La nuova opera dello scultore roanese Marco Martalar, a poco meno di due settimane dalla sua inaugurazione, inizia già a far discutere. Ad accendere la miccia è l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma che a Celado, sull’altopiano del Tesino, ha la sede di uno dei tre osservatori geomagnetici esistenti in Italia.
Il Grifone di Vaia è finito al centro delle accuse perché, secondo l’Ingv, rischia di compromettere le attività di raccolta dati effettuate dai ricercatori dell’istituto con le sue componenti metalliche e a causa di un eccessivo afflusso di mezzi e persone che si portano sul luogo per visitare l’opera.
La scultura, realizzata con gli schianti della tempesta Vaia e costata 45 mila euro all’amministrazione di Castello Tesino, è stata finanziata, come dichiarato dal sindaco Graziella Menato, con donazioni di privati e sponsorizzazioni. Lo stesso Sindaco respinge con fermezza le accuse dell’istituto di geofisica e vulcanologia, sottolineando come in quella zona siano già presenti da anni antenne radio tv e di telefonia, oltre a una strada provinciale molto trafficata e a varie strutture turistiche e abitazioni. Per quanto riguarda invece il flusso di turisti interessati al Grifone, un problema di gestione che aveva riguardato anche la contrada di Lavarone dove sorgeva il Drago incendiato qualche settimana fa (clicca qui per leggere l’articolo sull’incendio del Drago e qui per conoscere il seguito della vicenda), la Menato afferma di essersi confrontata sul tema con l’Ingv, emanando un divieto di transito di veicoli sul tratto di strada che porta alla scultura.
Per ora la questione resta irrisolta, ma l’Ingv ha già dichiarato che il Grifone di Vaia dovrà essere spostato o abbattuto, altrimenti una soluzione verrà individuata tramite vie legali.
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