Macron senza maggioranza: colpa della legge elettorale?

Carme in morte del falso mito della stabilita' e della governabilita' ottenute tramite la legge elettorale.

Come abbiamo potuto credere che fosse la legge elettorale a determinare e, soprattutto, garantire, per una intera legislatura, la stabilità e la governabilità politica e partitica? Non è dato saperlo. O meglio, è comprensibile tanto quanto un tempo era ritenuto vero che fosse la Terra al centro dell’Universo e tutti gli astri e pianeti le girassero attorno. Fino a quando gli indizi dicevano quello, non ci si è mai preoccupati troppo di approfondire…e invece!

In Francia, con l’esito del secondo turno delle elezioni per l’Assemblea Nazionale non c’è alcun schieramento che da solo possa esprimere una maggioranza di Governo. Il Presidente della Repubblica avrà buon (o cattivo? Si vedrà) gioco a costruire una maggioranza di governo che non sarà certo solamente “sua”, ma nemmeno a lui così avversa. Au revoir cohabitation! Chi lo avrebbe mai detto? E’ forse allora la legge elettorale maggioritaria con doppio turno alla francese arrivata al capolinea? Ma certo che no! La legge elettorale funziona, come sempre, benissimo. E’ il sistema politico che non funziona più in maniera, per così dire, compatibile.

In Spagna 40 anni di efficienza governativa sono stati ribaltati in 4 anni di continue elezioni. Lì la legge elettorale è un mix di proporzionale e maggioritario (come di fatto sono oggigiorno tutte le leggi elettorali dei paesi più grandi), della c.d. “quadriglia”, pensata per un campo politico di quattro forze che si contendono la vittoria, anche in alleanza tra di loro. Se dal 1977 al 2015 i governi si erano formati ed erano risultati stabili, dopo c’è stato un completo rovesciamento del quadro partitico e politico, e la legge elettorale da sola non ha potuto in alcun modo -e come avrebbe potuto!- arginarlo. 4 Elezioni in 4 anni: a dicembre 2015, a giugno 2016, ad aprile 2019 e a novembre 2019. E’ forse stata colpa della legge elettorale?! Allora perché non aveva mai “toppato” fino ad allora?! Se è colpa della legge elettorale, di chi era merito prima?

Nel Regno Unito – forse ce lo siamo già dimenticati ma l’ultimo “ciclone politico” dal ciuffo biondo è ancora lì a risiedere al 10, Downing Street – si sono svolte 4 elezioni in 7 anni, cosa del tutto insolita per il “model parliament”, per il sistema politico di riferimento per la democrazia moderna di tutto il mondo, per la legge elettorale ddel bipolarismo maggioritario per eccelenza! E invece in 7 anni è stato messo in crisi un dogma plurisecolare.
Nel 2010 Cameron vinse le elezioni ma si verificò il caso del cosiddetto “hung Parliament”, cioè “parlamento appeso”, poiché la prima forza politica uscita vincitrice dalle elezioni non era in grado autonomamente di formare un Governo. Che crepa nel mito britannico.

Nel 2015 le elezioni ebbero come risultato il conferimento al partito conservatore, di nuovo Cameron, di una maggioranza autonoma, seppure di una manciata di seggi. Ma come? Allora la legge elettorale maggioritaria funzionava di nuovo? O forse è stato perché allora, rispetto al 2010, il Partito Liberale era andato a picco nelle elezioni, essendo quindi sempre solo due i veri contendenti?
Nel 2017 con le elezioni a sorpresa indette da Theresa May, si tornò ad un bipolarismo puro, con tanto infatti di aumento di seggi per entrambi i principali contendenti, senza che però nessuno dei due abbia ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi. Il rebus sulla bontà della legge elettorale si infittisce!
Nelle elezioni del 2019 (e anche in questo caso non si può non evidenziare che a fronte di una regolarità di voto ogni 5 anni, nei più recenti 4 si era votato quindi 3 volte) il Partito Conservatore guidato dall’oggi ancora in carica Boris Johnson ottenne una conclamata vittoria ai danni del Partito Laburista in calo sia di voti sia di seggi.
Quindi la legge elettorale maggioritaria per eccelenza è tornata ad essere la migliore?

In Italia dal 1993 ad oggi sono state approvate (e talvolta cassate) più leggi elettorali, tutti avente come obiettivo dichiarato quello di garantire la stabilità del Governo, non prima di aver saputo determinare una maggioranza di Governo. Possiamo dire abbiano fallito? Sì e no. Non hanno fallito quando  il sistema era bipolare e all’interno delle coalizioni vi era ulteriore stabilità. Hanno fallito quando…è stato chiesto e preteso da loro che risolvessero un problema cui non possono dare soluzione: la instabilità politica.
Ciò che al massimo può fare una legge elettorale è stabilire il criterio di attribuzione dei seggi in base ai voti presi. Ma una legge elettorale non può modificare ciò che le elezioni prima e il gioco della politica e dei partiti poi determinano.

