“Una buona notizia per uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura italiana. Il lattiero caseario veneto, infatti, è punto di riferimento a livello nazionale, secondo solo alla Lombardia. Auspichiamo che il dialogo con il Mipaaf possa condurre all’individuazione di soluzioni positive per il settore e ad un calmieramento dei prezzi, indispensabile per consentire agli allevamenti di operare, considerati i margini di profitto in cui lavorano”. Con queste parole Coldiretti Vicenza accoglie favorevolmente la convocazione del tavolo Mipaaf sulla filiera lattiero casearia.
“La situazione del prezzo del latte alla stalla è diventata insostenibile – commenta il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola – con gli allevatori messi sotto pressione da prezzi troppo bassi a fronte del rincaro delle materie prime e dei foraggi, dal mais alla soia, a causa delle tensioni generate dalla pandemia”.
Il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli ha accolto la richiesta di Coldiretti, affinché nei contratti di fornitura fra le industrie di trasformazione e gli allevatori siano concordati compensi equi, perché a fronte dei rincari delle materie prime, alla base dell’alimentazione animale, è fondamentale assicurare la sostenibilità finanziaria degli allevamenti, sottraendoli al rischio di chiusura a causa di prezzi sotto i costi di produzione.
Secondo un recente report Veneto Agricoltura, che prende spunto da un monitoraggio Ismea, i prezzi del latte consegnato alle industrie di trasformazione relativi al primo semestre 2021 segnano per il Veneto una media di 36,2 €/hl + Iva, confermando l’urgenza di rivedere le quotazioni pagate agli allevatori considerata la mutata situazione del prezzo del latte spot. Diversa, naturalmente, la situazione per le cooperative, che determinano il valore del latte al termine dell’anno e secondo criteri diversi da quelli dell’industria di trasformazione.
“Un’adeguata remunerazione del lavoro degli allevatori di tutti i comparti zootecnici – aggiunge Cerantola – è condizione imprescindibile per mettere al sicuro la filiera e continuare a garantire ai consumatori prodotti sicuri e di qualità che sostengono l’economia, il lavoro ed i territori. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e, soprattutto, di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento ed il degrado”.
Il Veneto, ricorda Coldiretti, realizza un patrimonio caseario dato per il 60% dal lavoro di 3500 stalle (su circa 7mila aziende zootecniche) che mungono più di 10 milioni di quintali di latte all’anno, mentre tutta la filiera regionale sviluppa un valore che supera abbondantemente i 500 milioni di euro.
C. stampa
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