Durante la diretta Facebook/Youtube di sabato in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica io e Samuele Dalle Ave ci siamo divertiti a dare i voti ai protagonisti di questa lunga maratona elettorale. Riportiamo qui meglio espresse le nostre pagelle, per una più facile fruizione.
Le pagelle
MATTEO SALVINI, 4+:
Edoardo Marangoni: 4, rimandato a settembre: doveva essere il king-maker ed ha fallito, ha tentato velleitariamente di essere il queen-maker ed ha fatto una figuraccia che resterà nella storia. Si è mostrato ancora non alla altezza di essere il leader della coalizione.
Samuele Dalle Ave: 4,5, quel mezzo perché alla fine è riuscito a far convergere i voti su Mattarella, salvando almeno le apparenze di una coalizione di centrodestra che si è mostrata non coesa come invece garantito fino a domenica scorsa.
GIUSEPPE CONTE, 3+:
Samuele Dalle Ave: 3, ha sbagliato tutto, tutto, senza alcuna giustificazione.
Edoardo Marangoni: 4, come Salvini, pari ha fatto. Era l’occasione per dimostrare che il “campo largo” del centrosinistra doveva tenere: Conte lo ha messo in crisi.
ENRICO LETTA, 6,5:
Samuele Dalle Ave: 6, ha tenuto sempre un profilo basso, e alla fine ha portato a casa Mattarella, che non è mica un risultato negativo per il centrosinistra, anzi. Ha giocato di rimessa, il suo lo ha fatto, nulla di più.
Edoardo Marangoni: 7, è l’unico che ha esplicitato sin dall’inizio Mattarella come una delle vere opzioni. Anche domenica scorsa ha dichiarato in tv “o Draghi o Mattarella”. Fosse andata diversamente con Belloni avrei dato chiaramente un voto diverso, ma visto che l’esito è coinciso con una delle sue due previsioni sin dall’inizio, lo premio. “Draghi o Mattarella” aveva detto e Mattarella è stato.
GIORGIA MELONI, 6+:
Samuele Dalle Ave: 5,5. Irrilevante, il suo peso è rimasto ai margini e solo nei sondaggi. Però quasi sufficienza perché ha saputo tenere sempre compatto il proprio partito, che ha sempre seguito l’indicazione espressa prima del singolo voto, anzi sapendo ingrossare le proprie fila con voti probabilmente della Lega. E abbiamo visto che tenere compatto il proprio gruppo parlamentare dei grandi elettori è stata cosa per nulla scontata in questa settimana.
Edoardo Marangoni: 7. Non riesco a non riconoscerle che così dice e così fa, quello che propone è quello che il suo partito fa. Tutti i leader sono andati naufraghi per mare, lei è rimasta con la barra dritta. Ha proposto di andare compatti come centrodestra, e alla fine ha costretto Lega e FI a farlo. Poi probabilmente è in parte colpa suo lo schianto della Casellati. Però ha proposto Crosetto e non solo ha raccolto i proprio voti, ma li ha raddoppiati. Poi Nordio, e ha preso di nuovo più voti dei suoi soli grandi elettori. Più di così, da sola, non poteva fare. Testarda, fedele a sé stessa.
SILVIO BERLUSCONI, s.v.:
Edoardo Marangoni: s.v. Cioè “senza voto”. Ha deciso lui di non partecipare in limine litis. Appena prima dell’inizio di quello che abbiamo visto essere un tritacarne di nomi, persone, storie, si è (saggiamente?) chiamato fuori.
Samuele Dalle Ave: s.v. Sono d’accordissimo.
MATTEO RENZI (ce lo stavamo dimenticando, indicativo forse…), 7-:
Samuele Dalle Ave: 6. Avrei detto s.v. Fino a qualche giorno fa. Ma è stato eletto Mattarella, che non era la sua prima scelta ma sicuramente uno dei suoi nomi quirinabili. Non possiamo sapere quanto sia stato davvero incisivo, ma è andata anche come voleva lui.
