Purtroppo per ora, le Patate di Rotzo non prenderanno il volo per la Stazione spaziale internazionale. La “notizia” che abbiamo pubblicato ieri lunedì 1 aprile era un simpatico pesce d’aprile che aveva come unico scopo strappare un piccolo sorriso ai nostri lettori.
E’ vero, i primi esperimenti di astrobotanica (n.d.r la disciplina che si occupa dello studio delle piante in ambienti spaziali) sono iniziati più di 40 anni fa nella stazione spaziale sovietica Salyut 7, tuttavia al momento non ci risulta che tra i progetti di ricerca in corso all’interno dell’ISS, ne esista uno che preveda la coltivazione del celebre tubero di Rotzo. Per onor di cronaca va detto , che effettivamente delle patate sono già state prodotte in ambiente spaziale solo che appunto, non si trattava della varietà altopianese.
Chiarito questo, per i lettori più attenti era facile svelare l’inganno; a parte la data di pubblicazione sospetta, all’interno dell’articolo erano presenti diversi indizi: innanzitutto nel testo era citata una fantomatica “Agenzia spaziale interuropea” che ovviamente non esiste a differenza dell’ESA (Agenzia spaziale europea) che, invece coordina i progetti spaziali di 22 Paesi europei.
Inutile dire che non esistono nemmeno l’Istituto di Botanica di Padova e il dipartimento di biologia “Roland Fisch” dell’Università di Amburgo. A proposito “Fisch” in tedesco, significa pesce, proprio come “Pescado” (il cognome di Enrique, il presunto coordinatore del progetto di ricerca) in Spagnolo.
Il nostro “Pesce d’aprile”
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