Per un Di Maio che scompare, un Fini che ritorna?!

Cosa è successo (e cosa succederà?) a Luigi Di Maio di cui si sono perse le tracce da una settimana?! Nel frattempo invece paiono ritrovarsi i segnali di un avvicinamento al Governo Meloni di un illustre scomparso: Gianfranco Fini.

Luigi Di Maio e Gianfranco Fini

“Cosa è successo al Cavaliere Oscuro?”: così è intitolato un fumetto di grande successo di Neil Gaiman, in cui Batman (il “Cavaliere Oscuro”) è sorprendente morto, e si ritrova così ad assistere al suo funerale, senza poter interagire con i presenti, che poi sono tutti i personaggi, indistintamente buoni e cattivi, protagonisti delle avventure del vigilante di Gotham.
La vicenda regge perché ogni personaggio, dal maggiordomo Alfred al commissario Gordon così come a Catwoman e a Joker, racconta la propria versione di Batman, ciò che ciascuno di loro in lui vedeva , ciò che gli restituiva e quindi anche la loro versione su come ci abbia lasciato.

Cosa potremmo perciò dire di Luigi Di Maio, non risultato eletto, né in alcun listino plurinominale né nel proprio collegio uninominale, alla Camera dei Deputati alle elezioni di domenica 25 settembre 2022? è la sua fine, definitivamente?!

C’è chi lo ha appellato come “bibitaro”, chi ha conosciuto l’aspetto istituzionale (in crescendo dal 2013 fino a domenica scorsa) di Di Maio, capace di arrivare in un Parlamento che si sarebbe dovuto aprire come una scatola di sardine, finendo poi per essere Ministro degli Esteri ed uno tra i più forti e fermi sostenitori di Mario Draghi Presidente del Consiglio.

Di Maio ha fatto il suo lavoro”, ha detto martedì 4 ottobre sera Bruno Tabacci (unico eletto tra le liste di Impegno Civico), e tutto lo studio è insorto! Si è sentito anche un “volando in pizzeria”…
La stessa sera, su un altro programma di stampa però più scandalistico che giornalistico-informativo, si è vociferato di presunti “danni” arrecati dal Ministro degli Esteri a volenterose candidate per la carriera diplomatica. Paiono più illazioni appunto scandalitiche, peraltro su un soggetto fuori dai giochi e, come detto, scomparso dai radar.

Cosa direbbero di lui oggi Beppe Grillo che lo ha allevato e Sergio Mattarella che lo ha visto prima con il pugno duro della richiesta di impeachment (aprile-maggio 2018) e poi dai più miti consigli?
Cosa direbbe Alessandro Di Battista…beh, questo lo sappiamo anche: «Per l’esclusione di Luigi Di Maio dal Parlamento non provo nessuna gioia, ma chi è causa del suo mal pianga se stesso – è il commento di Di Battista postato su Facebook -. Gli consiglio di stare alla larga dal mondo della politica. Di studiare, di prendersi una laurea e di vivere la vita reale, che forse negli ultimi anni non ha vissuto». Parole al vetriolo, non c’è che dire, da parte di chi un tempo si voleva fare apparire come il gemello diverso di Di Maio.

Forse è dare troppa rilevanza al personaggio reale della nostra attualità, eppure parliamo di un uomo, Luigi Di Maio che è stato Capo Politico del principale partito del parlamento italiano dal 2013 al 2022 -il Movimento 5 Stelle-, nonché Vice Primo Ministro della Repubblica, nonché Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, infine Ministro degli Esteri, e già, alla prima elezione e poco più che 25enne Vice Presidente della Camera dei Deputati. Non un nonnulla. Piaccia o no, resterà se non nei libri di storia (probabile) negli annali istituzionali (certo, poiché già vergato in inchiostro indelebile). Questo è (stato) Luigi Di Maio.

Ma cosa è successo a Luigi di Maio?!

