Incidenti in montagna, Zaia: “Soccorso alpino non sia percepito come ‘taxi’ da escursionisti imprudenti”

Il nostro Soccorso Alpino e gli elicotteri gialli della sanità regionale non sono ‘taxi’. Chi approccia le cime pensando, con una chiamata, di poter tornare in breve tempo al parcheggio dell’auto scortato dai soccorritori in divisa, deve valutare le conseguenze e le responsabilità della propria incoscienza. La stagione estiva anche in montagna è appena iniziata e sono già numerose le segnalazioni di imprudenza che hanno costretto ad intervenire uomini e mezzi del Soccorso Alpino. Nell’arco dell’ultimo mese sono stati oltre 50 gli interventi degli uomini e delle donne del CNSAS. I soccorritori nei loro rapporti riferiscono di persone senza la dovuta attrezzatura, con scarpe da ginnastica sui sentieri in quota, senza vestiario adeguato al maltempo. Sottovalutazioni che, in una stagione come questa, rischiano di costare caro: l’approccio alla montagna non avviene con la dovuta attenzione e con una preparazione sufficiente”.

Lo dichiara il Presidente della Regione del Veneto commentando la notizia di un escursionista soccorso a 2.480 metri sul Lagazuoi dove stava salendo in scarpe da ginnastica.

Questo è solo l’ultimo di una serie di episodi accaduti anche quest’anno – sottolinea il Presidente del Veneto – colgo l’occasione per rinnovare l’appello alla responsabilità e alla prudenza a tutti coloro che si recano a fare escursionismo, arrampicata o qualsiasi attività tra monti e boschi montani. I veri amanti della montagna lo sanno bene: bisogna avere il giusto rispetto per la montagna e per sé stessi. La prudenza non è mai troppa anche per chi ha una preparazione adeguata”.

Serve essere consapevoli che l’imprudenza ha un elevato costo sociale: non possiamo chiedere al Soccorso Alpino, all’elisoccorso, al SAGF della Guardia di Finanza di fare miracoli – sottolinea in conclusione il Presidente della Regione  -. Troppo spesso oramai i soccorritori sono impegnati in interventi rischiosi per recuperare persone che in molti casi sono incolumi. La fatalità esiste, ma dobbiamo fare in modo chi i soccorritori, gli angeli della montagna, che colgo l’occasione di ringraziare tutti, non siano costretti a fare interventi eccezionali, mettendo a repentaglio la loro incolumità, per soccorrere persone imprudenti. Credo sia un impegno che tutti coloro che frequentano le nostre montagne per diletto e per passione sono in grado di assumersi”.

c.s

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