Il Qatargate è la prova che aspettavamo: il Parlamento Europeo ha rilevanza internazionale

Cari euroscettici ed antieuropeisti, il Qatargate è la pietra tombale su chi sminuisce il ruolo dell'Unione Europea: se lo si aggredisce, allora lo si teme davvero. Restituiamo il giusto valore ai fatti e ai soggetti coinvolti, al di là del trasporto impulsivo scandalistico.

Più di 60 sarebbero gli EuroDeputati coinvolti, di cui altri 3 o 4 italiani.

La Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola (Partito Popolare Europeo, maltese), ha immediatamente provveduto ad annunciare riforme radicali, e lo si ben comprende: lo scandalo corruttivo ha destato scalpore e parrebbe prestare pericolosamente il fianco alle critiche, oggi ancora e per certi versi anche più forti, euroscettiche ed antieuropeiste. E così a partire dal 2023 verrà attuato un pacchetto anticorruzione: nessuna impunità sul caso Qatar, e tutti i dossier che riguardano quello Stato debbono essere revisionati cioè per intanto sospesi; a qualsiasi rappresentante e portatore d’interesse qatariota è precluso l’accesso al Parlamento Europeo; verrà istituita una Commissione d’Inchiesta, al fine di indagare e scovare eventuali ulteriori nuovi casi di corruzione, anche solo che tentata, da parte di Paesi terzi rispetto all’Unione Europea, nei confronti di altri Membri del Parlamento Europeo (MEP), nonché verrà istituita una Commissione Speciale Permanente sulla Trasparenza, a fini preventivi futuri; si va verso un divieto europeo alle donazioni di Paesi terzi a partiti, soggetti politici di ogni tipo, anche a singoli politici; ai deputati europei verrà richiesto di presentare dichiarazioni patrimoniali ad inizio, in corso e a fine mandato. Questo pacchetto, non avente valore legislativo ma forte e chiara valenza politica nonché regolamentare interna per il Parlamento Europeo, è stato approvato martedì 13 dicembre con 541 voti favorevoli, 2 contrari e 3 astenuti.

La necessità prima di una risposta immediata e decisa e poi di un cambiamento non solo di facciata ma sostanziale, a tutela non solo dell’istituzione Parlamento Europeo ma dell’intera costruzione europea si percepisce chiaramente.
Mai uno scandalo corruttivo di questa portata aveva ancora toccato l’Unione Europea. Mai si sarebbe pensato ad una “aggressione di un Paese terzo” così addentro le istituzioni europee. Mai ancora si era arrivati a ipotizzare uno scandalo così infamante per il più alto -in senso istituzionale, ma anche ideale- organo democraticamente eletto dell’Europa unita. Una prima volta già illustre, di cui non ci scorderemo facilmente.
Eppure…

Da parte delle forze euroscettiche ed antieuropeiste le voci di giubilo non hanno tardato a farsi sentire, e ancora -c’è da aspettarselo- si leveranno e faranno forze le une le altre, sostenute -c’è da scommetterci- da una parte dell’opinione pubblica trasnazionale, che ancora non vede di buon occhio l’istituzione europea.
D’altronde è la prova provata che anche l’Unione Europea, anche questa costruzione a metà tra il costituzionale e l’internazionale che è un unicum al mondo, e per questo anche così complicata da comprendere nei suoi meccanismi e nelle sue finalità più o meno espresse e dichiarate -ed è anche qui il suo vero potenziale-, è davvero tanto vulnerabile agli attacchi esterni, agli scandali, a quei peccati umani cui sembrava invece intoccabile, poiché figlia del mitico “sogno europeo”, di un terra della pace e dei diritti intangibile alla dimensione terrena e più sporca della politica politicante di ciascun Stato membro.
Eppure…

È un vero scandalo: negarlo equivarrebbe ben più che arrampicarsi sui muri. È di proporzioni davvero significative: al solo deputato Panzeri sono stati trovati 600mila euro e inoltre si vocifera possa toccare più di 60 su 700 eurodeputati. È una tristissima prima volta non solo per il Parlamento ma per tutte le istituzioni europee.
Eppure…

Eppure il cosiddetto Qatargate, se ben direzionato ed offrendovi una più appropriata lettura e narrazione, può rivelarsi l’ennesima dimostrazione dell’ineluttabilità del processo unificativo europeo, al di là di qualsiasi tentativo di rallentamento o stop.

