Jacopo Salvetti alla guida dell’aeroporto di Asiago: la nostra intervista esclusiva

Aeroporto Asiago Jacopo Salvetti

Jacopo Salvetti, giovane roanese, dopo averlo affiancato a lungo è oggi il successore di Mauro Troncia nella direzione tecnica dell’aeroporto Romeo Sartori di Asiago, come avevamo anticipato nella nostra intervista. Naturalmente, abbiamo fatto due chiacchiere anche con lui per dargli il benvenuto e fargli gli auguri per questa nuova avventura.

Un benvenuto solo formale, in realtà, perché non sei un neofita di questo aeroporto.

No, infatti. Da quattro anni lavoro qui come operatore antincendio ad altro rischio per garantire un presidio qualora dovesse succedere qualcosa. Ma ho fatto anche il corso come addetto alle operazioni radio, visto che gestiamo il coordinamento del traffico in arrivo per garantire sicurezza agli aerei in procinto di atterrare.

Come ti sei avvicinato al mondo dell’aeronautica?

Mi ha appassionato fin da bambino, quando giocavo con gli aeroplanini. Crescendo, ho iniziato ad interessarmi anche al lato più tecnico dell’aeronautica. Avrei voluto frequentare un liceo tecnico, ma la distanza da casa mi ha fatto desistere e così mi sono iscritto allo scientifico. Dopodiché mi sono laureato in giurisprudenza a Padova, ma ho subito cercato un’alternativa a quello che era stato il mio percorso fino a quel momento e si è presentata l’occasione di lavorare all’aeroporto di Asiago. Si può dire che poi è stata l’aeronautica a cercare me.

E così oggi sei il nuovo direttore dell’aerostazione di Asiago. Qual è esattamente la tua qualifica?

Sono il direttore tecnico operativo e mi occupo, tra le altre cose, di fungere da intermediario tra l’Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile che detiene la gestione dell’aeroporto, e la proprietà, ovvero il dottor Bruno Zago.

Che tipo di aeroporto è quello che dirigi?

Si tratta di un aeroporto abilitato solo al volo a vista, vale a dire che per atterrare i piloti devono avere condizioni di visibilità buone, salvo nei casi di emergenza. Ma viene anche utilizzato spesso dai voli scuola per addestrare i piloti al volo in montagna.
Il nostro è un aeroporto che punta anche ad intercettare il traffico straniero e da questo deriva la scelta di avere un orario di apertura più ampio possibile. Infatti apriamo dalle 9 del mattino al tramonto, che significa alle 16:30 in inverno e alle 19 in estate, non più tardi per non disturbare gli abitanti delle zone limitrofe.
Inoltre, siamo sede di due servizi di emergenza: l’antincendio boschivo provinciale e l’elisoccorso per le emergenze dell’ospedale di Asiago, che non ha ancora la piazzola di atterraggio agibile.

E quali sono i servizi che offrite ai piloti che atterrano ad Asiago?

Il cliente medio che atterra qui arriva con un aereo privato o a noleggio. Sono clienti sia italiani che stranieri, in genere abbastanza esperti visto che si tratta di un aeroporto di montagna. I piloti che provengono dalle zone limitrofe in linea di massima si fermano mezza giornata: il tempo di pranzare, fare un giro in centro ad Asiago e ripartono. Chi invece arriva da paesi più lontani resta anche per qualche notte.
Quello che i visitatori possono avere è un servizio piuttosto ampio: all’interno dell’aeroporto ci sono un bel ristorante e un Bed&Breakfast, oltre alla vendita di merchandising personalizzato e di prodotti locali, come le marmellate della Rigoni. Inoltre i piloti possono chiedere che venga loro chiamato un taxi, ad esempio, oppure possono sfruttare i nostri pacchetti convenzionati con l’Hotel Sporting di Asiago per pernottare o per qualche ora di relax nella Spa.

Qual è la media di aerei che atterrano ad Asiago nel weekend? Il Covid ha influito sul traffico in arrivo?

Considerando il weekend, sono mediamente 40 al giorno i mezzi che atterrano qui. Ma il numero varia a seconda dei mesi.
Il Covid fortunatamente ha provocato un decremento del traffico dall’estero abbastanza limitato.

Ci sono stati incidenti gravi all’aeroporto di Asiago?

Di incidenti, classificati come tali, ce ne sono stati tre finora. Il più grave è stato quello dell’aereo che si è schiantato sul Gastagh nel 2019. Bisogna dire comunque che tutti e tre sono stati imputabili al pilota e non alla struttura, in quanto secondo il regolamento vigente qui la responsabilità è tutta in capo a chi conduce l’aereo.

Parlando con il tuo predecessore, Mauro Troncia, si è toccato il tema della mancanza di un distributore di carburante all’interno dell’aeroporto. Le probabilità che venga realizzato superano gli ostacoli esistenti?

Il fatto è che il progetto di un distributore di carburante è economicamente difficile da sostenere, sia per i costi di realizzazione e mantenimento sia per l’incremento di personale che richiederebbe. Si è pensato nel tempo a soluzioni alternative, che però non sempre combaciavano con quelli che sono i vincoli imposti dall’Enac. Di conseguenza, per ora non c’è nulla in previsione a riguardo.

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