In controtendenza all’andamento generale accelerano i prezzi dei beni alimentari, che aumentano in media del 12,9%, con punte massime del 55% per lo zucchero, di cui l’Italia è fortemente deficitaria e del 44% per l’olio di semi, soprattutto quello di girasole, che risente della guerra in Ucraina che è uno dei principali produttori. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare i dati Istat sull’inflazione, che a febbraio scende in media al 9,1%.
“Ad aumentare – spiega Coldiretti Vicenza – sono sia i prezzi degli alimentari non lavorati (+8,7%), che quelli lavorati (+15,5%), che risentono del balzo dei costi di produzione legati alla trasformazione e dal confezionamento. Le difficoltà si estendono, infatti, dalle tavole dei consumatori alle imprese, per le quali si sono registrati nell’anno di guerra aumenti dei costi dal vetro alle etichette, dal cartone ai barattoli di banda stagnata, dai mangimi al gasolio”.
Per difendersi dagli aumenti otto consumatori su dieci hanno preso l’abitudine di fare una lista ponderata degli acquisti da effettuare, per mettere sotto controllo le spese d’impulso. E sono cambiati anche i luoghi dove si fa la spesa, con il 72% dei cittadini che fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta. “Le famiglie, infatti – sottolinea Coldiretti Vicenza – vanno a caccia dei prezzi più bassi, anche facendo lo slalom nel punto vendita, cambiando negozio, supermercato o discount alla ricerca di promozioni per i diversi prodotti”.
La pandemia prima e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito e servono rimedi immediati ed un rilancio degli strumenti europei e nazionali che assicurino la sovranità alimentare, riducano la dipendenza dall’estero e garantiscono un giusto prezzo degli alimenti per produttori e consumatori.
“Nell’ambito del Pnrr abbiamo presentato tra l’altro – conclude Coldiretti – progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti. Un impegno che ha l’obiettivo di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali”.
c.s
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