Se della “politica oracolare” interpretata nella sua massima espressione dal nostro Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi già avevamo espresso riflessioni qualche tempo fa, l’ultima fase politica ci ha fornito ulteriori elementi per riflettere anche su quanto l’autorevolezza di una figura politica possa conferire peso e forza ben diverse ad uno stesso messaggio.
Certo con i “se” ed i “ma” non si fa la storia e l’esperimento alla sliding doors o alla “what if…” (espressioni diverse per dire “cosa sarebbe successo se…”, per dirla in termini comprensibili ai fan della Marvel) non hanno alcun elemento di scientificità. Eppure, davvero possiamo credere che sentenze del tipo “chi invita a non vaccinarsi invita a morire” dette dal Primo Ministro Conte avrebbero sortito lo stesso effetto essendo state pronunciate da Draghi?
In un sol giorno la retorica antivaccinistica ha cambiato pelle. Da posizione adottabile anche all’interno di parte della Maggioranza di Governo, è divenuta confinata a quelli che una volta si dicevano “forze extraparlamentari”. E se è pur vero che Giorgia Meloni e il suo FdI (caso Crosetto da ultimo) non lasciano certo lo scettro, anche legittimo, del coro principale di Opposizione, non si può non constatare quanto i cortei sparsi per tutta Italia siano apartitici (apparentemente almeno) e che solo Forza Nuova, partito appunto mai entrato in Parlamento (extraparlamentare per eccelenza), abbia compiuto dichiarazioni prorompenti sul tema.
Anzi, per di più Matteo Salvini ci ha messo solo 24 ore per mostrare in maniera molto discreta il certificato della propria vaccinazione, dopo mesi e mesi che diceva di aver prenotato per agosto 2021. E anche Giovanni Toti, ex delfino di Berlusconi e Forza Italia, oggi Presidente di Regione Liguria e guida di Coraggio Italia (movimento figlio della lista “Cambiamo! Per Toti” e del movimento del Sindaco di Venezia Brugnaro) è passato armi e bagagli al partito dei vaccinisti convinti, lui che aveva preso a braccetto il medico “dubitante” Bassetti sin dal primo momento della pandemia.
E così se il Governo Draghi non appena insediatosi, ed anzi anche prima, tra gennaio e febbraio di questo anno, veniva dato al totodurata come un governo a tempo limitato, ora che sono 6 mesi che Draghi governa forte della sua autorevolezza e credibilità internazionale viene da chiedersi se il Paese e il Parlamento possano permettersi di sfiduciare (fosse anche solo con un promoveatur ut amoveatur al soglio quirinalizio) un Presidente del Consiglio capace di guidare la politica con la mera forza della propria parola.
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