“No, il problema non è la presenza del Ministero per la Sovranità Alimentare (concetto irriso da chi non lo conosce) ma l’assenza del Ministero per l’Innovazione. E no, in questo paese non siamo pronti a considerarla una “funzione trasversale” presente in tutti gli altri dicasteri”
Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale e docente di Sostenibilità Digitale
“Non abbiamo più un ministro all’innovazione o al digitale!”
Marco Camisani Calzolari, Digital evangelist, docente universitario e divulgatore scientifico
“Il governo Meloni ha cancellato il ministro all’innovazione proprio negli anni critici del PNRR. In compenso ha varato il Ministero alla natalità. Più figli, ma senza un futuro”
Alessandro Longo, Giornalista, direttore Agendadigitale.eu-Digital360
Questi sono soltanto alcuni esempi di reazione, raccolti sui social, che il mondo scientifico, accademico ma anche imprenditoriale ha avuto dopo aver appreso della scomparsa del Ministero per l’Innovazione, destinatario tra l’altro di circa 40 miliardi del PNRR dedicati proprio all’innovazione digitale e che adesso, per forza di cose, dovranno essere ripartiti su più dicasteri, con un probabile nonché complicato lavoro di “spacchettamento” e “adattamento”.
Al di là del segnale dato sia ai partner europei sia agli investitori del settore in Italia, certamente negativo, siamo certi che questo colpo di spugna, nel pieno dei bandi per l’utilizzo dei fondi del PNRR, sia necessario? Ritenere non meritevole di un proprio dicastero l’Innovazione oggi non rischia di catapultare l’Italia, a cominciare dall’apparato della PA che faticosamente si stava avviando a compiere piccoli ma importanti passi evolutivi in tal senso, indietro di anni se non di decenni?
Non possiamo rispondere a queste domande adesso, ma considerati i precedenti e il contesto dubbi e preoccupazioni, specie per chi, come noi, sul digitale ha centrato l’intera esistenza, restano lecite.
I dossier sul digitale in Italia sono tanti e importanti, a cominciare dalle telecomunicazioni senza dimenticare il già citato PNRR e la necessaria transizione digitale, per questo ci aspettiamo almeno la nomina di un sottosegretario cui sarà affidata questa materia, anche se si tratterebbe, evidentemente, della conferma di un trattamento di serie B per quella che dovrebbe essere invece una materia di primissima fascia, strettamente legata, per intenderci, anche alla questione del caro bollette e della transizione energetica.
Per diretta esperienza personale, la transizione digitale in ancora molti, troppi comuni italiani consiste nel rendere disponibile online un modulo pdf da scaricare, compilare, scannerizzare e inviare se possibile via mail, ma meglio ancora via fax.
Ci rendiamo conto che di fronte a questo scenario da incubo, più che un ministero servirebbe un miracolo, ma se si deve cominciare o comunque continuare un cammino appena intrapreso, alla fine, anche un ministro (o una ministra) potrebbe diventare un segnale positivo.
Credit. GlobalMagazine.cloud
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