È il ragazzo della porta accanto: sorriso gentile, un impiego come venditore e una bella famiglia dalla quale tornare a fine giornata. Ma le sue mani nascondono un talento incredibile che in pochi conoscono sull’Altopiano e quando ne parla i suoi occhi si illuminano, alimentati dal sacro fuoco della passione.
Lui è Nicola Laterza, fisarmonicista, classe 1985, originario di Padova.
Nicola, come nasce la tua passione per la fisarmonica?
Ho iniziato a suonare la fisarmonica di mio papà a 4 anni, ricordo che mi mettevo sulla sedia per farlo. Credo di aver imparato a suonare ancora prima di leggere e scrivere.
Poi quando avevo 8 anni mio padre mi portò ad un concerto dell’orchestra Castellina Pasi ed io mi innamorai del musicista che suonava la fisarmonica, Roberto Giraldi, del suo ruolo e della musica. Fu allora che decisi che avrei fatto quello nella vita.
Hai iniziato molto presto a studiare la fisarmonica, a 9 anni. La tua famiglia era d’accordo con la scelta di avvicinarti ad un mondo così impegnativo?
Mio padre non mi ha mai forzato nelle decisioni, ma quel concerto della Castellina Pasi mi era proprio rimasto nel cuore. Così a 9 anni ho iniziato a studiare la fisarmonica sistema pianoforte, teoria e solfeggio, sotto la guida del Maestro Romano Benetello, pluricampione mondiale di fisarmonica, all’accademia Vivaldi.
I tuoi studi proseguono poi al centro didattico musicale italiano per sette anni, dove ottieni risultati eccellenti in tutti gli esami, confrontandoti con fisarmonicisti di fama mondiale, e a 15 anni iniziano le esibizioni in pubblico.
Sì, nel 2000 ero iscritto all’istituto d’arte di Padova ma in contemporanea ho cominciato ad esibirmi con orchestre di musica da ballo.
A stretto giro, a soli 18 anni, hai poi realizzato il tuo grande sogno…
A 17 anni ho approfondito lo studio della fisarmonica sistema cromatico e dopo un anno sono diventato il fisarmonicista dell’orchestra Castellina Pasi di Faenza, della quale dal 2010 sono stato anche direttore artistico, suonando la fisarmonica del mio predecessore. Ricordo che giravamo con un pullman dove c’era la gigantografia di una fisarmonica.
Spieghiamo, per chi non la conosce, che cosa rappresenta la Castellina Pasi nel mondo della musica?
Per intenderci, è l’orchestra che ha inciso la sigla tv del cartone Lupin. Ma è anche la più rinomata orchestra da ballo italiana che ha conquistato due volte il disco d’oro RCA e venduto 3 milioni di dischi nel mondo.
Tra le tante esibizioni, quale ti è rimasta di più nel cuore?
Difficile da dire, sarebbero tante le occasioni da ricordare. Forse il concerto con la mia orchestra Nicola Laterza a Calciano, in provincia di Matera, che è la città d’origine del mio nonno paterno. Lì ho inaspettatamente incontrato tutti i miei parenti e sono state tante le persone venute ad assistere allo spettacolo che già mi conoscevano per avermi visto in televisione.
Oppure delle esibizioni nelle stesse zone con la Castellina, quando arrivavano i fan con i vecchi dischi dell’orchestra da far autografare.
Andare dall’altra parte dell’Italia e trovare gente che mi conosceva era emozionante.
La tua carriera come fisarmonicista prosegue poi con altre importanti collaborazioni con orchestre e case discografiche italiane. Negli anni ti avvicini anche al mondo dell’insegnamento della musica, fondando la tua scuola a Mestrino di Rubano, in provincia di Padova. Fino al 2020. Poi cosa succede?
Per 19 anni ho fatto il musicista, poi nel febbraio del 2020 la pandemia che ha investito il nostro Paese ha costretto tutto il mondo della musica e dello spettacolo a fermarsi. Da allora ho dovuto cambiare lavoro, con il vantaggio che almeno adesso posso vedere mio figlio crescere. Devo ammettere che da quando sono diventato papà restare lontano da casa per qualche giorno mi pesava, dentro di me c’era il desiderio di tornare dalla mia famiglia.
Tuttora comunque, benché non faccia più il musicista per professione, sono molto impegnato: continuo a seguire con lezioni via Skype gli allievi più tenaci della mia scuola di musica che non si sono voluti arrendere alla pandemia e assieme ad altri colleghi musicisti facciamo parecchie serate di liscio in giro. Mi occupo ancora di incisioni discografiche e mi esibisco con una cantante con la quale abbiamo creato un duo.
Oggi vivi a Foza, sull’Altopiano. Come sei arrivato qui?
La mia nonna paterna era di Foza. Anche la mia compagna è nata qui.
Prima abitavamo a Faenza, poi abbiamo scelto di trasferirci sull’Altopiano e ho scoperto che abitare qui faceva bene anche al mio lavoro: quando ho finito, stacco da tutto.
Nelle interviste parlo sempre dell’Altopiano e di quanto sia bello viverci.
E il tuo bimbo, che ha 7 anni, pensi che seguirà le tue orme di fisarmonicista?
Christian ha una piccola fisarmonica che ogni tanto prende in mano, ma chissà cosa riserva per lui il futuro.
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