Si è tenuto il 15 e il 16 novembre scorsi a Bali, in Indonesia, il 17° vertice del G20: lo sappiamo tutti, ne abbiamo sentito in tv, sui social, in generale sui mezzi di informazione. Benissimo, tutto chiaro…o forse no. Perché possiamo anche aver sentito o proprio sapere di cosa gli Stati abbiano discusso e/o cosa abbiano deciso. Ma cosa è il G20?!
Il G20 venne costituito nel 1999 per provare a prevenire e gestire le crisi finanziarie ed economiche a livello globale. Infatti in allora a farne parte erano Ministri delle Finanze di alcuni Paesi del Mondo (19+1) sin da subito affiancati in assetto permanente dai governatori di Banche Centrali. Nasce quindi sin da subito con forte e chiaro taglio finanziario più che politico: non ne facevano parte i Capi di Stato e di Governo, non come al G7 [di cui abbiamo similmente parlato in un articolo poco tempo fa], ma solo i titolari dei dicasteri finanziari ed economici delle più importanti economie del mondo.
Però sì, oggi partecipano anche i Capi di Stato e di Governo dei 19+1 Paesi, per un motivo che è una medaglia a due facce: per un verso è divenuto un consesso sempre più rilevante e speciale per incontrare tutti assieme i 20 paesi più influenti nonché per speciali bilaterali (in questo di Bali il più significativo è stato e resterà quello tra Xi Jingping e Joe Biden), e per l’altro verso la finanza e l’economia hanno ancor di più acquisito rilevanza e peso politico -alcuni direbbero che sono economia e finanza a dettare l’agenda alla politica, e non il contrario, come dovrebbe invece essere- meritando e necessitando quindi un summit per così dire mondiale ogni anno.
Si è detto summit “mondiale” e si è detto “19+1” Paesi: andiamo a vedere perché.
“19+1” perché sono 19 gli Stati propriamente tali che ne fanno parte, a cui si aggiunge l’Unione Europea nel suo complesso e con le proprie istituzioni. Non ci sono quindi i Ministri delle Finanze o o i Capi di Stato e di Governo di tutti gli Stati dell’UE, ma solo invece gli alti rappresentanti istituzionali dell’UE. I 19 Stati che ne fanno parte sono le più influenti economie e i paesi più industrializzati del mondo: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, India, Indonesia, Francia, Germania, Giappone, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sudafrica, Turchia.
Inoltre, a questi si aggiungono alcuni Stati ed Istituzioni come invitati permanenti: la Spagna e l’Unione Africana (una riformulazione dell’UE per il continente africano), nonché la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Questi ultimi due soggetti hanno ben titolo a parteciparvi anche ora data la natura del G20, e ancor più se ne comprendeva il senso quando, fino al 2008, a parteciparvi erano non solo i Ministri delle Finanze ma anche i Governatori delle Banche Centrali degli Stati aderenti. Ancora, siedono al G20 assieme agli Stati anche lʼOCSE, il Financial Stability Board e l’Organizzazione delle Nazioni Unite (con rappresentanze delle principali agenzie come ILO compentente per il Lavoro, OMC competente per il Commercio, OMS per la Salute e FAO per Agricoltura e Alimentazione).
Si è anche detto “mondiale”: e sì, lo è pienamente. Il G20 o “gruppo dei 20” è la evoluzione ultima pervenuta dal percorso nato col G5 (istituito negli anni ’70, composto da Giappone, Gran Bretagna, Francia, Repubblica Federale Tedesca cioè “Germania Ovest” e Stati Uniti) poi evolutosi in G7 (il G5 più Italia e Canada, a partire dagli anni 80) infine in G8 (includendo anche la Federazione Russa a partire da metà anni 90), a cui sono stati quindi aggiunti i BRICS (sigla che sta per Brasile, India, Cina e Repubblica Sudafricana) e gli altri Paesi emergenti le cui economie hanno rilevanza globale, i c.d. MIKTA (Messico, Indonesia, Corea del Sud, Turchia e Australia).
