Per una volta svesto i panni da giornalista e resto con quelli da semplice genitore. Un genitore che una domenica mattina si sveglia, pensa ai programmi per la giornata organizzati con la famiglia e invece si deve scontrare con un’improvvisa malattia del proprio figlio. A volte recarsi in ospedale, per quanta esperienza si possa avere, è l’unica soluzione possibile ed è giusto affidarsi a dei professionisti per assicurarsi la migliore assistenza sanitaria. Quindi, dopo l’accesso al pronto soccorso si viene indirizzati al reparto competente, dove iniziano analisi e terapie, che generalmente portano alla cura e alla risoluzione del problema di salute.
Questo, in un mondo normale e attento alle necessità dei cittadini.
Non ad Asiago, dove il medico pediatra, l’unico, può essere presente solo in determinate fasce orarie.
Non ad Asiago, dove il trattamento di pazienti così delicati come i bambini è eccezionale negli orari in cui è presente la pediatra, ma poi si viene necessariamente trasferiti in pianura. Mezz’ora di strada, forse qualcosa di più, in condizioni normali per raggiungere l’ospedale di Santorso o il San Bassiano; ben di più se c’è traffico o le condizioni atmosferiche si mettono di traverso.
Vorrei sapere se i dirigenti che hanno compiuto la scelta di non prevedere la possibilità del ricovero in pediatria ad Asiago hanno figli e sono mai stati in ospedale con loro, in balia di una preoccupazione che attanaglia e dell’eventualità di essere trasferiti a 50 chilometri da casa, dovendo provvedere all’organizzazione di tutto il necessario per il “soggiorno obbligato”, non certo di piacere.
Vorrei poi sapere per quale motivo i cittadini dell’Altopiano sono considerati figli di un Dio minore, non meritevoli di una continuità assistenziale pediatrica che infonda una certa sicurezza nelle famiglie. Per quale motivo sembra si stia facendo di tutto per far collassare il reparto di pediatria, sprovvisto di personale infermieristico dedicato e con un solo pediatra, oramai logicamente intenzionato ad abbandonare la nave, dal momento che non gli viene data la possibilità di intervenire sui pazienti con delle terapie che possano essere avviate e portate a termine dal medesimo medico, nella medesima struttura. Troppe volte ho ricevuto personalmente segnalazioni e richieste di supporto in seguito a esperienze che quando toccano i figli, la parte più preziosa di noi genitori, lasciano il segno e fanno arrabbiare.
Infine vorrei che la dirigenza dell’Ulss 7 Pedemontana spiegasse una volta per tutte i motivi di tutto ciò, senza trincerarsi dietro alla carenza di personale disponibile come è stato fatto finora, dal momento che finché il vecchio nosocomio era in funzione c’era il personale così come gli spazi adeguati. Una risposta concreta seguita da soluzioni che non prevedano improbabili accomodamenti, perché per il momento sembra non esistere una spiegazione logica che giustifichi simili scelte, le quali inevitabilmente provocano la spiacevole perdita di medici competenti e situazioni di forte disagio tra i cittadini dell’altopiano.
Per ora non posso far altro che ringraziare di cuore, assieme a mio figlio, la dottoressa Marialuisa Zadnik e l’infermiera Daniela per la competenza, la disponibilità e la gentilezza dimostrate nel corso di tutta la nostra permanenza in osservazione presso l’ospedale di Asiago.
Ospedale: Ulss 7 e Comune di Asiago fianco a fianco per pediatria
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