Cara Elisa, grazie. Ti vogliamo bene

C’è un fascino irresistibile nelle corse ciclistiche in cui l’esito è incerto fino all’ultimo. Quelle gare dove nulla è dato per scontato e una caduta, una crisi, o un problema tecnico possono cambiare in qualsiasi momento le sorti della competizione.

È proprio in questo contesto che si è svolta la prova in linea femminile delle Olimpiadi di Parigi 2024, dove la vittoria di Kristen Faulkner, ottenuta con un coraggioso attacco negli ultimi chilometri, ha dimostrato ancora una volta che in gare come quella a cinque cerchi avventurarsi in pronostici è sempre un’esercizio piuttosto pericoloso. Ovviamente, ci sono anche le eccezioni, in particolare nel ciclismo maschile. Tuttavia, oggi preferiamo non approfondire questo tema, che meriterebbe un articolo a sé stante.

Tornando a Parigi, in una competizione dove la grande favorita, la campionessa del mondo Lotte Kopecky, è arrivata “solo” terza, va detto che la capitana azzurra Elisa Longo Borghini, reduce dalla grande vittoria al Giro d’Italia, era tra le maggiori indiziate per contendere il successo finale alla fuoriclasse belga.

Purtroppo non è andata così, il ciclismo, si sa, è uno sport crudele. È bastato un momento di crisi a poco più di una decina di km dall’arrivo per vedere sfumare il sogno di una medaglia per la Campionessa italiana. Elisa era lì, nel gruppo di testa, nella fuga giusta dopo aver corso con grande intelligenza una gara tatticamente perfetta.

Conoscendo bene la generosità e il grande coraggio che la contraddistingue, eravamo tutti lì ad aspettare una sua azione sull’ultima ascesa della Cote de Montmartre ma, purtroppo improvvisamente l’interruttore si è spento e le sue gambe che prima giravano non hanno più risposto.

Il ciclismo, questo sport meraviglioso, purtroppo e per fortuna è anche questo, e nessuno può farci nulla tantomeno l’atleta che è la prima vittima e non ha nessuna colpa. (Poi possiamo fare tutti i discorsi che vogliamo su preparazione pre-gara, carichi di lavoro, alimentazione ecc., ma, su quella bicicletta a pedalare, a fare fatica non ci siamo noi che ci improvvisiamo commentatori dal divano di casa nostra ma delle professioniste che dedicano la loro vita a questa disciplina.)

Elisa ha lottato con tutte le sue forze, ma alla fine ha dovuto cedere il passo alle avversarie, chiudendo fuori dal podio. È giunta al traguardo nona, prima delle italiane, in una top ten olimpica; risultato che per la maggior parte delle atlete rappresenterebbe l’apice di una carriera ma che per la campionessa di Verbania con sangue asiaghese abituata a scrivere pagine indelebili di questo sport ha avuto il brutto sapore di una beffa.

La delusione dell’azzurra è stata palpabile emergendo chiaramente dalle sue dichiarazioni post gara. Senza mezzi termini, ha espresso tutta l’amarezza e la frustrazione per l’epilogo inatteso. Da grande capitana senza cercare alibi e assumendosi la piena responsabilità, ha chiesto scusa ai tifosi, confessando di sentirsi amareggiata per “non aver onorato la maglia che indossava”.

Non sono d’accordo con Elisa, ma come ha affermato il sempre saggio Pietro Nicolodi, una delle menti più lucide e oneste del giornalismo sportivo italiano, in un post sui giochi olimpici di qualche giorno fa: “La delusione è un sentimento che deve appartenere solo a loro, (gli atleti) che hanno lavorato tanto per questo appuntamento.” Proprio per questo, pur dicendo a grande voce che non sono deluso (e in ogni caso non avrei il diritto di esserlo) rispetto fino in fondo le sue parole, il suo coraggio, la sua onestà di dire sempre quello che pensa in modo diretto senza mai nascondersi. In ciascuno di noi, il modo di elaborare quelle che riteniamo sconfitte è soggettivo e per Longo Borghini questa capacità di autocritica (che a volte può anche apparire spietata) è probabilmente un suo punto di forza perché le permette di alzare sempre l’asticella inseguendo la perfezione. La tipica mentalità da campionessa.

Soffre? Certo, potrebbe essere più generosa con se stessa? Sicuramente e ne avrebbe tutto il diritto ma, chi siamo noi per decidere quello che deve passargli per la testa in momenti come questi? Chi siamo noi per giudicare? possiamo solo provare a immaginare, l’impegno, la fatica e i sacrifici, quanto sia difficile rialzarsi dopo ogni caduta, in ogni senso. Possiamo soffrire ed essere dispiaciuti per lei, ma non possiamo sentirci delusi. Si è impegnata fino all’ultimo metro, ha dato anima e corpo provando a scrivere un’altra pagina di storia. Come è possibile essere così presuntuosi da provare un simile sentimento?

Cara Elisa, mi rivolgo a te in modo diretto. Sono poche le persone che hanno la capacità di regalare emozioni e tu sei una di queste. Per queste persone provo istintivamente affetto, quello vero, sincero, perché siete lampi di luce in un mondo sempre più buio.

Tu ci chiedi scusa, noi ti rispondiamo che ti vogliamo bene.
Grazie per tutte le emozioni che ci regali e che continuerai a regalarci.

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