Il 15 agosto Vittorio Sgarbi in Piazza Carli ad Asiago per una lectio magistralis

Lunedì 15 agosto alle ore 21:30 in Piazza Carli ad Asiago, Vittorio Sgarbi curatore della mostra  “Antonio Ligabue. Un altro mondo” attualmente ospitata dal Museo Le Carceri, terrà una una lectio magistralis con argomento “la montagna nell’arte”.
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L’Ingresso è libero con prenotazione obbligatoria.
Per informazioni e prenotazioni contattare: 0424-462221 – info@asiago.to (IAT Asiago)

 

La mostra “Antonio Ligabue. Un altro mondo”

L’esposizione, a cura di Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi, organizzata da Augusto Agosta Tota, promossa dal Comune di Asiago in collaborazione con la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, con il patrocinio di Regione Veneto e Provincia di Vicenza e Unione Montana, si prefigge lo scopo di presentare l’opera di Antonio Ligabue, uno dei maggiori protagonisti dell’arte italiana del XX secolo, esponendone oltre 70 opere tra dipinti, disegni e sculture, tra le quali capolavori come “Pascolo montano” del 1928, “Gattopardo con teschio” del 1933, “Diligenze con castello” del 1952, “Tigre assalita dal serpente” del 1953, “Autoritratto” del 1954.

La mostra introduce l’arte di questo genio visionario sempre in evoluzione, la sua appassionata ricerca che sapeva inventare e rinnovare usando colori violenti e comunque armonici nella loro pressante suggestione emotiva, proponendo un’iconografia insieme popolare e raffinata.

Un excursus all’interno dei tre periodi canonici in cui è stata suddivisa la produzione artistica dell’autore: dagli animali domestici dei primi anni, alle tigri dalle fauci spalancate, i leoni mostruosi, i serpenti, i rapaci che ghermiscono la preda o lottano per la sopravvivenza: una vera e propria giungla che l’artista immagina con allucinata fantasia fra i boschi del Po. La natura dipinta da Ligabue è il teatro di una violenza implacabile. Le foreste, le pianure, i campi e gli stessi fienili sono luoghi di combattimenti di ogni tipo.
Presenti anche alcuni autoritratti, nei quali Ligabue dipinge il proprio dolore esistenziale, gridandolo con l’urgenza di una sensibilità intensa e ferina; è il tormento di un’anima che grazie alla pittura trova la propria voce e il proprio riscatto.

Dai suoi dipinti traspaiono l’angoscia, la solitudine, la lotta istintiva per sopravvivere e ottenere il proprio posto nel mondo, il desiderio viscerale di amore e di socialità che sono bisogni che accomunano ogni uomo e rimangono attuali in ogni epoca.
Proprio l’immediatezza dei suoi quadri e la forza espressiva della sua pittura fanno sì che si instauri un legame particolare tra le sue opere e l’osservatore. La sua popolarità si deve proprio all’abilità di comunicare e trasmettere, a fasce di persone quanto più vaste possibili, ideali estetici, sensazioni, visioni dal mondo.

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