Da che mondo è mondo, la politica ha sempre provocato la nascita di posizioni contrapposte in merito alle questioni discusse. La politica, ossia la pratica relativa all’organizzazione e amministrazione della vita pubblica, non deve però trasformarsi in una mera difesa della corrente politica di appartenenza o ancora peggio, in uno scontro dovuto a simpatie/antipatie personali.
In un’epoca storica di dissidi a livello nazionale, se non europeo o addirittura mondiale, non si può certo pretendere che il nostro piccolo angolo di pianeta che chiamiamo altopiano faccia da esempio virtuoso andando ad eliminare ogni tipo di conflitto politico. Si deve prendere atto dei problemi di incompatibilità caratteriale ed ideologica tra i nostri amministratori e siamo anche consapevoli che certi scontri così accesi portino gli attori ad arroccarsi sulla propria posizione per un comprensibile sentimento di orgoglio, ma questo non è il caso di una semplice lite tra “vicini”, tra “cari fratelli”. Stavolta la posta in gioco è estremamente più alta: si tratta del futuro del nostro territorio e dei nostri figli.
In questa fase non è importante chi abbia più o meno ragione, non ci interessa fare il tifo per una fazione piuttosto che per l’altra, perché oggi a rimetterci siamo tutti. Tra le mille beghe, forse è sfuggito il concetto che se non saliamo sul treno della ripresa ORA, l’altopiano rischia di affondare definitivamente.
Le battaglie sui social a colpi di like e le manovre politiche sotto traccia non portano ad alcuno sviluppo del territorio, al massimo possono fornire qualche argomento in più ai giornali locali che scelgono la linea del gossip politico cavalcando l’onda del litigio.
Con una pandemia ancora in corso che ci ha portato a vivere la peggior crisi sanitaria ed economica dal dopoguerra, non è più tempo di asserragliarsi nel proprio fortino. Di questo passo, divisi molto più che uniti, andremo inesorabilmente a schiantarci.
Che cosa vogliamo lasciare ai nostri figli? Macerie?
Questa divisione ci ha già portato a perdere treni importanti, come le Olimpiadi dalle quali i nostri principali competitors usciranno enormemente rafforzati, a differenza dell’altopiano dove non si riesce a trovare una linea comune su nulla. Non parliamo poi dei grandi e numerosi problemi con la sanità… Si dimentica spesso anche il fattore social, grazie al quale i numerosi (si spera) turisti che frequentano l’altopiano seguono l’andamento delle scaramucce tra amministratori e si allontanano sempre più da quella che può così sembrare una destinazione non molto allettante. Voi scegliereste di andare in ferie in un luogo in cui persino l’asfaltatura di una strada è causa di liti prima e di corse al merito poi?
Ad uno sguardo esterno potrebbe quasi sembrare che giochiamo ogni partita a suon di autogol.
La politica è l’arte della mediazione e del compromesso. Perfino a Roma, in un momento così critico, si è riusciti a dare vita ad un governo di “unità nazionale” imperniato sulla figura di Mario Draghi. Non riusciamo francamente a comprendere come mai nel nostro territorio, nell’interesse di tutta la popolazione, non sia possibile trovare un accordo almeno su una serie di temi fondamentali, quali ad esempio la sanità, il turismo e i giovani.
È sempre bene fermarsi a riflettere e ricordare che gli amministratori locali devono, prima di ogni altra cosa, fare gli interessi del proprio territorio, anche a costo di andare contro la propria corrente politica di riferimento.
La ricerca del consenso a tutti i costi, la continua corsa ai like e l’agone per la maggiore visibilità sulla stampa, quasi fossero trofei personali da esporre sulla mensola della propria cameretta, sono azioni che non possono condurre a nulla di costruttivo. Come diceva De Gasperi, “la differenza fra un politico ed uno statista sta nel fatto che un politico pensa alle prossime elezioni, mentre lo statista pensa alle prossime generazioni”.
Pensate ai nostri “figli” tra cent’anni: oggi, non vi ringrazierebbero.
Samuele Dalle Ave con la collaborazione di Valentina Costantin
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