La grande sete assedia città e campagne, con autobotti e razionamenti in case, orti e giardini. Una situazione preoccupante, che è rappresentata chiaramente dal fatto che il Po è in secca, come mai negli ultimi 70 anni, i laghi sono svuotati ed i campi arsi, con la siccità che ha già provocato danni importanti. È il bilancio stilato da Coldiretti, che ha disegnato la prima mappa della sete da nord a sud dell’Italia, con il taglio dei raccolti in un momento in cui il Paese avrebbe bisogno di tutto il suo potenziale alimentare, per far fronte agli effetti sui prezzi della guerra in Ucraina.
Uno scenario rovente, che peggiora con l’ondata di calore che porta le temperature sui 40 gradi con le falde sempre più basse, mentre orti e giardini restano senz’acqua ed in certi comuni viene razionata quella dei rubinetti.
“In questo scenario di profonda crisi idrica, come evidenziato dal presidente nazionale Coldiretti, Ettore Prandini, che ha incontrato il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e quello della Transizione Ecologica Roberto Cingolani – commenta Coldiretti Vicenza – è necessario agire nel breve periodo per definire le priorità di uso delle risorse idriche ad oggi disponibili, dando precedenza al settore agricolo per garantire la disponibilità di cibo, prevedere uno stanziamento di risorse finanziarie adeguate per indennizzare le imprese agricole per i danni subiti a causa della siccità e favorire interventi infrastrutturali di medio-lungo periodo volti ad aumentare la capacità di accumulo dell’acqua e della successiva ottimizzazione nella gestione”.
A preoccupare è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano che fa segnare quest’anno un calo del 15% delle rese alla raccolta ma in difficoltà ci sono girasole, mais, e gli altri cereali ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere. Con il picco del caldo da bollino arancione e la carenza idrica, rischia di aumentare la dipendenza dall’estero, da dove arriva il 64% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 47% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 44% del grano duro per la pasta e il 27% dell’orzo, secondo la Coldiretti.
C. stampa
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