Le forti piogge cadute nel weekend hanno letteralmente sbriciolato nella notte di sabato il confine tra Veneto e Trentino: a farne le spese, principalmente, la SS 350 in località Busatti, nel comune di Folgaria, non lontano da Lastebasse. La frana di massi di grosse dimensioni, spaventose a ben guardare dalle foto circolate, che si sono staccati dalla montagna ha invaso tutta la sede stradale, rendendo impossibile il passaggio di qualsiasi mezzo per almeno 2 chilometri. La strada, che dovrà ora essere ripristinata e messa in sicurezza, resterà chiusa probabilmente per settimane.
Il Sindaco di Folgaria, Michael Rech, ha attenzionato subito la Provincia Autonoma di Trento chiedendo un celere intervento in merito, considerando l’importanza dell’infrastruttura per il collegamento tra Veneto e Trentino, anche in termini di economia vista l’imminente stagione turistica invernale. Al momento, infatti, da Lavarone per arrivare in Valdastico occorre salire a Passo Vezzena, in direzione di Asiago, e poi scendere a Pedescala dalla Val d’Assa. Oppure bisogna passare da Folgaria, lungo la strada dei Fiorentini, scendere a Tonezza e poi ad Arsiero. “Già ieri sono intervenuti sul posto non solo i nostri Vigili del Fuoco, ma anche il servizio stradale, il geologo della Provincia di Trento e il nucleo elicotteri. A 24 ore dalla frana, con ulteriori approfondimenti da svolgere, la situazione mostra una criticità idrogeologica a monte risolvibile con pratiche consuetudinarie come sgaggi e micro esplosioni – spiega il sindaco Rech – Il danno più grave interessa invece la sede stradale, dove i massi cadendo hanno demolito il cordolo stradale e i guard rail creando voragini. Trattandosi poi di una provinciale che si snoda su più curve e tornanti in verticale, i massi sono precipitati sulla strada rimbalzando in più punti, andando a creare ulteriori danni su metrature considerevoli.”
Il recentemente rieletto Presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, ha assicurato la massima attenzione e la riduzione al minimo del periodo di chiusura del tratto di provinciale che collega le due regioni: “La problematica riguarda i tanti pendolari che ogni giorno percorrono quella strada per recarsi al lavoro, ma penso anche al traffico turistico: fosse successo il 6 di dicembre, sarebbe stato ben peggio. Per il completo ripristino e la messa in sicurezza saranno necessarie settimane di lavori, ma in coscienza, – riflette Michael Rech a poche ore dallo scampato pericolo – avendo ascoltato le testimonianze di alcune persone che sono giunte sul posto appena pochi minuti dopo la frana e considerando che è avvenuta a mezzanotte di sabato sera, posso dire che si è trattato di una tragedia sfiorata ed è un miracolo che non ci siano state vittime. Sono questioni certamente imprevedibili e quello è un versante da sempre problematico dove, a riprova della buona gestione da parte della Provincia, erano già state installate le reti paramassi. Purtroppo quelli che si sono staccati dalla montagna sabato notte erano pezzi di roccia che nessun dispositivo di prevenzione sarebbe stato in grado di contenere. Adesso la priorità è sicuramente ripristinare la strada con tutti i canoni di sicurezza necessari e per farlo ci vorrà del tempo. La riapertura a dicembre sarebbe già una grande sfida”.
Un incidente che avrebbe potuto provocare diverse vittime e che riaccende i riflettori sull’attenzione alla sicurezza stradale in termini di gestione del patrimonio. Il Sindaco di Gallio, Emanuele Munari, nella giornata di ieri ha infatti condiviso sui social la propria riflessione sulla recente installazione delle tanto criticate reti paramassi lungo il tratto di strada tra le Melette e Campomulo. E alcuni cittadini fanno notare il rischio determinato dagli alberi che insistono sul ciglio stradale, in particolare nelle frazioni di Sasso, Stoccareddo e nella contrada Zaibena.
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