Dopo 37 anni di servizio, svolto quasi per intero ad Asiago, Alberto Frigo è pronto per la pensione. Anche se forse dire pronto è una parola grossa, per un uomo così dedito al lavoro, capo distaccamento di Asiago dal settembre del 2019. L’abbiamo intervistato per conoscere meglio la sua lunga esperienza nel corpo dei Vigili del Fuoco.
Com’è iniziata la tua carriera nei Vigili del Fuoco? Il classico sogno da bambino che si avvera?
No, ho iniziato da giovanissimo, quando la leva obbligatoria si poteva svolgere nel corpo dei Vigili del Fuoco, dopo aver incontrato un vecchio pompiere che mi ha fatto appassionare a questo lavoro. Poi un breve periodo a Vicenza e infine nel maggio del 1982 sono approdato al distaccamento di Asiago, dove ho operato per tutti questi anni.
Una lunga esperienza nel corso della quale hai visto numerose trasformazioni: come e quanto è cambiato il vostro lavoro negli anni?
C’è stata una grande evoluzione delle dotazioni e delle tecnologie in uso. All’inizio avevamo mezzi obsoleti e nei primi interventi a cui ho partecipato usavamo delle mantelline antifiamma di cotone spesso che si bagnavano e diventavano pesanti da indossare. Adesso c’è stata un’importante evoluzione tecnologica che da un lato facilita gli interventi e consente maggiore efficacia nelle azioni, ma dall’altro rende anche più complesso il lavoro.
Una vita spesa al servizio della comunità, migliaia di interventi portati a termine con successo e, come è facile immaginare, anche brutti ricordi. Qual è l’intervento peggiore a cui ha partecipato?
Ricordo il terremoto all’Aquila, nell’aprile del 2009. Partimmo con una squadra di Vicenza per dare supporto ai soccorritori già sul posto. Già nel corso della prima nottata recuperammo una ragazza deceduta sotto le macerie.
Sei stato nominato capo distaccamento nel 2019 come successore di Angelo Rigoni Stern. Pochi mesi dopo è scoppiata la pandemia. Com’è stato affrontare il Covid?
È stato complesso gestire sia i soccorsi che la vita in stazione con tutti i nuovi protocolli e le regole da seguire, ma siamo riusciti a contenere i contagi, che sono stati sporadici e sempre isolati in tempo utile perché non si creasse un focolaio.
C’è qualche dotazione che manca ad Asiago e che ti sentiresti di chiedere i che venga aggiunta per migliorare i soccorsi? L’autoscala è un mezzo che potrebbe essere effettivamente utile sull’altopiano?
C’è sempre qualcosa che si potrebbe migliorare. Le attrezzature andrebbero costantemente rinnovate, così come il parco mezzi. La sede attualmente è dell’Inps ma in dismissione, bisognerà vedere se il Ministero dell’Interno deciderà di acquisirla, così si potranno apportare alcune migliorie. Quest’inverno è stata lasciata qui ad Asiago un’autoscala di Vicenza per un periodo, come già accaduto in passato, ed è stata utilizzata tantissimo per gli incendi sui tetti e per i camini, per lo sgombero neve e ghiaccio, per i cornicioni pericolanti e le infiltrazioni d’acqua… Sarebbe sicuramente un mezzo sfruttato.
Adesso che sei in pensione, precisamente dal 1º di luglio, non vuoi tagliare i ponti con quello che è stato il tuo mondo, la tua seconda casa per una vita. Cosa farai?
Sono iscritto all’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco e vorrei portare avanti alcune iniziative per diffondere la conoscenza di un tema spesso ignorato dalle persone, forse sottovalutato, e che spesso comporta una reazione scorretta, se non nociva, alla vista improvvisa del fuoco. Tra queste, c’è il progetto di portare nelle scuole un corso di formazione dedicato ai ragazzi degli ultimi due anni delle superiori che consenta loro di ottenere l’attestato di operatore antincendio di livello elevato. È un’esperienza che abbiamo già fatto due anni fa con una classe di Asiago e una di Schio. Si tratta di un corso pomeridiano al termine del quale i ragazzi si dovranno presentare alle sessioni di esame ordinarie e che consente loro di entrare nel mondo del lavoro con una certificazione già in mano.
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