Coldiretti Vicenza: “serve un Piano nazionale per orsi, lupi e cinghiali”

Coldiretti Vicenza: “Rischiamo la scomparsa della presenza dell’uomo dalle montagne”

Approfittando dell’eco mediatica suscitata negli ultimi giorni dalla tragica morte dello sfortunato Andrea Papi, anche Coldiretti Vicenza entra nel dibattito sulla gestione delle specie selvatiche.

Non è più rinviabile il piano nazionale per la gestione delle specie selvatiche”. È quanto afferma Coldiretti nel commentare il caso di una donna aggredita da un lupo nella Lucchesia, che segue la morte del runner causata da un orso in Trentino. “Due episodi che rappresentano la punta dell’iceberg di una situazione fuori controllo dove è ora necessario proteggere i cittadini, ma anche salvare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate ed asinelli uccisi lungo tutta la Penisola, dove la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi negli allevamenti che hanno costretto alla chiusura delle attività e all’abbandono della montagna”.

Preoccupazione viene manifestata da Coldiretti Vicenza anche per l’inizio della bella stagione, con un aumento degli animali, ma anche dei turisti nelle zone di montagna e, soprattutto nelle malghe, che rappresentano sempre una grande attrazione.

Il rischio vero oggi è – denuncia Coldiretti – la scomparsa della presenza dell’uomo dalle montagne e dalle aree interne, per l’abbandono di migliaia di famiglie, ma anche di tanti giovani che, faticosamente, sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre e pecore. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori ed allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano le città”.

Tanto per rendere l’idea, l’Italia è invasa da 2,3 milioni di cinghiali nelle città e nelle campagne dove è necessario intervenire urgentemente per il loro contenimento per difendere la sicurezza delle persone e le produzioni agricole. “I branchi – conclude Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute”.

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