Quando si parla di simboli istituzionali, la bandiera il cui utilizzo è maggiormente normato è certamente il tricolore, cui è dedicato espressamente l’articolo 292 del codice penale, il quale prevede una serie di sanzioni e pene detentive per chi viola la legge sul “vilipendio o danneggiamento alla bandiera o ad altro emblema dello Stato”. Ebbene, si suppone che, per un’analogia virtuosa, sebbene non sia stato possibile reperire normative vigenti specifiche, lo stesso rispetto sia da destinare di conseguenza anche a tutte le bandiere istituzionali di cui i vari enti dispongono. Tanto più se si tratta di un simbolo che costituisce il sigillo di una quasi millenaria fratellanza, non sempre rispettata dalla politica moderna, tra sette comuni fratelli, vicini di casa, costituenti la piccola nazione autonoma che fu la Federazione dei Sette Comuni, oggi meglio nota come Spettabile Reggenza dei Sette Comuni.
Un nome altisonante che dovrebbe (e certamente è così per i più) suscitare un sentimento di orgoglio e forte appartenenza nell’animo degli abitanti delle terre che compongono l’altopiano dei sette comuni, convincendoli ad agire sempre nel rispetto di un’istituzione che continua a mantenere uniti in un abbraccio i sette fratelli, a volte litigiosi, se non addirittura capricciosi, che sono rappresentati nella bandiera e nel sigillo storico: Asiago, Lusiana (Conco) ed Enego, i maggiori, e poi Foza, Gallio, Rotzo e Roana. Un’istituzione che, per il suo stesso bene, dovrebbe restare apolitica, apartitica.
Lo scorso 17 settembre si è tenuto a Pontida l’annuale raduno della Lega. In alcuni scatti, pubblicati sui social, di questa nota festa di partito è possibile riconoscere molti volti dell’altopiano che ogni anno partecipano al raduno, tra cui anche sindaci e assessori dei sette comuni. A stupire non poco sono state però le fotografie che ritraggono un cittadino di Gallio, noto alle cronache per essersi candidato alle elezioni regionali 2020 del Veneto, mentre sventola sul prato di Pontida la bandiera dell’Unione Montana. Un gesto che, quand’anche fosse stato autorizzato (e non è dato saperlo, ma di sicuro la bandiera istituzionale è un simbolo che solo taluni soggetti incaricati possono esibire) dall’organo di presidenza dell’ente, risulta certamente discutibile in quanto va a minare le fondamenta della logica apolitica alla base dell’istituzione, rendendo di fatto la Spettabile Reggenza braccio armato del partito della Lega. E ciò anche nel caso in cui si trattasse di aver condotto a Pontida la rielaborazione del vessillo per una questione di rappresentanza della sezione della Lega che comprende i comuni di Asiago, Gallio, Foza, Lusiana Conco e Enego, di cui è attualmente segretario il cittadino in questione.
Se anche è vero che qualunque cittadino può disporre liberamente di una bandiera autoprodotta, si tratta soprattutto di una questione di opportunità e appropriatezza, specie se il gesto viene computo da rappresentanti delle amministrazioni locali o aspiranti politici. Due sono le considerazioni, dal canto nostro completamente scevre da ogni logica di partito, che possono nascere da questo episodio: o l’Unione Montana Spettabile Reggenza dei Sette Comuni è ufficialmente diventata un ente associabile e associato al partito politico della Lega (e qui ci rimettiamo a un eventuale chiarimento che vorrà fornirci il presidente in carica, Bruno Oro) oppure chi si è fatto portatore della sua bandiera ha commesso un’esecrabile leggerezza, dimostrando di non nutrire il dovuto rispetto nei confronti delle proprie radici.
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