Edoardo Marangoni: E’ stato anche più incisivo di Letta e Meloni. Sosteneva, senza averlo mai urlato o palesato troppo, Pierferdinando Casini. E gira che ti rigira venerdì sera si stava convergendo (per la terza o quarta volta) su Casini. Sicuramente è stato, per esplicita ammissione di Salvini e Meloni, colui che ha capeggiato il partito trasversale “anti-Belloniano” di venerdì sera. E’ stato determinante almeno in questo senso. Non voleva esattamente il Mattarella-bis, avrebbe preferito altro, ma è riuscito ad impedire tutto ciò che non voleva. E Mattarella nel 2015 lo ha messo, imposto lui.
ROBERTO SPERANZA, 6,5:
Samuele Dalle Ave: 7. Bersani, figura del pantheon di Liberi e Uguali, aveva esplicitamente dichiarato in più sedi che per lui la soluzione migliore sarebbe stato il Mattarella-bis. E così è andata a finire, quindi buona prova la sua. Fondamentale nel dire “no” a Belloni, perché ha palesato che sarebbe venuto meno LeU come alleato del PD in quella ipotesi.
Edoardo Marangoni: 6. Sono d’accordo, anche se Bersani aveva lasciato intendere il Mattarella-bis fosse la prima preferenza di Bersani stesso e D’Alema, solo più velatamente di Speranza, che nutriva invece maggiori speranze per l’ipotesi Draghi al Quirinale. Ha dato il suo contributo, immediato e deciso, avverso la candidatura di Belloni.
MARIO DRAGHI, 6+:
Samuele Dalle Ave: Alla fine non è andato a schiantarsi. Non è stato eletto, ma non ha fallito come invece molti dei leader di partito. Tra le ipotesi di scenario sul campo -salvo quella di essere lui il nuovo Presidente della Repubblica- questa concretizzatasi di esserci Mattarella ancora al Quirinale è la migliore per lui. Ed è stato anche abbastanza attivo in queste ultime ore, per dare il suo giusto contributo per portare alla ri-elezione di Mattarella.
Edoardo Marangoni: 6, “buona la prima”, la sua prima elezione da attore politico, proprio in assoluto, visto che l’insediamento a Palazzo Chigi dell’anno scorso di fatto è stato governato e pilotato da Mattarella, e di questioni politiche in senso stretto Draghi in questo anno non si è invischiato, anzi ha guardato i partiti dall’alto in basso, ma questa volta non poteva. E’ stato preso in contropiede, si è mosso male a dicembre e male all’inizio di questa settimana, ma poi si è risollevato nell’ultimo giorno, servendo l’iniziativa della ri-elezione di Mattarella. Il suo da premier tecnico l’ha fatto, invertendo i ruoli, oggi lui al servizio di Mattarella.
SERGIO MATTARELLA, infinito:
Samuele Dalle Ave: 10, perché ha salvato il Paese!
Edoardo Marangoni: 759, l’unico numero che merita il Presidente Mattarella. L’unica persona che, pur dovendo smentire in toto la linea che ha tenuto sino a domenica scorsa (“non farò un secondo mandato”), esce pienamente vincitore da questa settimana. Il suo comportamento, se ancora ve ne fosse bisogno, lo nobilita ulteriormente.
ENRICO MENTANA, primo della classe:
Samuele Dalle Ave: 9, per essere riuscito a sopravvivere alla Maratona che ha tenuto in piedi per tutta questa settimana, fatta di dirette di 10-12 ore al giorno. Noi abbiamo fatto un decimo delle ore che ha fatto lui e siamo provati, figurarsi lui
Edoardo Marangoni: 39, la temperatura che -speriamo non abbia ma- potrebbe avere il Direttore del TG de LA7, dopo una Maratona intensa e sorprendente, ricca di colpi di scena e strambate improvvise.
Abbiamo guadagnato tutti una settimana di ferie, sul campo.
I risultati finali dell’ultima votazione
Dopo i voti delle pagelle, utile ricordare i voti raccolti nell’ultima votazione (annunciati nella diretta al momento 1:42:50, l’ottava di sabato 29 gennaio 2022:
Sergio Mattarella: 759 voti, pari al 75,22% dei grandi elettori (1009 in totale).
