8 marzo: auguri a tutte le Donne!

L’8 marzo non è una festa, ma una ricorrenza. Una data convenzionale per ricordare al mondo, se ce ne fosse ancora bisogno, il valore della donna, il suo diritto ad avere le stesse opportunità riservate agli uomini, le conquiste sociali, politiche ed economiche ottenute negli anni dal genere femminile. Ma deve essere anche un memento per le donne stesse, che accanto ai diritti devono ricordare di esercitare anche i propri doveri, tipici di ogni essere umano, per dimostrare il loro valore e la stupidità della definizione “sesso debole”, affibbiato loro per troppo tempo.

Dimostrare, sì. Perché la donna da sempre deve dimostrare qualcosa per essere presa in considerazione. “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale della società“, sosteneva il Premio Nobel Rita Levi Montalcini. Dimostrare, quando invece basterebbe dire addio per sempre alla concezione medievale della donna come oggetto di cui disporre a proprio piacere. Un Medioevo in cui l’inquisizione riconosce tuttavia le potenzialità della donna, ritenuta capace di trarre in inganno l’uomo spingendolo al peccato, attribuendole i connotati del Diavolo sulla Terra.

Basti pensare che è stato necessario perfino inventare un episodio mai accaduto, quello del 1908 nella fabbrica Cottons a New York, per istituire una giornata in onore della donna. Una storia simile accadde qualche anno più tardi, è vero, ma la strage coinvolse anche giovani uomini.

Perché la scelta dell’8 marzo

Fu nel 1910, in occasione dell’VIII Congresso dell’Internazionale socialista in corso a Copenaghen, che la politica tedesca Clara Zetkin accolse la proposta di istituire una giornata internazionale della donna, depositata dal Partito socialista americano l’anno prima negli Stati Uniti. Solo nel 1921, però, dopo anni in cui i vari Paesi avevano individuato date diverse per la celebrazione, in occasione della Seconda conferenza delle donne comuniste, l’assemblea decise di rendere istituzionale la data dell’8 marzo come Giornata internazionale dell’operaia, in ricordo della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo, avvenuta nel 1917. Il 16 dicembre 1977, infine, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite invitò gli Stati membri a dichiarare un giorno all’anno Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale.

Ricorre quindi quest’anno in Italia il centenario dell’istituzione della Giornata internazionale dell’operaia, il cui nome cambiò poi in Giornata internazionale della Donna. Tuttavia, solo l’8 marzo del 1946 per la prima volta tutta l’Italia celebrò la giornata; come simbolo fu scelta la mimosa, un fiore che sboccia nei primi giorni di marzo e, soprattutto, poco costoso.

Perché il fiore della mimosa

A scegliere la mimosa fu Teresa Mattei, parlamentare comunista ed ex partigiana (nome di battaglia, Chicchi). Teresita divenne a 25 anni, alla fine delle guerra, la più giovane delle ventuno donne che fecero parte della prima Assemblea Costituente e dedicò tutta la sua vita alla lotta per l’emancipazione femminile e alla difesa del mondo dell’infanzia. Femminista e ragazza madre, fondò nel 1947 l’Ente per la Tutela morale del Fanciullo. Propose la mimosa come simbolo della Giornata della Donna perché “mi ricordava la lotta sulle montagne e poteva essere raccolto a mazzi e gratuitamente“, disse ricordando come fosse il fiore che i partigiani erano soliti regalare alle staffette.

Oggi, più che mai, Donna

Le esasperazioni, si sa, non portano mai ad un progresso della civiltà ed anche in questo caso è necessario mantenere un equilibrio tra le parti. Ma la condizione della donna è ancora ben lontana da quella maschile sotto molti aspetti. Basti osservare i molti spot pubblicitari strettamente ed inspiegabilmente dedicati alla donna oppure le allusioni che gli uomini si permettono di rivolgere ai soggetti di sesso femminile con cui si relazionano.

La donna è colei che regge il ménage familiare, cresce i figli, lavora e si occupa della casa; ma è anche colei che sceglie di non procreare e di girare il mondo inseguendo ideali di successo e carriera lavorativa.
Invece di occuparsi di chi abbia più diritti o doveri, la società moderna dovrebbe preoccuparsi di mettere in circolazione persone perbene e di garantire una giustizia equa.
Troppo spesso ancora oggi, accadono episodi di violenza domestica, maltrattamenti e femminicidi.

Insegniamo alle nostre figlie a volersi bene e a farsi rispettare; insegniamo ai nostri figli ad essere Uomini e non ominicchi, per dirla alla Sciascia, che devono ricorrere alla prepotenza per sentirsi superiori.
Solo così l’8 marzo potrà essere una festa, a coronamento dei 364 giorni di celebrazione della donna.

AUGURI, DONNE!

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