Montagne e Solidarietà: tra valli, cenge, kubale e antiche strade

Nemmeno le previsione meteorologiche infauste hanno fermato le iniziative di Montagne e Solidarietà.

Domenica scorsa nel piazzale della chiesa di Pedescala la 500 rossa di Mario Marangoni Damari, con la sua sagoma alla guida e la famiglia intorno, è stata il punto di partenza dell’escursione organizzata in collaborazione con la Proloco locale per celebrarne l’instancabile, silenziosa attività nel ripristino dei sentieri che conducono in Altopiano. “L’ambizioso progetto è di far tornare Pedescala porta del nostro acrocoro -spiega il promotore Giorgio Spillere la 500 un’icona che segna la rete di percorsi recuperati della Val d’Assa, integrazione dell’Ecomuseo Cimbro dei Sette Comuni in itinere, già partito da Rotzo, che abbraccia entrambi i versanti della Valle, spingendosi fino all’Antica Strada del Costo, asse portante dell”Altopiano“.

La sagoma di Mario sorridente ha fatto compagnia anche al gruppo di Montagne e Solidarietà che venerdì 2 giugno ha celebrato a suo modo la Festa della Repubblica inerpicandosi sui rovesci dell’Isidoro per apporre, accanto alla lapide affissa lo scorso anno, una foto dei ragazzi di Roana nella kubala dove hanno trovato rifugio e salvezza durante il rastrellamento nazifascista del 5 giugno ’44.
Lassù gli escursionisti più temerari potranno scendere oltre le lapidi sulla cima nella kubala a guardare insieme ai ragazzi di Roana nel vuoto, quel vuoto che li stava inghiottendo dopo vent’anni di dittatura.

Un programma di interventi vasto e vario quello di MontagnE e Solidarietà, nello stile ruvido e sobrio di questi volontari: badili, picconi e roncole continueranno ad agire sul territorio per recuperarne storia e identità. Presto un muretto a secco di 200 metri, tra la Bassa e il Reitle di Roncalto devastato dagli schianti di Vaja, verrà risistemato più bello di prima, risale alle origini dell’Antica Strada e serviva a contenere le greggi, a lavori finiti servirà a far capire che gli antichi manufatti, strade e sentieri, sono già di per sé delle opere d’arte e non necessitano di orpelli e abbellimenti, o peggio di venir trasformati in dubbie gallerie per creazioni di dilettanti allo sbando.

Dopo il ripristino della pozza del Gianot presto inizieranno anche i lavori nella pozza della Costelaba, la pozza del Costo sul Joch a Cesuna, altra “opera d’arte” da consegnare a rospi, rane, salamadre…e ai posteri, come ha scritto in molti libri il naturalista Patrizio Rigoni, che mai si è occupato di arte. Più giù in Val Canaglia è stato riportato alla luce un lastricato secolare di bellezza impressionante, che ripaga Montagne e Solidarieta di cinque anni di lavoro sull’Antica Strada del Costo, un’attività instancabile, condotta in solitaria senza il contributo di enti e istituzioni, perché, come spiega Goethe, “ciò che avete ereditato dai vostri antenati, guadagnatevelo, in modo da poterlo possedere”.

c.s

 

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