Rotzo, due insegnanti per la scuola dell’infanzia del paese

Arrivano finalmente buone notizie per la scuola dell’infanzia di Rotzo, dove proprio pochi giorni fa il provveditorato agli studi ha garantito per il prossimo anno scolastico la presenza di due insegnanti per i bambini del paese. Viene sgravato quindi il Comune, che negli ultimi tempi si era assunto l’impegno di provvedere economicamente all’assunzione di una seconda figura professionale per offrire il servizio di custodia pomeridiana, a supporto delle famiglie.

Questo il riassunto della vicenda che il sindaco Lucio Spagnolo, da sempre particolarmente coinvolto nel tema dell’istruzione, ci ha affidato poco dopo essere venuto a conoscenza della decisione del provveditore:

“La legge sulle scuole d’infanzia è molto chiara: le scuole statali che non raggiungono i 18 iscritti non possono continuare a rimanere aperte. Noi in passato siamo scesi ben sotto ai 18, fino ad arrivare a 13/14 o anche meno. L’amministrazione scolastica allora si rivelò comunque attenta ai bisogni del nostro piccolo Comune, assegnando almeno un’insegnante, come se ci fosse una mezza sezione di scuola infanzia. Una sola insegnante però poteva garantire un servizio dalle 8 alle 13. Si capisce che una sola insegnante per 5 ore al giorno con 13/14 bambini di tutte le età aveva un bel da fare e anche l’offerta formativa poteva essere quella che era: cioè il massimo che quell’insegnante poteva dare in una simile situazione di limitazione operativa. Il pomeriggio poi il servizio scolastico proseguiva grazie a un’insegnante che il Comune aveva messo a disposizione della scuola con oneri propri – sottraendo naturalmente queste spese da altri capitoli e da altri impegni. Le esigenze sono molte e le risorse, per contro, sono poche: la scelta di assegnare un’insegnante pagata dal Comune per il pomeriggio non è stata facile né indolore ma abbiamo ritenuto che questa fosse una scelta indispensabile per dare un servizio alle famiglie dei nostri bambini. Così, abbiamo pagato una figura per alcune ore al giorno e grazie anche a un servizio di volontariato messo in atto da genitori e nonni la scuola poteva rimanere aperta fino alle ore 16.

Ho parlato più volte e in più sedi di questa nostra triste situazione: è vero che la legge c’è e deve essere rispettata, ma è altrettanto vero che i bambini che vivono in montagna hanno gli stessi diritti dei bambini della pianura o della città, dove i numeri sono maggiori e possono garantire un’adeguata educazione e un idoneo numero di insegnanti. Ho fatto notare come nel tempo sia cambiata la normativa anche per la scuola dell’infanzia: prima alla scuola dell’infanzia potevano essere iscritti bambini di tre, quattro o cinque anni (piccoli, medi, grandi). Nel tempo poi, per facilitare le famiglie, l’età di iscrizione è scesa fino addirittura ai due anni. Ciò ha comportato che nell’unica sezione di scuola d’infanzia di Rotzo fossero iscritti insieme bambini che avevano due anni, due anni e mezzo, tre, quattro, cinque. Era davvero impossibile gestire efficacemente una scuola con bambini di età così diverse. Ho parlato di queste cose a livello regionale e a livello provinciale con il provveditore, la dottoressa Nicoletta Morbioli che, nella sua grande onestà intellettuale e nel dovere, assegnatole dal ruolo, di rispettare le leggi, si è rivelata subito disponibile a capire la nostra situazione particolare, essendo lei stata una bravissima insegnante che ben conosceva le problematiche della montagna, prima di diventare dirigente provinciale.

Io ci speravo da mesi e non ho mai smesso di tenere vivi i contatti, ma non c’era niente di garantito. La notizia giunta l’altroieri mi ha dato una grande gioia e sono veramente grato al provveditore per tutto quello che ha potuto fare nel rispetto delle leggi, dando anche grande valenza alla sua conoscenza delle scuole di montagna e alla sua sensibilità sia professionale che umana. Il Comune non dovrà più trovare, almeno per il prossimo anno, i fondi necessari per garantire la custodia dei bambini al pomeriggio. In un comune come il nostro, dove le spese correnti sono tante e le entrate correnti sono molto limitate (come del resto nella maggioranza dei comuni italiani), avere due insegnanti è una grande gioia per l’istruzione dei nostri bambini e anche una boccata di ossigeno per il bilancio comunale.”

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