“È la sera dei miracoli, fai attenzione...” cantava Lucio Dalla, in una delle sue canzoni più belle. Proprio così, quello che è successo poche ore fa allo Stade de France a Parigi ha il dolce sapore di un miracolo. Un miracolo, perché istintivamente verrebbe da pensare che solo un intervento divino potrebbe permettere un epilogo simile in una gara dove il dominio africano è così consolidato da far sembrare una finale olimpica un “semplice” campionato continentale.
Va detto, però, che sebbene il termine “miracolo” possa trasmettere la grandezza dell’impresa, non riesce a rendere giustizia a ciò che ha realizzato Nadia Battocletti.
Nulla a questi livelli e soprattutto in una gara del genere è frutto del caso o di un intervento divino. Non si scrive un pezzo di storia della disciplina con un colpo di fortuna o con l’intervento di un dio che dall’alto frena le avversarie. Per conquistare l’argento in una finale olimpica dei 10.000 metri devi fare una programmazione perfetta (e qui con un po’ di orgoglio possiamo dire che a quanto pare allenarsi nel nostro territorio ha portato buoni frutti) studiata nei minimi dettagli e dove nulla è lasciato al caso. Tanti sacrifici e rinunce e un’incredibile capacità di inseguire e focalizzare l’obiettivo.
Ovviamente, tutto ciò è possibile solo con un fisico che ti supporti, permettendoti di esprimere quelle prestazioni che segnano la differenza tra essere una buona atleta e diventare un fenomeno.
Dopo lo splendido quarto posto (con incluso un bronzo virtuale per 2 ore), con record italiano, nella finale dei 5000 metri, Nadia Battocletti ha dimostrato al mondo intero che questa volta il fenomeno non è nato in un altopiano del Kenya o in Etiopia ma in Italia, lo stesso paese che guarda caso, ha dato i natali a un altro campione del mezzofondo, quel Totò Antibo fermato solo da un’infame epilessia.
Lo avevamo scritto nel nostro articolo di presentazione pubblicato venerdì mattina: per giocarsi una medaglia Nadia doveva rimanere fino in fondo nel gruppo delle migliori per poi tentare il colpaccio in volata, dove aveva già dimostrato di avere uno dei suoi punti di forza.
E così è successo. L’azzurra ha disputato una prova coraggiosa rimanendo sempre davanti; con la sua corsa “leggera” e bella da vedere, non ha mai dato segni di cedimento. Una gara tatticamente perfetta che le ha permesso di ingranare la marcia giusta nel rettilineo finale e conquistare una meravigliosa medaglia d’argento a soli 10 centesimi di secondo (!!) dalla primatista mondiale e campionessa olimpica dei 5.000 metri, Beatrice Chebet.
Un argento storico vinto con il tempo 30’43”35 nuovo primato italiano sulla distanza.
“E pensare che – ha dichiarato Nadia a fine gara – ho avuto fitte al tendine alla vigilia e nel riscaldamento.” A questo punto verrebbe da chiedersi cosa sarebbe accaduto se non avesse avuto quei “fastidi”. Poco male, lo scopriremo presto, perché ormai è evidente a tutti: questa medaglia per Battocletti non è un traguardo finale, ma solo un punto di partenza per trasformare i “miracoli” in un’operazione di ordinaria amministrazione.
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