Durante la campagna elettorale si è fatto un gran parlare anche del “centro moderato”: chi studia o si appassiona di politica sa che uno dei principi base è “le elezioni si vincono al centro”. Non in questa tornata, verrebbe da dirsi, quantomeno non nel dato politico elettorale della federazione tra movimenti di centrodestra che è stata ed è la lista elettorale “Noi Moderati”.
Ricordiamo che la lista “Noi Moderati” ha visto convergere in un unico -e strategicamente opportuno- cartello elettorale vari partiti e movimenti: Coraggio Italia del Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, Italia al Centro ultima proposta del Presidente di Regione Liguria Giovanni Toti, Noi con l’Italia del già Ministro Maurizio Lupi, la sempre viva e ormai tra i più antichi componenti del centrodestra storico Unione di Centro guidata in tempi recenti da Lorenzo Cesa.
La Lista “Noi Moderati” alle elezioni politiche di domenica 25 settembre scorso non è riuscita nemmeno a raggiungere la soglia -psicologica e rilevante a fini elettorali- dell’1%, così non potendo portare il proprio contributo alla coalizione di centrodestra.
Nessuno dei candidati nei collegi plurinominali proporzionali è così potuto risultare eletto, ma grazie all’accordo con la coalizione di centrodestra raggiunto sulle persone candidate nei collegi uninominali, dei 15 candidati in quota “Noi Moderati” sono risultati eletti in 11.
Partiamo dai 4 che non ce l’hanno fatta: tutti nomi di peso e noti nel palcoscenico politico. Maria Rosaria Rossi, oggi in quota Coraggio Italia, già assistente personale di Silvio Berlusconi, successora prima e predecessora ora in quel ruolo di Licia Ronzulli, ha sfidato Luigi Di Maio e Mara Carfagna nel collegio di Napoli Fuorigrotta, ma a spuntarla su tutti è stato l’ex-Ministro all’Ambiente il Generale delle Guardie Forestali (entro i Carabinieri) Sergio Costa. Giuseppe “Pino” Galati, deputato di lungo corso (DLA 1996), già Sottosegretario di Stato nei Governi Berlusconi, implicato in alcune vicende giudiziarie nella sua terra d’origine, era candidato in Emilia Romagna nel collegio di Carpi. Sandro Biasotti, già deputato più volte, Presidente della Regione Liguria dal 2000 al 2005 risultando tra le fila del suo successore Giovanni Toti, era candidato nel seggio di Levante di Genova. Ultimo escluso ma non certo per fama è Vittorio Sgarbi, per cui non serve alcuna bio, ma di cui si evidenzia il pronto richiamo tra le fila del nuovo Governo Meloni, in qualità di Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura: certamente ha i numeri e l’esperienza per l’incarico, e segna 1 punto netto per la Lista “Noi Moderati”.
Sono invece risultati eletti in 11, sparsi per tutta Italia.
In quota Coraggio Italia sono Michaela Biancofiore (al Senato), già esponente di primo livello di Forza Italia, e Martina Semenzano (alla Camera), braccio destro del leader e Sindaco Luigi Brugnaro.
Il partito Noi con l’Italia vede confermato il suo leader Maurizio Lupi, il vice Francesco Saverio Romano, entrambi già Ministri, ed Alessandro Colucci alla seconda legislatura alla Camera (nella prima eletto in Lombardia, in Puglia a settembre).
L’Unione di Centro conferma quelli che sono i suoi leader dall’addio di Pier Ferdinando Casini: il Segretario Lorenzo Cesa (in Molise) e lo storico questore anziano del Senato Antonio De Poli (nelle Marche).
Il partito di Giovanni Toti, Italia al Centro, vede eleggere Ilaria Cavo, Assessora Regionali nelle due Giunte Toti, nel collegio di Genova Ponente, e in quello di Salerno Pino Bicchielli, noto politico in Campania e non solo, già esponente di UDEUR, Partito Democratico e Centro Democratico, dal 2016 ha aderito ad Identità e Azione, movimento di Vincenzo Gaetano Quagliariello (già Ministro del Governo Berlusconi IV) che è confluito infine appunto in Italia al Centro.
Sebbene storicamente e notoriamente in quota Forza Italia, sono stati candidati ed eletti per la lista “Noi Moderati” anche i notissimi Gianfranco Rotondi (ad Avellino) e Michela Vittoria Brambilla (in Sicilia, a Gela): Rotondi ha optato per il gruppo di Fratelli d’Italia a cui il suo movimento “Verde è Popolare” aveva dichiarato l’appoggio elettorale, Brambilla non si è iscritta ad alcun gruppo parlamentare, rimanendo semplicemente nel Gruppo Misto.
Merita di essere segnalato che i 15 seggi uninominali sono stati ritagliati dalla quota spettante a Fratelli d’Italia che ha quindi consentito davvero al cartello elettorale di avere anche rappresentanza parlamentare.
E potremmo dire che il supporto parlamentare, con coerenza e concretezza, prosegue ancora oggi in Parlamento.