Da venerdi-sabato scorsi 30/09-1/10 si sono perse le sue tracce… Innanzitutto quelle social e poi quindi anche quelle del mondo concreto.
Il suo profilo Facebook da 2,4 milioni di followers è scomparso, mentre il suo profilo Instagram è fermo al classico post di voto al seggio del 25 settembre. Da allora silenzio.
C’è da preoccuparsi? C’è da non curarsene?

Gli addii, anche quelli più impredicibili, in politica sono sempre cose particolari.
E va detta una cosa: bisogna saper anche conviverci. E non è semplice, è tutt’altro che semplice. Da una vita piena, forse anche al limite dell’umanamente sostenibile, si passa ad un vuoto che può apparire cosmico se non si hanno punti fermi e ben saldi, di riferimento.
Al di là del dato politico, c’è da augurare alla persona Luigi Di Maio di trovare quanto prima motivazioni altrettanto significative e meritevoli.

Si potrebbero citare tante e tanti, a partire da Margaret Thatcher, costretta dal suo partito anche per una questione caratteriale; proseguendo col nostro Bettino Craxi, costretto da vicende giudiziarie ad una sorta di autoesilio; più recentemente Romano Prodi si è dovuto fare da parte, pur continuando a muoversi e farsi sentire nell’ambito della politica in senso stretto; forse allora Gianfranco Fini è il caso più simili e raffrontabile a Luigi Di Maio, non certo per idee o anche per storia personale, quanto per modalità di uscita dal sistema.

E così, mentre oggi tramonta, si eclissa e forse scompare Luigi Di Maio, riappare sulla scena Gianfranco Fini, per dare endorsement e pubblica legittimazione a Giorgia Meloni e al suo “diritto a governare“.
Per lui, già stato Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri nonché Presidente della Camera (alcune assonanze anche istituzionali con Di Maio vi sono…), potrebbe trattarsi di un imprevedibile ritorno in campo? Certo sarebbe una bella rivincita.

E forse una rivincita non solo personale, ma anche politica. Anche istituzionale.
Anche una rivincita per una destra conservatrice al passo coi tempi, ancorata certo ai proprio valori ma capace anche di declinarli in formule e soluzioni al passo coi tempi, vedi sulla immigrazione e sulla integrazione, vedi sui diritti delle persone.

Continuare a monitorare Luigi Di Maio e il suo percorso si deve, non fosse altro perché, in questa politica così “liquida” (cioè dove il voto di opinione che cambia di elezione in elezione la fa da padrone) un (cog)nome come il suo potrebbe sempre essere capace un domani di attrarre interesse e consenso.

E non foss’altro perché in questa politica sempre più fiction, un ritorno inaspettato di una figura del passato, che ha trascorso un periodo “fuori” liberandosi dall’etichetta di “quello che vive solo di politica”, può destare grande scalpore e rinnovato interesse e…followers!

Ecco, diamo uno sguardo ai canali social di Gianfranco Fini. Uscito nel 2013 quando ancora la politica stava già in Facebook ma ancora lontana da Instagram, oggi torna con uno scenario completamente rivoluzionato. Anche sul piano della sfida social Fini avrebbe molto da spendersi.

Su Instagram Gianfranco Fini è semplicemente inesistente. C’è un profilo che proprio non pare sia autenticamente quello di Fini, e peraltro quello che si dichiara profilo dei suoi fan ha il doppio di followers del profilo personale (n.d.r non verificato).

Su Facebook, più inspiegabilmente, ugualmente non esiste un profilo né personale né pubblico come pagina di Gianfranco Fini. Eppure ne avrebbe avuto ed avrebbe ben donde… Una scelta certamente meditata.

Nel 2014 (1 giugno) Matteo Salvini, con un post proprio sul proprio profilo Facebook, diceva: “Gianfranco FINI [il caps lock è di Salvini stesso] pensa di tornare a fare politica? Certa gente non conosce vergogna.”. Chissà se il leader della Lega oggi ha sempre la stessa idea?!”

Proprio dal 2014 (al 2018? Non è chiaro…) Fini è presidente della Associazione “Libera Destra”: ora che la destra italiana pare essersi liberata, anche nel senso di sdoganata, forse anche Gianfranco Fini avrà di nuovo libera agibilità politica?!

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