Nato a Pianezze in provincia di Vicenza nel 1953, Loris Roggia ha esordito nelle gare ufficiali a 20 anni, affiancandosi a piloti di un certo spicco tra cui l’asiaghese Vittorio Caneva, con il quale ha disputato numerosi campionati dalla fine degli anni ’70 fino al 1987.
Purtroppo “Loris non è più con noi da quel dannato Rally del Salento del giugno 2003, ma il su ricordo è sempre vivo nella mente di ognuno che sa di rally, sia esso un appassionato che un addetto ai lavori. Per il rallismo a Schio e dell’Altopiano di Asiago, poi, era un guru, una mente ed una voce autorevoli che altro non hanno fatto che del bene e tutt’ora i suoi insegnamenti sono patrimonio di tutti” è il ricordo degli organizzatori del 30° Rally Città di Schio, che avviano la carrellata di nomi e aneddoti legati all’evento sportivo con un pensiero della moglie, Cristina Larcher: “Se chiudo gli occhi vedo ancora la scrivania di Loris piana di fogli, di cartine, di ‘disegnini astrusi’ che creava mentre era immerso nelle sue lunghe telefonate.
Rally Città di Bassano, Città di Schio e Altopiano 7 Comuni (dal 2000 al 2007), nomi che nel tempo hanno alimentato passione ed entusiasmo di tanti appassionati e piloti veneti e non solo: per Loris non erano soltanto gare, erano le sue ‘creature’, pensate, create con cura maniacale. Il primo ‘Schio’ si corse nel 1993, un anno particolarmente fortunato per Loris, coronato dalla vittoria tricolore con Gibo Pianezzola e soprattutto avvalorato dalla nascita del nostro primogenito Matteo. Loris, mille e mille volte criticato per le sue idee, per le sue scelte, poi sempre più spesso prese ad esempio“.
“Il Rally Città di Schio – che si corre questo weekend – è una delle sue creature che ha trovato vita ed entusiasmo per mano di più organizzatori, ognuno dei quali ha dato il proprio contributo alla sua crescita, consolidandolo tra le gare italiane più ambìte e per questo anche partecipate. Io non posso che essere felice, piena di gioia ed anche grata a chi oggi prosegue ad organizzare questa bellissima gara, nel ricordo indelebile di Loris, che ai rallies ha dato tutto. Anche la vita“.
Il ricordo di Vittorio Caneva
Con Loris Roggia tutto nacque come sempre quasi per caso. Lo conobbi durante una serata di quelle che si fanno tra gli amici della scuderia. “Sei tu che cerchi un navigatore?” mi disse con fare disinteressato senza farmi capire se il navigatore era lui oppure la domanda era fatta solo per dire qualcosa. Lo ricordo come fosse adesso, bicchiere in mano sguardo assente verso il pavimento, fare calmo e pacato, voce bassa e metallica un po’ nasale.
“Si, sono io, ma tu chi sei?” risposi senza afferrare bene se la sua era una proposta per salire con me o una riflessione per aiutarmi. “Diciamo che di solito sono un navigatore” rispose con calma mentre con lo sguardo fissava le punte delle mie scarpe e girava sempre in tondo. “Potrei correre con te se vuoi, basta che mi paghi le spese. Soldi non ne ho” continuò ancora girando sempre un po’ su se stesso sorseggiando senza gustarlo il prosecco dal calice. “Ma… hai ancora corso, vero?” gli chiesi preoccupato. “Chi sei?”. Era quasi inquietante il suo comportamento.
“Mi chiamo Loris… Loris Roggia ho corso con un po’ di gente, alcuni sono qui in giro, chiedi pure a loro” e se ne andò così com’era apparso, forse deluso dalla mia reazione che si vedeva chiaramente poco convinta. Quella sera il destino cambiò la mia vita e forse anche la sua, creando un sodalizio che durò per quasi tutta la mia carriera.
UN “VA BENE” RARO DI LORIS ROGGIA
Tuttavia il fare pacato, calmo, quasi distaccato non mi convinceva molto. Di solito i navigatori erano arrembanti, vendevano bene la loro merce, cercando di essere simpatici al pilota e raccontando anche quello che non avevano fatto, invece lui era come su un altro pianeta, distaccato, sulle nuvole. Pensai che non avevo alternative e che dopo questa gara avrei avuto il tempo eventualmente per cercarne uno magari più sveglio. “Siete sicuri che quello non si addormenta?” chiesi ad un paio di piloti con cui aveva corso. “No, tranquillo. Vedrai come si trasforma quando sale in macchina, non lasciarti trarre in inganno dal suo comportamento, è fatto così”.