Sono 206 (195 riconosciuti unanimente sovrani) gli Stati del Mondo, ma solo un decimo fanno parte del G20, eppure il loro peso è enorme, preponderante rispetto a tutti gli altri.
Gli Stati del G20 da soli rappresentano più del 60% della popolazione mondiale (4,6 miliardi), sono responsabili del 75% del commercio mondiale e detengono l’80% del PIL globale: da soli potremmo dire che rappresentano il mondo.
Non tutto però, ed infatti esiste una piccola correzione del sistema: ad ogni edizione sono invitati a parteciparvi Stati che non rientrano nel G20, e quest’anno a Bali hanno partecipato anche Ucraina, Suriname, Senegal, Burundi, Emirati Arabi Uniti, Cambogia e Singapore.
Quest’anno il G20 si è tenuto a Bali, rinomata meta turistica dell’Indonesia, e l’anno scorso, alcuni se lo ricorderanno, si svolse per la prima volta in Italia, a Roma nei giorni 30 e 31 ottobre.
Una regola fissata da sempre è infatti la rotazione della sede di svolgimento, in abbinata e coerenza con la presidenza. Non esiste un vero Presidente del G20, e anche chi detiene annualmente la presidenza non lo fa in solitaria, ma unitamente a quella dell’anno precedente e a quella dell’anno successivo. La presidenza organizza, predispone, coordina, riassume i lavori e poi pubblica e diffonde i documenti del summit avente sede nel proprio Paese.
Vi sono state quattro diversi passaggi organizzative: dal 1999 al 2007 il G20 era composto dai Ministri delle Finanze; dal 2008, su richiesta degli Stati Uniti, ne partecipano invece direttamente i Capi di Stato e di Governo (o eventualmente altri membri del Governo, ma da questi delegati e non in proprio nome), assurgendo a sede principale della cooperazione internazionale in ambito economico mondiale; dal 2011 è divenuta sede di discussione e confronto non solo in ambito economico-finanziario, ma ha esteso il proprio campo di discussione e decisione agli ambiti dell’energia e della transizione energeticha, dello sviluppo economico e della sostenibilità, della salute, dell’inclusione, del Cambiamento Climatico. Ufficialmente non si parla di politica estera, ma pare davvero difficile ritenere che i leader di Stato e di Governo non colgano l’occasione per affrontare, eventualmente in separata sede, anche queste questioni, ed appunto così è stato nell’incontro tra Xi e Biden; infine ancora dal 2011 il vertice è una sola volta all’anno, mentre nel 2008, nel 2009 e nel 2010 se ne svolsero persino due nello stesso anno ed anche in Stati differenti.
A fronte dell’unico summit dei Capi di Stato e di Governo, quello a cui viene dato più risalto e che riveste anche simbolicamente un ruolo preminente, dal 2009 (anno del capovolgimento dei membri titolari) vi sono in realtà numerose altre riunioni scandite durante l’anno: 4 quelle dei Ministri delle Finanze -la “formazione originaria”, per così dire-, 4 quelle degli “sherpa” (dal 2008) cioè i diplomatici rappresentanti personali dei leader di Stato e di Governo che preparano il vertice e negoziano la dichiarazione finale ufficiale; 5 riunioni dei deputies finanziari. Ciò che quindi a noi arriva e appare come un singolo momento di circa 48 ore complessive di svolgimento è invece la parte conclusiva finale e riassuntiva di un percorso durato un anno intero e scandito da confronti, dibattiti, correzioni e revisioni l’una susseguitasi all’altra.
Nei prossimi tre anni -abbiamo evidenziato il senso di conoscere con largo anticipo questo elemento- il summit del G20 si terrà prima in India, poi in Brasile, e nel 2025 in Sudafrica.
La domanda che aleggia sui summit del G20, come del G7 e come anche della COP (quest’anno COP27) è ormai sempre più incalzante: quanto vogliono e quanto riescono ad essere incisivi realmente nel governo del mondo?!
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