La società moderna ci abitua a festeggiare ricorrenze fissate in date convenzionali, in occasione delle quali ricordare avvenimenti particolari o compiere gesti imposti e non sentiti, dei quali nella maggior parte dei casi non si conosce nemmeno il significato.
Tocca oggi alla festa della donna, una ricorrenza che sarebbe più corretto definire come giornata dedicata al ricordo e alla riflessione sulle conquiste politiche, sociali ed economiche del genere femminile. Tradizionalmente, si regala un ramo di mimosa alle donne, una pianta che simboleggia la luce che squarcia la morte, l’anticipo della primavera che smorza il freddo dell’inverno. E perché non prendere spunto proprio da questo simbolo per svolgere qualche riflessione?
Le donne hanno condotto anni di faticose battaglie per ottenere pari diritti e opportunità rispetto agli uomini. Un concetto che oggi, nel 2023, dovrebbe essere ormai dato per assodato. Ma le cronache nazionali ci ricordano troppo spesso che è ancora molta la strada da percorrere per rendere ovvia una parità naturale e dovuta. C’è bisogno di educare cuccioli d’uomo al rispetto per il prossimo, uomo o donna che sia. Sono i bambini il nostro futuro e a loro bisogna insegnare i pilastri del rispetto, raccontare la storia, spiegare che in passato le donne non avevano tutti i diritti di cui godono oggi, così come in alcuni paesi del mondo esse ancora adesso non sono libere.
Maria Montessori, Rita Levi Montalcini, Margherita Hack, le Regine Elisabetta I e II, Malala Yousafzai, Samantha Cristoforetti: esseri umani di sesso femminile che hanno cambiato la storia del mondo, aperto varchi attraverso veli neri di un’ottusità che per troppo tempo ha tirato il freno a mano nella macchina del progresso. Esseri viventi con una testa, due braccia e due gambe esattamente come tutti gli altri che hanno inseguito e raggiunto obiettivi personali, non grazie al loro essere donna, ma grazie all’intelletto e alla sensibilità che le ha contraddistinte.
Nascere in un corpo femminile nel 2023 non deve essere né un vantaggio né uno svantaggio, bensì un dato di fatto che non incide affatto sull’esistenza. Ma se ci capita ancora di gioire per una donna incinta alla quale viene offerto un posto di lavoro o per un primario di ortopedia donna, la verità è che c’è ben poco da festeggiare.
Ciononostante, la donna è quell’essere meraviglioso e fantastico che, tra le mille altre cose di cui è capace, dal proprio corpo riesce a plasmare un’altra vita, la custodisce e la dona al mondo, offrendogli la possibilità di migliorare sempre più. Già solo per questo le donne meritano di essere festeggiate ogni giorno e, se non altro, l’8 marzo è un buon modo per ricordare loro che valgono tutta l’attenzione ricevuta.
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