“Speriamo… chissà che dirà mia moglie quando lo vedrà. Dirà sicuramente che li trovo tutti io… mah!”. Lo cercai e ci misi un po’ a ritrovarlo: si era eclissato, stava girando da solo a testa bassa meditando chissà cosa, assopito nel suo mondo che in seguito gli ho spesso invidiato e che non era per niente sulle nuvole. “Ehi tu… sveglia! Domani passerò a prenderti alle nove in punto, dove abiti?”. Aspettavo che mi dicesse “Eh no! Domani devo chiedere a mia moglie, il lavoro ecc…”. Invece sparò un “va bene” senza condizioni che sentii molto raramente per tutto il resto della mia vita.
Quando suonai alla porta di casa si presentò con la valigia in mano, ma dentro era tutto buio e per terra vidi una sagoma raggomitolata. “Che è quello?” dissi un po’ inorridito. “Ah… è mio fratello che dorme”.”«Come? Ma dorme lì per terra?”. “Eh si – fece allargando le braccia – ha litigato a casa e ora sta qui” disse chiudendo piano la porta.
SEI ANNI INSIEME IN AUTO A ‘GORBY’
Da allora, era il 1979 mi fu accanto in tutte le migliori stagioni, due anni con il trofeo A112, tre anni con la Citroën in cui facemmo cose splendide ed infine nell’ultimo anno con la Lancia nel Mondiale Gruppo N. Loris era prima di tutto un tecnico, lui sapeva tutto di gomme, assetti, strade, gare, assistenze, avversari, era un attaccante nato, anche troppo, perché voleva vincere tutte le prove speciali a cui si prendeva partenza e a quei tempi non era così facile non aprire in due la macchina. Lui mi spingeva sempre.
Una volta al Piancavallo 1983 ci trovammo alla partenza del Rest sotto un diluvio improvviso, tutti i primi avevamo le slick, allora non esisteva di annullare una prova, si partiva lo stesso: “Loris – gli dissi quasi terrorizzato – e adesso che facciamo?”. Lo vedo ancora nel riflesso della lucetta accesa contro il bianco quaderno delle note, masticava la matita senza fretta guardando la vettura davanti a noi che prendeva posizione sullo start.
“Le hanno anche gli altri, guida meglio che puoi e vedrai che guadagneremo un bel po’, ce la puoi fare…andiamo!” Improvvisamente mi sentii Walter Rohrl e guidai così bene che stampammo un terzo tempo assoluto dietro solo a Cerrato e Capone con la 037.
LO SCHERZO A ‘NANARD’ DI ROGGIA
Un’altra volta in cui fu grande fu a Montecarlo 1987 quando davanti a noi partiva Darniche con la Mercedes, lo prendevamo in tutte le prove e non ci vedeva o non ci faceva passare (più probabile). Ero nervoso: stavo facendo la gara della vita, minacciai di togliergli il parrucchino all’assistenza ma né lui né Mahè furono propensi a darci strada.
Loris non si mise a discutere, parlò con Bortoletto due minuti e mi fece salire in macchina, “via via andiamo”. “Ma Loris, mancano ancora sei minuti, fammi finire la pasta”. Non ci fu verso, andammo via prima di lui ed al CO mi fece parcheggiare sulla sinistra, quando arrivò Darniche scese e lasciò la porta aperta, facendogli perdere quel poco che bastò a fargli pagare. “No compriendo” continuava a dire ad un Mahè inferocito, ma intanto ce lo togliemmo dai piedi e iniziammo a fare tempi spettacolari.
Potrei raccontarne ancora tantissime di una vita passata insieme tra ricognizioni e gare, lui è sempre qui sopra la mia scrivania mentre guarda fuori dalla Delta con il riflesso del sole della tarda serata ad aspettare il tempo giusto per cantare la prossima nota, così come spesso ritorna nelle notti agitate il rimbombo del motore.
Forse un giorno ci ritroveremo insieme ancora e allora non ci divideranno più.
Il libro in ricordo di Loris Roggia
Clicca sull’immagine per leggere la bellissima biografia “Loris…la semplicità dei grandi” del grande campione di rally, dove sono raccolti i ricordi della famiglia e oltre cento racconti di chi lo aveva conosciuto tra cui proprio Vittorio Caneva.
Credit: c.s. Power Stage, storiedirally, rallylink
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