Infatti i Gruppi Parlamentari di “Noi Moderati” si sono costituiti anche grazie all’adesione agli stessi di esponenti di Fratelli d’Italia, che pur rimanendo membri di FdI sono membri dei Gruppi Parlamentari di Noi Moderati, a seguito di accordo parlamentare strategico ai fini del superamento delle norme regolamentari che ne impedirebbero la costituzione qualora ai Gruppi aderissero i soli propriamente eletti sotto quel simbolo.
Alla Camera si è costituito il Gruppo Parlamentare “Noi Moderati-MAIE”, composto da 9 deputati, ovvero i 7 della lista “Noi Moderati”, e i due esponenti di Fratelli d’Italia Calogero Pisano e Franco Tirelli. Stante ancora vigente alla Camera il vecchio Regolamento, non aggiornato alla riforma costituzionale seguita all’esito positivo del referendum costituzionale del settembre 2020 sul cosidetto “taglio dei parlamentari”, in realtà il numero minimo per costituire un gruppo è di 20 deputati, ma, in applicazione della prassi vigente dai tempi di Ugo La Malfa -che sempre chiedeva, ed otteneva, eccezione per il proprio gruppo espressione parlamentare della lista elettorale del Partito Repubblicano-, il 27 ottobre scorso è stato accordato permesso a costituire il gruppo in quanto espressione di una lista presente alle elezioni.
Al Senato della Repubblica il supporto di Fratelli d’Italia è ancora maggiore e ancor più determinante. Sono 2 soli gli eletti propriamente da Noi Moderati: i citati Michaela Biancofiore e Antonio De Poli, necessitando quindi di un consistente soccorso (oltre all’alleanza con l’eletto all’estero Mario Alejandro Borghese): Giorgio Salvitti, che è di professione alto dirigente nazionale di Fratelli d’Italia e tale rimane apertis verbis, e che diventa Vicepresidente del Gruppo “Noi Moderati-MAIE”; Giovanna Petrenga, già direttrice e Sovrintendente della Reggia di Caserta, dal 2016 aderente a Fratelli di Italia e già senatrice dal 2018; Antonio Guidi, nome ora forse dalla poca eco, ma che fu Ministro per la Famiglia e la Solidarietà Sociale nel Governo Berlusconi I (1994-1995) e Sottosegretario di Stato alla Salute nel Governo Berlusconi II (2001-2005), e dal 2014 aderisce e milita in Fratelli d’Italia. In totale quindi sui 6 componenti, 3 sono e restato iscritti e aderenti al partito Fratelli d’Italia. E’ chiaro ed evidente a chi mastica un poco di parlamentarismo che la costituzione di un gruppo in Aula è una occasione troppo ghiotta e strategicamente corretta nonché elettoralmente valida visto che appunto la lista alle elezioni si è presentata e qualche eletto lo ha raccolto -sebbene appunto solo 2 dei 6 membri-.
Infine, non si possono non citare gli incarichi governativi raccolti della lista “Noi Moderati”, che però sono in numeri per così dire miseri, ma d’altronde anche rispecchianti il peso in parlamenteo della cosiddetta “quarta gamba” del centrodestra: 2 soli esponenti.
Si può a buon ragione includere nella compagine di Governo di “Noi Moderati” Vittorio Sgarbi, cui il seggio alle elezioni da questa lista è stato dato (nel plurinominale in Lombardia, nell’uninominale a Bologna, dove ha perso la sfida diretta con Pier Ferdinando Casini) pur avendo egli il proprio partito “Rinnovamento Italiano”, e che nel Governo Meloni ricopre l’incarico di Sottosegretario alla Cultura, tema di cui è, al di là di ogni valutazione politica, certamente cultore ed esperto tra i maggiori a livello nazionale.
L’unico altro esponente di Noi Moderati al governo è Giorgio Silli, adesso Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri. Silli ha una lunga militanza in Forza Italia, da cui è uscito nel 2019 per avvinarsi al movimento di Giovanni Toti in allora “Cambiamo!” e a cui è poi rimasto legato. Da sempre impegnato sulle politiche dell’immigrazione, è stato consigliere del Ministro della Cultura nel 2011, già deputato dal 2018 (quando ha sconfitto nel collegio uninominale il candidato del centrosinistra Benedetto Della Vedova), a questa tornata era candidato nella sua Toscana nel collegio plurinominale quindi non venendo eletto. Gli studi di 5 lingue, tra cui il russo, e l’esperienza amministrativa sul fronte dell’immigrazione devono essere certamente state argomentazioni di peso e fondate per il suo incarico di governo.
Il bilancio quindi dei “moderati del centrodestra” conseguente gli esiti elettorali del settembre scorso è il seguente: un pattuglia parlamentare di effettivi 11 eletti (non i 15 sulla carta) e una compagine di governo di 2 membri.
Per questa volta il centro non ha pesato poi molto nelle urne, né per ora peserà molto al governo.
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