Domenica 23 ottobre la Storia camminerà per i sentieri di Tresché Conca. L’occasione è la presentazione de ‘La guerra in strada‘ dell’artista altopianese Giorgio Spiller per i tipi della attiliofraccaro editore, sulla giornata più nera del villaggio, il 27 aprile 1945, che ha visto cadere sotto i colpi dei nazisti in fuga giovani partigiani e ostaggi civili in un climax di caos e disperazione.
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L’appuntamento è alle 9 nella piazza di Tresché Fondi da cui si partirà per una breve escursione attraverso quello che è stato in parte teatro dei fatti, le contrade di Conca Bassa, Sculazzon, Ostarelli, Dosso, Roi, che ancora preservano il paesaggio di un tempo, sottratte alla cementificazione selvaggia di altre zone.
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A guidare i viandanti-lettori fino alla pozza interrata dei Mosca Mantoani sarà l’autore stesso con i suoi racconti mentre a Michela Valsecchi il compito di leggere brani del libro. Alla pozza Tullia Dalle Carbonare, giovane attrice originaria di Maragnole ma ormai di respiro internazionale, interpreterà un toccante monologo ricavato da Spiller dalle interviste a Rosi Panozzo Pellarin che il 27 aprile, a soli 14 anni, ha assistito impotente alla distruzione della sua famiglia e della sua serenità. «Queste ragazzine hanno visto la violenza travolgere assalitori e assaliti, in una guerra capillare in cui si sono trovate più per caso che per scelta. Interpretare le loro testimonianze è una grande responsabilità, come attrice e come donna», afferma Tullia.
Proprio a Rosi, che di quel giorno fatica ancora a parlare, è dedicato ‘La guerra in strada’, ultimo libro della trilogia ‘La Storia alla finestra’, concepita per restituire visibilità a vicende quasi occultate dalla memoria collettiva dei tre villaggi a portata di sguardo dalla casa di Spiller.
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Dopo le vicissitudini dei cinquanta ebrei in internamento libero ospiti di famiglie di Canove dal ’41 al ’43 di ‘Shalom’ e la rappresaglia incendiaria del 7 settembre a Cesuna de ‘Il villaggio brucia’, l’autore in ‘La guerra in strada’ racconta il susseguirsi frenetico dei fatti dei giorni pre e post Liberazione nel villaggio in armi, fino al tragico epilogo, raccogliendo e riportando le testimonianze di chi c’era e ha visto, secondo il suo collaudato metodo. «Per me riportare in uso sentieri perduti è come tessere fili con il passato, un modo per poterci camminare dentro, e scrivere di Storia è come tessere le esistenze dei tanti testimoni, un modo per tendere loro la mano e tenerli ancora in vita: una forma di Resistenza, la guerra piena di sbagli più giusta che si possa combattere – spiega l’autore– Il mio è il contributo di un artista al recupero di memorie altrimenti destinate all’oblio, attraverso la narrazione degli eventi, mai lineari, soprattutto quando si parla della guerra, un’assurda e ingarbugliata matassa».
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Il programma
c.s
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