Entro il 31 maggio prossimo le attività commerciali al dettaglio e all’ingrosso, i pubblici esercizi e ogni altra impresa che produca rifiuti non pericolosi, possono scegliere se continuare a conferire i propri rifiuti al servizio pubblico o decidere di avvalersi a questo scopo di un gestore privato. In questo caso, l’impresa, dimostrando di aver avviato al recupero (mediante l’attestazione rilasciata dal soggetto che effettua tale l’attività), beneficia di uno sconto sulla componente variabile della TARI (tassa rifiuti) rapportata alla quantità dei rifiuti conferiti. La comunicazione dovrà essere inviata al Comune dove ha sede l’attività e la scelta effettuata varrà dal 1°gennaio 2022. Qualora non si invii alcuna comunicazione, l’impresa dovrebbe essere vincolata per 5 anni al servizio pubblico di asporto dei rifiuti.
Questo quadro non è però del tutto chiaro, tanto che Confcommercio è intervenuta a livello nazionale per chiedere urgentemente una proroga della scadenza. “Alcune ditte associate si sono rivolte ai nostri uffici, chiedendo cosa devono comunicare e a chi – spiega Ernesto Boschiero, direttore dell’Associazione di Vicenza –, in quanto la normativa non specifica né i modelli né le informazioni da dichiarare. Per questo Confcommercio auspica una proroga, che però al momento non c’è. Noi in ogni caso abbiamo predisposto un fac-simile per procedere con l’adempimento nei tempi indicati, sulla base delle informazioni disponibili.”
La questione nasce dal cambio della normativa, a seguito delle modifiche apportate allo storico Testo Unico Ambientale dal D. Lgs. 116/2020. Una successiva circolare del Ministero della transizione ecologica, in condivisione con gli uffici del Ministero delle finanze, emanata il 12 aprile scorso, ha quindi ribadito che tutte le imprese – a prescindere dal codice Ateco di iscrizione in Camera di Commercio e, quindi, anche tutte le attività commerciali, che decidono di abbandonare il servizio pubblico – devono essere esonerate dalla quota variabile del tributo in proporzione ai quantitativi gestivi in via autonoma. Da qui la necessità di darne comunicazione entro il 31 maggio di ogni anno.
“Quello che ancora appare incomprensibile – spiega Boschiero –, e per il quale Confcommercio ha chiesto una soluzione, è che mentre le superfici dove avviene la lavorazione industriale e artigianale sono escluse dall’applicazione della Tari, sia perla quota variabile, sia per quella fissa, compresi i magazzini di materie prime, di merci e di prodotti finiti, le imprese del comparto del Terziario dovranno continuare a pagare la componente fissa della tassa, anche se optano per il servizio privato di recupero e riciclo dei rifiuti prodotti. Questo è un controsenso, soprattutto per mense, uffici e altre attività che solitamente conferiscono la totalità dei rifiuti a un gestore che li recupera o li ricicla.”
Fonte: c.s Confcommercio Vicenza
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