221 cosa? cosa vuol dire circoscrizione uninominale? e proporzionale?

Orientiamoci tra i numeri che vengono ripetuti in questi giorni, per capire cosa voglia dire “uninominale” e “proporzionale”, nuotando nel mare del “voto liquido”.

221, 70 a 30, 2020…diamo i numeri? Si, perché no?! È agosto e fa caldissimo: dare i numeri è il minimo! O no?

Quelli sono solo alcuni dei numeri che dalla caduta del governo Draghi abbiamo cominciato a sentire alla radio, al TG e sulle notizie online e sui giornali: ma cosa vogliono dire, per cosa stanno e cosa rappresentano? Pare utile, ora che ogni coalizione ha raggiunto una quadra di massima, affrontare la questione e spiegarla didascalicamente.

La attuale legge elettorale, c.d. “Rosatellum” dal nome del suo primo stilatore Ettore Rosato, allora PD, da sempre renziano, oggi infatti generale di Italia Viva, è del 2017, venne predisposta e approvata per le elezioni del 4 marzo 2018, dopo che la legge elettorale in vigore dal 2005 al 2014-2016 ( c.d.”Porcellum”, poiché definito “una porcata” dal suo primo estensore, Roberto Calderoli) era stata dichiarata incostituzionale in più parti, e dopo che l'”Italicum” (legge elettorale varata dal Governo Renzi assieme alla riforma costituzionale del 2016) venne anch’esso cassato dalla Corte Costituzionale, ma per forza di cose poiché omogenea al nuovo quadro costituzionale però cassato nel referendum del 4 dicembre 2016, e quindi non omogenea al previo assetto.
Si corse quindi ai ripari nel 2017, disegnando un sistema elettorale per un terzo maggioritario e per due terzi proporzionale.
La parte maggioritaria ha il fine di premiare il partito o la coalizione che raccoglie più voti, attribuendogli/le più dei seggi davvero spettantigli/le così da garantire una maggioranza parlamentare ampia.
Specularmente, la parte proporzionale è quella capace di “fare la fotografia del Paese” (alla percentuale di voti corrisponde pari percentuale dei seggi disponibili), garantendo quindi la rappresentatività dei partiti e degli elettori.

Collegio uninominale-maggioritario vuol dire che per una intera coalizione corre una sola persona, e quindi ecco perché i partiti/le liste devono trovare un accordo.
Invece nel collegio plurinominale-proporzionale ogni partito/lista presenterà i propri candidati.

Nel 2020 abbiamo votato al referendum costituzionale per la riduzione dei parlamentari il cui esito (favorevole) ha portato da un totale di 945 parlamentari (630 Deputati e 315 Senatori, tali ancora oggi), al totale di 600: dal 26 settembre saranno 400 i Deputati e 200 i Senatori.

Il principio di attenuazione dei seggi della legge elettorale (1/3 maggioritario e  2/3 proporzionale) non è mutato, ma essendo diminuiti i seggi parlamentari, si sono dovute modificare le circoscrizioni elettorali, riducendole ovviamente.

Ciò si è fatto con un atto regolamentare del Governo del 29/12/2020.

Andiamo quindi ai numeri che abbiamo ormai sentito ripetere in questi giorni, senza riuscire sempre a orientarci.

Dei 600 seggi parlamentari quindi: 221 saranno i seggi attribuiti col criterio maggioritario, ossia con dei collegi o circoscrizioni maggioritari/ie; 367 i seggi attribuiti col criterio proporzionale, quindi con collegi/circoscrizioni proporzionali; 12 i seggi esteri.

Più specificamente. I 400 seggi della Camera sono dati da 147 seggi maggioritari o uninominali, 245 seggi proporzionalo o plurinominali, 8 seggi della circoscrizione estero (eletti col proporzionale, ma è una altra partita). I 200 senatori saranno eletti in 74 con sistema uninominale, 122 con sistema plurinominale, 4 nei seggi della circoscrizione estero.

Ecco allora che i tanto nominati 221 seggi sono la somma dei seggi uninominali di Camera e Senato.
Su questi c’è stata grande battaglia interna in ciascuna coalizione politica.
Questo l’assetto che pare essere ad oggi definitivo.

Nel campo del centrodestra si è giunti più rapidamente ad un accordo che consta in 98 seggi (pari al 44%) a Fratelli d’Italia, 70 seggi (32%) a Lega, 42 seggi (19%) a Forza Italia, con ancora al 1 seggio imprecisato. Pare si siano intesi a che tra i 42 seggi di Forza Italia debbano individuarsi anche quelli di UDC-Coraggio Italia di Brugnaro, e a che tra i 98 di FdI debbano individuarsi 11 seggi da attribuire ai centristi quali Noi con l’Italia-Lista Toti e Europeisti-Noi Di Centro (lista Mastella).

