A inizio dicembre l’Ulss 7 Pedemontana attivava il nuovo servizio di videoconsulenza dedicato ai pazienti di pediatria che si recano al pronto soccorso per un’emergenza. In breve, secondo quanto comunicato dall’azienda sanitaria, il bambino che necessita delle cure viene portato all’ospedale di Asiago e visitato dal personale del pronto soccorso, che poi comunica con il pediatra di turno a Santorso in videocollegamento, alla presenza dei genitori del paziente. Da qui, la diagnosi e la terapia più opportuna, l’indicazione per eventuali rivalutazioni o esami di approfondimento.
Sostanzialmente, il peggior incubo di ogni medico messo in pratica, il tipico atteggiamento rispettoso della deontologia medica sbriciolato in un attimo. La famosa frase: “Se non visito il paziente non posso indicare una terapia”, sentita ripetere centinaia di volte da tutti i dottori del mondo, spazzata via con un colpo di mano.
Poco male, se questa innovazione che tutto deve alla tecnologia fosse un vero servizio risolutivo del problema causato dall’assenza di un pediatra ventiquattr’ore al giorno ad Asiago. Purtroppo però alcune esperienze, che sono state riportate dai diretti interessati alla nostra redazione, rivelano le lacune che la telemedicina impone e che evidenziano la necessità di una risoluzione definitiva del problema.
In particolare, una mamma segnala che venerdì scorso si è recata al pronto soccorso di Asiago con il suo bimbo di 4 mesi per il quale erano necessari l’auscultazione dei polmoni e un consulto medico. Dopo essere stata effettuata la visita di controllo per il rilevamento dei parametri vitali, alla signora è stato consigliato di recarsi a Santorso in quanto il bambino è troppo piccolo per usufruire del servizio di telemedicina. Una scelta coscienziosa, a nostro parere, basata sull’intenzione di tutelare la salute dei più piccoli, che però pone un paletto importante nell’utilizzo del servizio offerto dall’Ulss, costringendo le famiglie a rivolgersi come in questo caso agli ospedali in pianura. “Non discuto la scelta del medico di Santorso. Anzi, una premura in più non può essere altro che apprezzabile. Come non discuto la visita al pronto soccorso di Asiago, dove il medico e le infermiere hanno fatto tutto il possibile. Certo è che il servizio di telemedicina non è per tutti e dal mio punto di vista questa cosa dovrebbe essere specificata”, spiega questa mamma.
Iter simile per un’altra mamma che la domenica sera precedente aveva portato sua figlia in ospedale ad Asiago, senza però riuscire ad ottenere la videochiamata con il pediatra di Santorso. “Il giorno seguente mia figlia è stata visitata dalla pediatra che, dopo averle raccontato l’accaduto, ha detto che se lei fosse un medico di Bassano o Santorso che viene contattato dal pronto soccorso di Asiago per un video consulto, non farebbe nessuna diagnosi né tantomeno prescriverebbe un farmaco senza vedere il bambino”, racconta il genitore, concorde sulla posizione scrupolosa del medico.
Viene da chiedersi a chi sia rivolta quindi l’opportunità della telemedicina pediatrica. Molti limiti e pochi vantaggi che a questo punto potremmo definire disservizi, dal momento che di fatto non consentono l’erogazione di un servizio venduto dall’Ulss 7 Pedemontana ai cittadini dell’Altopiano come una soluzione, seppur provvisoria ci si augura, all’assenza di un reparto di pediatria operativo giorno e notte. Nel frattempo, lo sportello del tribunale del malato continua a raccogliere segnalazioni, nella speranza che qualcuno prenda a cuore la salute dei bambini dei sette comuni.
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