Il vasto mondo di internet ci ha abituato a divorare notizie brevi con rapidità e senza valutare l’attendibilità della fonte dalla quale provengono. Non importa che una storia sia verosimile o meno, se l’ho letta da qualche parte è vera e se poi quell’influencer di tendenza l’ha ricondivisa nel suo profilo, allora non c’è alcun dubbio. Un fenomeno che è stato battezzato con il nome di infodemia, traducibile come pandemia di informazione, e che da anni l’Unione Europea combatte con campagne di sensibilizzazione e sostegno ai fact checker.
Per fortuna infatti, di pari passo con il vento dell’informazione improvvisata sta avanzando anche il treno del fact checking, ovvero la verifica dei fatti, buono a riportare sul piano dell’obiettività gran parte delle fake news lanciate in rete.
Orientarsi con consapevolezza nella rete informativa è indispensabile, anche se, bisogna riconoscerlo, non è certamente semplice contando che solo in Italia sono circa 3.500 le testate giornalistiche ufficialmente registrate, con 30 mila giornalisti professionisti iscritti all’albo e 75 mila pubblicisti.
Le conseguenze che possono derivare dalla diffusione di una notizia falsa, come si può ben immaginare, si azzerano quando si entra nelle frivolezze del gossip, mentre aumentano esponenzialmente man mano che si vanno a toccare temi sensibili come la sicurezza della popolazione.
Un esempio lampante riguarda proprio Asiago, dove negli ultimi dieci giorni l’aeroporto Romeo Sartori ha ospitato il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti per una sessione di addestramento. Già da alcuni anni le forze speciali italiane si portano sull’altopiano per svolgere esercitazioni, spostandosi logicamente a bordo di mezzi militari. Nonostante la diffusione di comunicati e l’importante lavoro della stampa locale, soprattutto di quella online grazie all’ampio bacino di utenti che quotidianamente riesce a raggiungere, le immagini delle esercitazioni aperte al pubblico di sabato scorso hanno fatto il giro del web. E così domenica mattina su Twitter mezza Italia cinguettava: “I militari americani sono giunti all’aeroporto di Asiago, hanno recintato, montato tende da campo e stanno impedendo l’accesso”.
Viene allora da pensare che sia in corso una spiacevole regressione del pensiero, un’involuzione della mente umana ormai abituata ad assimilare qualsiasi cosa, tendenzialmente sotto forma di immagini più che di testi scritti. Basterebbe invece, quando si viene a conoscenza di una notizia, porsi una serie di semplici domande che possono magari rendere il processo di acquisizione un po’ più lungo, ma che garantirebbero un miglioramento della qualità dell’informazione mondiale. Com’è scritto l’articolo? A quando appartiene la notizia? Chi ha scritto i contenuti (inteso anche come testata)? Qual è lo scopo che si prefigge?
Disinformazione non è solo la diffusione di notizie false, ma anche la distorsione della verità, per incompetenza o per la volontà di manipolare il pensiero comune.
Non lasciamoci trasportare dalla penna di chiunque, difendiamoci dalla disinformazione per vivere meglio, con più libertà, serenità, democrazia e maggiore consapevolezza. È un diritto e un dovere.
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