Negozio fisico vs Online, Lobbia: ” il fornitore é il nostro principale concorrente”

I piccoli negozi tra cui tanti dell'altopiano, stanno affrontando una crisi crescente a causa dell'espansione dell'e-commerce, che sta cambiando radicalmente le abitudini di acquisto dei clienti.

La riflessione di Nicola Lobbia, commerciante ed ex Assessore al turismo e commercio del comune di Asiago.

Le esperienze di acquisto sono cambiate.

Sempre più spesso ci troviamo in situazioni difficili da gestire con i clienti, ormai assuefatti dal nuovo modo di acquistare digitalmente e incuranti della nostra professione ci sbattono in faccia screenshot di prodotti e di prezzi, prendendoci per l’Amazon di turno.

Molto spesso siamo noi i clienti quindi non sto puntando il dito contro nessuno, ma questa riflessione voglio farla per stimolare una discussione su cosa sarà il commercio di Asiago del futuro. Negozi e vetrine splendenti, ordinati, confezionati per far emozionare; fino a pochi anni fa l’acquisto era un impulso, che si concretizzava magari dopo un’attesa. Un’occasione speciale, il sabato, o semplicemente l’attrazione fatale per l’oggetto del desiderio, o una necessità.

Ore di incontri con agenti in negozio, viaggi per scegliere campionari e fiere, giornate trascorse nei laboratori delle grandi o delle piccole città, scegliendo il meglio per i nostri clienti, sviliti da un atteggiamento cinico che ha devastato il mondo del commercio dei negozi al dettaglio.

È evidente che nel giro di pochi anni non sarà più sostenibile l’attività del commerciante come l’abbiamo sempre intesa. Non si potrà più contare sulla marginalità del prodotto (saldi, sconti, ribassi, 3×1, svuota tutto), ormai anche chi non vuole è costretto ad allinearsi.

Pensavamo che il demonio fosse il Centro Commerciale. Fortunatamente per 30 anni il nostro paesello è stato in grado di contrastarne la realizzazione.

Sfortunatamente nessuna politica locale potrà arginare il problema dei “negozi reali” causato dai “negozi virtuali”.

Quindi se non saremo più venditori di prodotti saremo venditori di servizi?

Rimane irresistibile per l’utente toccare con mano il prodotto. Lo sanno le case produttrici, pertanto i negozi fisici dovranno resistere!

Ma non in questo modo.

È ipotizzabile che questi negozi si trasformino in negozi esperienziali con conseguente acquisto online? Probabile.

Forse non venderemo più prodotti.
Forse affitteremo i nostri spazi, le nostre scansie e le nostre vetrine e diventeremo degli assistenti alla vendita, guidando il cliente fino all’acquisto al miglior prezzo di mercato ovviamente su internet, più o meno allo stesso prezzo che le case produttrici oggi riservano a noi, (previo quantitativo minimo d’ordine!)

Lo stesso prezzo che le case produttrici riservano al cliente finale immettendo subdolamente nel mercato online gli stessi prodotti allo stesso prezzo riservato a noi, disconoscendo di fatto il nostro lavoro e il nostro rischio d’impresa.

In pratica il nostro fornitore è il nostro principale concorrente.

Una follia talmente difficile da accettare che stentiamo a crederci.
Ma è così!

Il nostro distretto del commercio al momento regge, anche se abbiamo assistito in pochi anni alla desertificazione di alcune aree e vie, con la moria o il trasferimento di alcuni negozi.

Certamente le attività della somministrazione non hanno questi problemi e possono dormire sonni tranquilli anche sotto il profilo della concorrenza, considerato il blocco delle licenze. La soluzione certamente non sarà quella di trasformare tutti i negozi in bar, sarebbe l’inizio della fine, ma il problema della chiusura dei negozi in futuro potrebbe influenzare indirettamente anche le attività della somministrazione.
Purtroppo quando chiude un negozio è un problema per tutta la comunità.

Come cambieremo il rapporto commerciale con i fornitori?
Come cambieremo il rapporto commerciale con i nostri clienti?

L’e-commerce è incalzato da una nuova era, quella dell’intelligenza artificiale, alimentando ancora più incognite.

Il futuro del commercio non può restare un tabù, né fermarsi ai gloriosi anni quando le vetrine erano il sogno.

Nicola Lobbia – 

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