In un’ottica di controllo e gestione della popolazione di cinghiali che da tempo ormai stanno provocando danni di varia entità in tutto il territorio dei sette comuni, un cacciatore di Roana, N.Z., era stato formato per la caccia al cinghiale. Il cacciatore però, durante una delle sue uscite notturne, ha rivolto il suo fucile contro un cervo, commettendo un illecito severamente punito dalla legge.
La caccia al cervo infatti non è vietata, ma è strettamente regolamentata e richiede sia l’autorizzazione che l’assegnazione di un capo, fornita in base all’analisi della quantità di ungulati presenti in una determinata area. L’abbattimento inoltre può essere effettuato soltanto di giorno.
Una segnalazione anonima ha permesso alla Polizia Provinciale di recarsi sul luogo, dove erano ancora presenti tracce di sangue e di pneumatici di un fuoristrada. Le indagini condotte dalle forze dell’ordine hanno guidato gli agenti fino all’abitazione a Roana di N.Z., dove sono state trovate macchie di sangue nel bagagliaio dell’auto e in una cella frigorifera è stato rinvenuto il corpo del cervo.
Il cittadino roanese aveva ottenuto l’autorizzazione al controllo del cinghiale dopo aver seguito un corso specifico e una adeguata preparazione da parte degli organi competenti, ma se è vero che l’occasione fa l’uomo ladro, la visione del cervo deve averlo allettato parecchio, al punto che non ci ha pensato due volte prima di premere il grilletto.
La Polizia Provinciale ha già provveduto a segnalare l’uomo alla procura di Vicenza per abbattimento di specie protetta, classificato come reato penale. Contestualmente è stata comminata una sanzione amministrativa di 360 euro per non aver annotato sul tesserino l’uscita di caccia e per aver cacciato in orario notturno. Avviata anche la procedura per la revoca dell’autorizzazione al controllo del cinghiale, la quale si basa essenzialmente su un rapporto di fiducia tra cacciatore e Polizia Provinciale, evidentemente tradita in questo caso.
Riemerge così il tema del bracconaggio, attività assai dannosa sia per la sopravvivenza della popolazione faunistica dell’altopiano che per la stessa categoria dei cacciatori.
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