È anche la prima volta che emerge la volontà di un Paese terzo di modificare forzosamente ed illecitamente le posizioni dei membri di un organo dell’Unione Europea. Non parliamo di dialogo internazionale o di moral suasion, se vogliamo anche aggressiva. Non parliamo di influenzare l’opinione dell’UE attraverso azioni politiche o militari o economiche o geopolitiche. Non si tratta di rapporti speciali tra Stati o di simpatie/antipatie storiche. Qui si parla di una azione realmente illegale mossa da a e con fini corruttivi ormai palesi ed inconfutabili.
Chi mai agirebbe una azione illegale internazionale verso un soggetto che conta poco o nulla? Solo un folle. E il Qatar avrà certo tanti difetti, ma la follia non rientra tra questi. Si è aggiudicato i Mondiali di Calcio di quest’anno, palesando la necessità e l’ambizione di mostrarsi uno Stato avanzato, alla testa del mondo in un certo senso, meritevole di rispetto internazionale e di sedersi al tavolo delle discussioni e delle decisioni che contano. Perché allora corrompere una istituzione che non conta nulla? Se c’è una cosa in cui il Qatar è indubitabilmente maestro sono gli investimenti azzeccati. Ecco allora che se il Qatar ha scelto di, per così dire, investire nella corruzione di Membri del Parlamento Europeo, vuol ben dire che il Parlamento Europeo conta eccome. Eccome se conta. A punto da spingere una azione corruttiva istituzionale internazionale.

Piaccia o no, da quanto è che uno Stato estero non corrompe un deputato italiano? O francese, tedesco, spagnolo, o qualsiasi altra nazionalità europea. Non è certamente un vanto per il Parlamento Europeo: ha rivelato la propria vulnerabilità. Ma questa vulnerabilità manifestata è proprio la prova che se si sceglie di aggredirlo, allora conta per davvero, allora il suo ruolo è internazionalmente ritenuto non solo di prestigio ma di effettiva rilevanza politica internazionale ovvero mondiale dati gli scenari su cui ormai l’Unione Europea agisce.

Questo scandalo, il c.d. Qatargate, quindi non è proprio un colpo cruciale inferto all’Unione Europea, ma è se mai una ulteriore attestazione del ruolo e della rilevanza cruciali svolti già da ora e forse quindi già da anni dal Parlamento e dall’Unione Europea stessa. Se si sceglie di voler condizionare gli eurodeputati al fine di garantirsi la approvazione di una mozione a sé favorevole o di evitarne una a sé sfavorevole, allora davvero quell’assemblea conta, allora davvero si ricerca il favore o si teme lo sfavore di quella assise.

In poche parole: se il Qatar vuole sventare prese di posizioni a sé sfavorevoli o ottenerne di favorevoli vuol dire che stima ampio e significativo il loro peso.
Con questa azione illegale internazionale il Qatar ha suggellato la rilevanza internazionale geopolitica dell’Unione Europea.

Se avessimo appieno compreso il senso profondo del Qatargate, da domani tutte e tutti dedicheremmo l’attenzione necessaria almeno per un articolo al giorno inerente l’Unione Europea: è questa la vera puntura di spillo che ci restituisce e “regala” il Qatargate.
Cari amici della stampa e dei media, care lettrici e cari lettori: questo è ciò che va appreso da questa illecita e deprecabile vicenda.
Non lasciamo che l’onta dello scandalo si infranga su di noi e ci rimbalzi addosso restandone senza memoria né apprendendo alcunché, poiché c’è questa nuovo elemento di cui rendersi consapevoli: il Parlamento Europeo -ovvero l’Unione Europea- è un organo decisionale democratico le cui prese di posizione fanno paura. E perciò la sua rilevanza oggi non solo è paragonabile ma forse, internazionalmente parlando -e non è forse il piano internazionale e geopolitico mondiale quello che oggi conta davvero sempre di più?! Altro che piano nazionale, suvvia!-, è persino ben maggiore di quella dei singoli parlamenti nazionali! Si sta dicendo che conta più il Parlamento Europeo del Parlamento Italiano, come dell’Assemblea Nazionale Francese come del Bundestag tedesco. Prendiamone atto, lo scandalo ce ne dà ulteriore e tristemente innegabile prova.

