizzati (rispettivamente 21, 19 e 12: tot.52) di pastori di Foza, località un tempo principalmente legata e vocata proprio alla pastorizia (si vedano la razza pecora Foza o lo stesso stemma comunale). Interessanti sono le presenze di Asiago, Gallio ed Enego (in totale rispettivamente 31, 25 e 8), che insieme a Foza coprono tutta la parte centro-orientale dell’altopiano (in totale 116 presenze su 130). Marginali o quasi insignificanti i numeri degli altri comuni, Roana, Rotzo, Conco e Lusiana (in totale 14 su 130), ovvero della parte occidentale e meridionale dell’altopiano, quella geograficamente più vicina all’area colognese.

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