La realizzazione di una opera cinematografica è una attività complessa e strutturata. Per produrre un film di una lunghezza media di 90 minuti è necessaria l’integrazione di molteplici risorse (umane, tecnologiche e finanziarie), che si costituiscono in una azienda (la casa di produzione) composta da anche un centinaio di persone e budget di investimento anche di qualche milione di euro.
Per “girare” un film che poi verrà montato in post-produzione nel prodotto finale sono necessarie mediamente 6/8 settimane di lavoro, nelle quali tutte le componenti artistiche, produttive, amministrative e finanziarie lavorano insieme come una orchestra sinfonica e tutte nella stessa direzione. L’impiego di risorse è vasto sia dal punto di vista energetico, logistico (alloggi/trasporti), nella somministrazione del cibo e delle bevande, nell’impiego di materiali per la realizzazione delle scenografie, e l’impiego di carta.
Questa correlazione di attività produce anche importanti quantità di rifiuti che debbono essere raccolti e smaltiti rispettando normative e l’ambiente. La sfida produttiva e realizzativa è molto importante (oltre che molto faticosa) e produrre secondo principi di sostenibilità ambientale, implementando specifici disciplinari, contribuisce in differenti ambiti ad abbattere in primis la produzione di CO2 (riducendo l’impronta carbonica che anche questa tipologia di produzione “umana” ha), ma riduce anche costi (incentivando il riuso, il riciclo e fonti di energia rinnovabili) e contribuisce ad ottimizzare i cicli di produzione.
Nei giorni scorsi il Palazzetto del Ghiaccio di Roana ha ospitato una giornata di riprese per una nuova co-produzione Elsinore Film e The Apartment, società del gruppo Fremantle, e anche su questi set sono stati implementati importanti criteri di sostenibilità, già impiegati nel corso di tutta questa produzione. L’utilizzo di gruppi elettrogeni a idrocarburi è stato praticamente sostituito dall’impiego di un gruppo ibrido HVO + fotovoltaico che potesse garantire un output di potenza adeguato (45kWp), ma allo stesso tempo che potesse praticamente annullare la produzione di emissioni. L’impiego infatti dell’HVO, una tipologia di diesel paraffico prodotto dagli oli alimentari esausti, ha la caratteristica di avere bassissime emissioni.
Vengono utilizzate lampade a led, a basso consumo, evitando lampade classiche alogene o a scarica. L’equipaggiamento ha viaggiato su camion Euro 5 e tutto il personale è stato trasportato con mezzi Euro 6. Particolare attenzione è stata dedicata alla somministrazione del cibo e dell’acqua. Non erano presenti sul set per esempio bottiglie di plastica, ma la troupe si è servita da bicchieri riutilizzabili, borracce e boccioni, mentre è stato attivo un servizio di catering, che ha eliminato l’utilizzo dei tipici “cestini”.
Sono state utilizzate per la scenografia vernici Ecolabel e Blau Engel, come anche il riutilizzo di materiali di scena da precedenti produzioni e inventariato il nuovo materiale di scena per prossime produzioni ha ridotto costi e incentivato il riutilizzo (a dire il vero il reparto di scenografia ha il concetto di riutilizzo e riuso già nel suo DNA).
Particolare cura è stata dedicata ad evitare sprechi di carta e massima attenzione è stata posta su una corretta raccolta differenziata e il suo corretto smaltimento. Tutte queste azioni ed iniziative Green bene si sono inserite nel bellissimo contesto ambientale dell’Altopiano dei Sette Comuni.
I benefici, tuttavia, non sono solo ambientali, ma anche finanziari. Ospitare sul proprio territorio attività produttive connesse al Cinema, seppur uniche e temporanee, crea un importante indotto sia a livello economico come di posti di lavoro temporanei, avvicinando spesso le/i più giovani ad un mondo che offre anche opportunità lavorative, spesso in periodi di bassa stagione turistica.
– Claudio Savelli
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