Ancora. È ben comprensibile che le ingerenze illecite sul Qatar siano avvenute nei confronti di parlamentari europei aderenti al Gruppo dei Socialisti e Democratici: è quello storicamente più avanzato sull’affermazione del rispetto dei diritti dei lavoratori e delle persone, ovvero il tema che da anni ha acceso polemiche contro lo Stato arabo. Ciò non giustifica in alcun modo chi l’azione corruttiva ha per così dire “subito” -o meglio da cui ha tratto vantaggio, diciamo con tono che può apparire un poco demagogico, ma che è giuridicamente appropriato, poiché se vantaggio non vi è (o non è dimostrato) corruzione non c’è-, ma almeno sminuisce la solita carica ulteriore di stupore (che si registra forse solo in Italia) che sortisce uno scandalo che tocca lo schieramento di sinistra, ammantato da una maggiore aura di onestà, in debito ancora rispetto alla nota “questione morale” di origine berlingueriana (quanto meno nell’immaginario comune). Se si devono ammansire le critiche in ordine al rispetto dei diritti dei lavoratori, giocoforza si aggrediranno le forze di sinistra. Così come se si dovessero ammansire le posizioni sui diritti della persona di tradizione cristiana sarebbero potenziali oggetti di attenzioni i membri del Partito Popolare Europeo.
Ciò non giustifica in alcun modo la vulnerabilità manifestata da almeno due figure rilevanti della “sinistra europea”, ma serve tagliare i fronzoli di polemiche che non c’entrano il punto, concentrandosi sul dito (il colore politico dei presunti -anche se “presunti” oggi come oggi appare garantista al di là di ogni ragionevole dubbio!- corrotti) e non sulla luna (la corruzione di membri del Parlamento Europeo).

Da ultimo, un poco andando oltre l’ambito sondato, non viene proprio da interrogarsi sul fatto che si sta -giustamente- indagando e spulciando spostamenti, movimenti anche bancari, vite e miracoli dei parlamentari europei, a maggior ragione se vi è prova del loro coinvolgimento nello scandalo dei fondi del Qatar, mentre nulla -ripetiamolo proprio: nulla!- viene detto, nessuna parola viene spesa avverso la immoralità e la violazione di qualsiasi rispetto per le istituzioni messe evidentemente in campo dallo Stato del Qatar?
È mai possibile che ci si affanni sempre così tanto a trovare, individuare ed abbattere -anche a ragione- il “nemico prossimo” -per dirla con afflato biblico rovesciato- e non quello più distante e che però è il vero primum movens dello scandalo?
Le “mele marce” vanno prese e gettate via dal cesto: non vi sia alcuna esitazione su ciò, e ben vengano tutte le possibili prevenzioni di un futuro contagio.
Ma possiamo mai spendere due minuti a parlare, con parole altrettanto di fuoco, avverso l’azione ostile e di sabotaggio messa in moto a rischio zero e a saldo comunque positivo dal Qatar? Perché così è.
Al momento il Qatar da tutta questa vicenda ha tratto solo vantaggio: fino a quando la corruzione non è stata scoperta, più eurodeputati hanno tessuto le lodi del Qatar anche ben oltre la soglia di decenza, ed ora che lo scandalo è emerso a pagarne le spese maggiori dovrebbero essere le istituzioni europee, aggredite e violate?
Non è assurdo che perfino ora che lo scandalo è stato scoperto ed è sulle testate di tutti i media, a pagarne le spese sia proprio l’Unione Europea, istituzione aggredita ed oltraggiata, e non il Qatar che ha agito consapevolmente e senza alcuno scrupolo l’azione corruttiva?

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