E così nel 1994, nel 1999, nel 2007, nel 2011, nel 2013, nel 2018, nel 2019, e nel 2021 in Italia la politica stessa, il sistema di partiti (e non una o più entità ultraterrene) hanno mutato a proprio piacimento e profitto quanto emerso dalle elezioni. Ed è tutto lecito, sia chiaro: è stato tutto assolutamente lecito sul piano giuridico, figurarsi su quello politico.
Ma perché è davvero assurdo ed impensabile poter risolvere tutti i problemi della politica e dei partiti attraverso una sola legge, per di più una legge che si applica in un solo determinato momento  e che la maggioranza parlamentare uscente può approvare secondo le proprie intenzioni e previsioni a poco tempo dal voto.

Scorrendo così in carrellata quanto accaduto in questi quattro grandi paesi europei (Francia, Spagna, Regno Unito, Italia) sembra emergere un dato importante. Quale che sia la legge elettorale che si applica, essa non basta a determinare né “una maggioranza di governo la sera stessa o il giorno dopo le elezioni”. Per favore, quindi, cancelliamo dalle nostre menti questa espressione che è del tutto infondata ed irrealizzabile. Quanto meno è irrealizzabile solo ed esclusivamente attraverso la legge elettorale.

Al contrario, la legge elettorale, quale che sia, la migliore in assoluto o la migliore secondo un dato sistema politico, funziona se…il sistema politico è coerente con essa, o meglio se vi è una sorta di adattabilità dell’una all’altro.

Quale grande stato europeo manca all’appello? Oh, sì, la Germania. Anche la Germania ha registrato un continuo e vorticoso mutamento dello scenario politico in questi decenni. Investita forse perfino più di altri stati dal crollo del “sistema dei blocchi contrapposti”, rappresentato infatti dal crollo del Muro di Berlino, nonché terra di maggiore espressione, forse al pari con l’Italia -ma forse abbiamo primeggiato noi-, delle forze politiche e partitiche antisistema (AfD, acronimo di Alternative fuer Deutschland), la Germania, al contrario degli altri grandi Stati Europei, ha visto un normale succedersi di Governi alla propria guida, con piena governabilità, nonché una stabilità delle maggioranze mai messa in crisi né garantita dalla legge elettorale.
E’ sempre vigente una legge elettorale proporzionale con soglia di sbarramento al 4%, con doppio voto per gli elettori, e con un numero variabile di deputati, che porta al voto regolarmente ogni 4 anni.
Nonostante gli sviluppi politici e partitici, le evoluzioni dello scenario, le crisi interne ed internazionali, non si è mai invocata la necessità di cambiare la legge elettorale, né una sua beatificazione come fonte di stabilità e governabilità.
E allora, cosa mai sarà dedubicile dalla Germania rispetto agli altri Stati Europei?!

La prima osservazione è riferibile al fatto che è il sistema dei partiti che sa, a seguito delle elezioni, organizzarsi, dialogare, discutere, confrontarsi e creare nuove alleanze parlamentari. E’ ormai parte del lessico politico internazionale parlare delle diverse possibili ed ipotizzabili maggioranze tedesche riferendosi alle bandiere degli Stati: la “maggioranza jamaica” è forse la formula che più ci è entrata in testa (facendo riferimento ai colori sia dei partiti sia della bandiera jamaicana).

La seconda osservazione è ricondubile al meccanismo di razionalizzazione parlamentare che, assieme sì alla legge elettorale ma di cui questa ha bisogno, garantisce all’unisono sia la governabilità sia la stabilità del sistema politico e partitico tedesco: la c.d. “sfiducia costruttiva”, ovvero la garanzia (quasi assoluta: solo 1 volta ha ceduto, cioè si è realizzata, dal 1949 ad oggi) di non cambiare Cancelliere (il corrispettivo del nostro Presidente del Consiglio) per la durata della Legislatura. Ecco l’elemento vincente e chiave della stabilità e della governabilità. Due obiettivi certo da perseguire, anche per dare vigore e certezza all’azione del Governo, che non può traballare ad ogni passo che sia un poco ambizioso politicamente.

Ma non è quindi la sola legge elettorale a determinare stabilità e governabilità, sarebbe illusorio pretendere che sola assolvesse a questo ingrato compito. Del tutto illusorio.
Diventa strumento capace se affiancato almeno da un altro elemento di razionalizzazione della forma parlamentare. Nel caso della Germania la “sfiducia costruttiva”.

La “sfiducia costruttiva” si potrebbe “esportare” dalla Germania ed “importare” anche in Italia, ma non è l’unico elemento possibile. Si potrebbe pensare anche alla modifica del conferimento di fiducia al Governo non più separato per Camere ma in una unica ed unitaria seduta. E’ stato anche già ipotizzato il voto su una unica scheda per entrambe le Camere. Non di rado si ritorna a proporre il passaggio al monocameralismo.

Quale che sia la soluzione, è nelle premesse l’ammissione che la legge elettorale sola non può garantire alcunché. Smettiamola di discuterne: agiamo piuttosto nel senso di introdurre altri e nuovi metodi di razionalizzazione della forma parlamentare. Oppure taciamo.

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