Carlo Nordio: 90 voti
Nino Di Matteo: 37 voti
Silvio Berlusconi: 9 voti
Elisabetta Belloni: 6 voti
Mario Draghi: 5 voti
Pierferdinando Casini: 5 voti
Elisabetta Casellati: 4 voti
Dispersi: 30 voti
Schede Bianche: 25 voti
Schede Nulle: 13 voti
Confrontando il risultato di questa elezione coi precedenti emergono alcuni interessanti elementi.
Mattarella, a questa rielezione, risulta essere secondo solo a Sandro Pertini, sia quanto a voti presi sia a percentuale dei votanti: 759 voti pari al 75,22% dei votanti. Ciò attesta la viva e vera volontà del Parlamento di ri-eleggerlo Capo dello Stato.
Come in altre 8 occasioni, anche questa volta alla votazione decisiva non vi sono stati astenuti. Mentre vi sono stati non partecipanti al voto (la differenza tra 1009 e 983 votanti effettivi), ma è un dato normale, usuale, che peraltro vede in misura ancora maggiore l’apprezzamento per Mattarella (indicato dal 77,21% dei votanti).
Passa alla storia anche il numero di scrutini necessari per eleggere Mattarella: 8, un numero inedito, e da decenni non ne erano serviti così tanti, dovendo tornare indietro fino al 1992, quando l’elezione di Oscar Luigi Scalfaro ne richiese il doppio.
Ultimo elemento, l’età del Presidente eletto: 80 anni, un anno in più di Carlo Azeglio Ciampi al momento dell’elezione, un anno in meno di Giorgio Napolitano e due anni in meno di Pertini al momento dell’elezione.
Tutti i commentatori e attori politici si sono affrettati a dire che il secondo mandato di Mattarella non durerà un intero settennato, forti (ma mica tanto poi, eh) dell’esperienza del bis di Napolitano che si concluse dopo due soli anni. Eppure tanti elementi potrebbero far propendere verso una soluzione diversa per il secondo mandato di Sergio Mattarella.
Appunto l’elemento anagrafico, per primo, che è, visti anche i precedenti, a favore di un lungo mandato di Mattarella.
Secondo la situazione politica e dei partiti, sociale e internazionale. Se è vero che oggi Mattarella è il garante del Governo Draghi, come andrà tra un anno -al massimo!- al momento delle prossime elezioni politiche? Se lo scenario all’esito del voto sarà così complesso come è stato sia nel 2013 sia nel 2018, sarà necessario che il Presidente della Repubblica accompagni almeno per un primo tratto il nuovo Governo, proprio come è stato con il Governo Letta per Napolitano e con il Governo Conte I per Mattarella: in entrambi i casi il Presidente della Repubblica è stato il primo garante e tutore di quei Governi.
Al momento quindi si potrebbe ipotizzare che, per quanto non fosse proprio nelle sue intenzioni, Sergio Mattarella resterà al Quirinale ancora almeno per due anni. E se i partiti non sapranno risolvere i problemi che prima di tutto hanno al proprio interno, e che questa settimana di votazioni quirinalizie non ha fatto emergere ma ha solo evidenziato in tutta la loro triste immobilità e incancrenirsi, Sergio Mattarella suo malgrado dovrà ancora a lungo farsi garante di una stabilità che da tutti è invocata ma da nessuno è davvero e a fondo ricercata.
Il primo discorso del “Mattarella bis”
Forse il miglior congedo, a suggello di questa “Matta” settimana è proprio il breve e chiaro discorso del ri-eletto Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ricevendo al Quirinale i Presidenti di Camera e Senato: “Ringrazio i Presidenti della Camera e del Senato per la loro comunicazione. Desidero ringraziare i parlamentari e i delegati delle Regioni per la fiducia espressa nei miei confronti. I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla Presidenza della Repubblica nel corso della grave emergenza che stiamo tuttora attraversando – sul versante sanitario, su quello economico, su quello sociale – richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento. Queste condizioni impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati – e, naturalmente, devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti – con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”.
Lo stile del Presidente Mattarella è immutato: poche semplici e chiare parole, per dire ai partiti che “non ci siamo, devo ancora esserci io”. E i partiti che faranno? Ancora orecchie da mercante?
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