Nel campo del centrosinistra, dopo aver trovato il Partito Democratico una quadra sia con Azione/Più Europa sia con Sinistra Italiana/Europa Verde, la situazione è deflagrata e non si è ancora ricomposto il quadro.
Comunque anche per il CentroSinistra sono 221 i seggi da spartirsi per i candidati all’uninominale-maggioritario e, quale che sia lo schema di alleanze, certamente il PD ne avrà una maggioranza ampia, in ipotesi almeno al 60% (circa 130 seggi).
Al momento -ma la situazione varia davvero da ora a ora- la alleanza di centrosinistra vedrebbe schierati Partito Democratico, Più Europa (ora senza Azione), Sinistra Italiana/Europa Verde, Impegno Civico (lista elettorale di Luigi Di Maio e Bruno Tabacci), ma tutta la questione della spartizione dei seggi è al momento appesa. Forse anche per scaramanzia.

Chiariti i numeri va detto che poi, più che i numeri di attribuzione andrebbe (e andrà) definito in quali circoscrizioni verrà schierato il candidato/la candidata di quale partito. Perché sulla base dei risultati storici e dei sondaggi vi sono circoscrizioni piu o meno favorevoli, seggi “sicuri” o “impossibili”, per una coalizione o per l’altra. E così se anche una forza si è vista attribuire tanti seggi uninominali, potrebbe rimanere insoddisfatta dal fatto che poi siano pochi i seggi che la coalizione ottiene. In altri termini: a ogni forza politica oltre al numero complessivo di seggi riconosciutole interesserà ottenere la candidatura di un proprio esponente in un seggio “sicuro”. Ma questo sarà il secondo tempo delle battaglie interne, per ora sorvoliamo.

Ciò che pare ora utile è accennare infine a cosa voglia dire uninominale-maggioritario e plurinominale-proporzionale.

La circoscrizione o il collegio (termini sinonimi) uninominale-maggioritario è una porzione del territorio italiano che contiene più o meno lo stesso numero di persone, poiché elegge 1 solo deputato/senatore. Ciò quindi determina visivamente e geograficamente circoscrizioni/collegi anche ben differenti per estensione (nelle grandi città si parla di sole parti delle stesse, nelle province meno densamente abitate si tratta anche di unire in un unico seggio province differenti).

Similmente nei criteri di rifermento, i collegi plurinominali-proporzionali raggrupperanno più collegi-circoscrizioni uninominali.
Collegi-circoscrizioni saranno pressoché sempre compresi all’interno della stessa regione.

Voteremo quindi su due schede, una per la Camera ed una per il Senato, e sulla stessa scheda voteremo con un solo voto simultaneamente sia per il seggio uninominale-maggioritario sia per i seggi plurinominali-proporzionali. Non è previsto il voto disgiunto per i seggi di natura diversa, potendo indicare con una X la preferenza sul simbolo del partito/della lista che appunto preferiamo, e quindi a vista voteremo per il seggio proporzionale. Così facendo il voto (la X sul simbolo) verrà automaticamente attribuito alla coalizione cui il partito/la lista fa parte per la attribuzione del seggio uninominale.

Confidiamo quindi così si sia riusciti a dipanare un po’ di nebbie e confusioni almeno sui numeri che in questi giorni di campagna elettorale ci hanno un po’ tempestato.

Da ultimo, una nota genuinamente politica: il centrodestra ha affermato essere la propria una alleanza ed una coalizione di governo, mentre Enrico Letta, leader del Partito Democratico, ha esplicitato essere quella di centrosinistra una “alleanza elettorale”, un “accordo elettorale”, “per il voto”, “per le urne”, per le elezioni, per arginare le destre e il loro avvento al governo.
Per le sole elezioni, viene da evidenziare. Letta quindi pare aprire, a partire dal 26 settembre e a risultati elettorali acquisiti, a eventuali nuove maggioranza di governo, vuoi con Forza Italia vuoi con il Movimento 5  Stelle.

Questa interpretazione delle parole di Letta non pare eccessiva, vista la composizione del Governo Draghi nonché, ci può stare ricordarlo, proprio del Governo Letta (2013-2014).

Se questo scenario era più ipotizzabile e mediamente probabile al momento della sigla contemporanea di alleanza -seppur con due diverse forme- sia con Azione/Più Europa sia con Sinistra Italiana/Europa Verde, ora che Azione si è defilata dall’accordo le probabilità in ipotesi diminuiscono. Ma lo scenario resta comunque in campo e non da escludere in partenza. Non ancora almeno. Non foss’altro perché il 25% degli elettori decide cosa votare nell’ultima settima, ed il 10% addirittura l’ultimo giorno. Siamo nel “voto liquido” ormai.

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