Voto ai 16enni in nuova Zelanda. E in Italia?

La Corte Suprema neozelandese ha indicato i 16anni come soglia minima di accesso al voto: e nel resto del mondo? E in Italia? Il dibattito divampa, c'è da scommetterci!

E’ discriminatorio non far votare i 16enni e i 17enni”: in sintesi è questo il verdetto della Corte Suprema della Nuova Zelanda (4 giudici a favore, 1 contro) in ordine alla soglia d’età minima per accedere all’espressione del proprio voto in occasioni elettorali.
E perciò nei prossimi mesi il Parlamento neozelandese dovrà esprimersi sulla questione.

Non sarebbe però il primo Paese al mondo, anzi: si vota già a 16 anni in Austria, Brasile, Cuba, Ecuador, Malta, mentre in Germania in alcuni Laender per le elezioni amministrative, in Galles e Scozia fino ai relativi parlamenti territoriali ma non per quello del Regno Unito.

16, 18, 20, 21: quale mai sarà “l’età giusta” per accedere all’esercizio del diritto di voto?!
Proprio in Nuova Zelanda nell’ultimo secolo si è registrata una corsa ad abbassare la soglia: si votava a partire dai 21 anni fino al 1969 quando venne abbassata a 20,  e poi a 18 nel 1974.

In Italia l’evoluzione ha conosciuto tappe simili. Come sappiamo il diritto di voto, universale libero e segreto, è arrivato con la Costituzione della Repubblica, che lo sancisce all’articolo 48, ed era quindi il 1 gennaio 1948. Allora la soglia della maggiore età era 21 anni e da ciò discendeva l’aggancio all’età di espressione del voto. Non va dimenticato che solo dal 2 giugno 1946 hanno potuto finalmente avere accesso al voto anche le donne, con pari soglia d’età -e ci sarebbe ancora mancato!-.
La soglia dei 21 anni era stata fissata -sebbene ad accesso discriminato, ricordiamocelo!- già nel 1881, stante ai 25 anni la soglia vigente dall’Unità d’Italia (1861) ad allora.

La soglia della maggiore età in Italia rimase fissata ai 21 anni sino al 10 marzo 1975 allorquando entrò in vigore il provvedimento legislativo fortemente voluto dall’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Aldo Moro, supportato dal Presidente della Repubblica Giovanni Leone e dai Ministri dell’Interno Luigi Gui e di Grazia e Giustizia Oronzo Reale, anche in vista delle elezioni del 1976, nonché ormai sentendo forte il vento del cambiamento e delle proteste giovanili che tempo soffiava forte anche in Italia.

Ricordiamoci anche che fino a luglio 2021 18 anni era sì l’età minima per il voto alla Camera dei Deputati (e tutti gli organi ed istituzioni sottoordinate), ma per votare per il Senato della Repubblica bisognava raggiungere la soglia dei 25 anni. La prima applicazione della modificata costituzionale è infatti stata proprio il 25 settembre scorso, arrivando quindi ad avere  una base elettorale finalmente completamente coincidente -almeno in linea teorica- tra Camera e Senato, cadendo uno degli -pochi, e forse tra i più rilevanti- elementi di differenza tra le due camere.

Da settembre scorso quindi per ogni elezione che capiti in Italia è necessario e sufficiente avere 18 anni ovvero la maggiore età. E forse questo abbinamento a noi suona logico, immediato, inscindibile, ma così non è in altre parti del mondo.
Come abbiamo detto, si vota a 16 in Austria, Brasile, Germania, eppure anche lì la maggiore età si raggiunge a 18 anni.
Al contrario si potrebbe citare la celebre normativa per cui negli Stati Uniti (con i dovuti paletti e con qualche Stato che fa eccezione) si può ottenere la patente di guida di automobili già a 16 anni, eppure anche lì è 18 anni che si diviene maggiorenni.
Tornando al caso iniziale: in Nuova Zelanda ora l’età del voto è 18 anni, indicata da abbassare a 16 dalla Corte Suprema, ma la maggiore età si acquisce -e tale rimarrà- raggiungendo i 20 anni.

