La settimana scorsa la nostra testata ha pubblicato un articolo riguardante la raccolta fondi avviata dalla famiglia che ha perso la casa nell’incendio del 4 agosto a Gallio, in via Sacello. Il giorno successivo all’uscita dell’articolo, è stata inviata all’indirizzo mail della redazione una segnalazione anonima che ci ha particolarmente stupito.
L’autore della segnalazione, che ricordiamo essere anonima, fa riferimento alla natura poco appropriata della raccolta fondi in quanto, cito, “si dice che la signora sia molto benestante e sembra stia lucrando sulla disgrazia successa”.
È servito qualche giorno per metabolizzare una simile possibilità: in alcun modo la nostra professionalità ci consentirebbe di avallare comportamenti truffaldini. Tuttavia, a fronte della considerazione finale di chi segnala – “Mi aspettavo che vi informaste molto meglio di così” – sono dell’idea che non sia nostro compito indagare sulle disponibilità economiche delle persone che chiedono aiuto o sulle loro intenzioni.
Personalmente confido davvero che la realtà non sia quella descritta dall’autore dell’email. Diversamente, qualcuno dovrà fare i conti con la propria coscienza, consapevole del fatto che, in un mondo in cui la fiducia è un ingrediente ormai da centellinare, tentare di approfittare della benevolenza altrui sarebbe quantomeno meschino.
Da inguaribile ottimista quale sono, voglio pensare che nessuno possa giocare sul sentimento della compassione per ottenere un vantaggio. Anche in questa particolare occasione.
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