La domanda resta aperta e senza una risposta che sia davvero “giusta”: come potrebbe esserlo?!
È chiaro che conta quanto mai, anche a riprova del proprio continuo decrescere, lo spirito del tempo, cioè la percezione sociale, il contesto e la società.

Potremmo però portare alla luce alcuni elementi che farebbero deporre per un abbassamento ai 16 anni quale età del voto anche in Italia, rebus sic stantibus, già da oggi per così dire.
Come tutti sappiamo, si deve andare a scuola, adempiendo all’obbligo scolastico, fino ai 16 anni, ed infatti solo ed a partire dai 16 anni si può entrare nel mondo del lavoro.
Di conseguenza analogamente è dai 16 anni che si può esercitare il diritto d’autore, potendo compiere tutti gli atti relativi alle proprie opere fisiche e d’ingegno.
Ancora, a 16 anni (a seguito del procedimento giurisdizionale di emancipazione) si può aprire ex novo una propria attività imprenditoriale, compresa l’apertura di una Partita IVA.
A 16 anni si può disporre di potestà da soggetto per così dire “maturo”: emancipandosi e contraendo matrimonio, riconoscendo un figlio naturale, vedendosi riconosciuta la capacità di prestare il consenso per il compimento di atti sessuali al di là di differenze di età o rapporti educativi/professionali.
Da ultimo, in un ambito oggi quanto mai rilevante nella vita di tutti e dei giovani ancora di più, potremmo dire che la maggiore età sui social (Facebook, Instagram, ecc., ed anche Gmail) è di fatto i 16 anni, poiché questa è la soglia richiesta dai networks per potersi iscrivere –rectius, non è possibile indicare un anno di nascita più vicino di 16 anni precedenti al momento dell’iscrizione-.

Nel campo largo della politica italiana l’argomento è già emerso e riemerso, venendo poi affossato e dimenticato a più riprese, e certamente tornerà a parlarsene, c’è da scommetterci!

A settembre 2019, ben prima di tornare a rivestire il ruolo di Segretario del Partito Democratico (cosa avvenuta a marzo 2021), Enrico Letta ebbe il merito di presentare a mezzo stampa la sua proposta di abbassamento dell’età di accesso al voto a 16 anni, incontrando il parere positivo del Partito Democratico chiaramente, ed anche del Movimento 5 Stelle con entrambe le anime (in allora) sia di Giuseppe Conte sia di Luigi Di Maio, nonché quello della Lega, che rivendicò dal suo canto la primogenitura dell’iniziativa facendola risalire ad una propria iniziativa avanzata già nel 2015. Andando a ritroso si trova che la prima proposta di voto ai 16enni venne presentata già a giugno 2007 da una pattuglia di deputati dai nomi poco noti ma ispirata dai discorsi dell’allora Segretario del PD Walter Veltroni.

La proposta di abbassamento della soglia di voto a 16 anni è quindi in Italia ad oggi già venuta in mente e stata supportata da partiti di tutti gli schieramenti politici.
Ci sono tanti elementi che oggi come oggi potrebbero farvi deporre a favore. I 16enni in Italia sono poco più di 1 milione, pari a circa il 2% degli elettori (circa 50 su 60 milioni di cittadini).
In particolare, i giovani -anche di età inferiore a dire il vero- hanno una gran voglia di dire la propria opinione già da oggi e con scelte nette in ambito dei diritti civili e ancora più di cambiamento climatico in atto, temi su cui mediamente le fasce d’età più avanzate sono meno favorevoli aperte e comprensive. Sono questi d’altronde due dei fronti di conflitto intergenerazionale più accesi ed aspri, ed il timore dei giovani è proprio quello di “non arrivare in tempo” ad esprimere la propria opinione o a farla pesare come fascia sociale prima che i cambiamenti climatici siano irreversibili.

Certamente un tema, quello del voto ai 16enni, che sa accendere il dibattito, c’è da scommetterci.

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