In questo secondo anno di rinuncia alla Grande Rogazione, condividiamo con piacere le parole pronunciate dal parroco don Roberto Bonomo, affiancato da don Nicola Cauzzo, durante l’omelia della Santa Messa di questa mattina celebrata come da tradizione dalla chiesetta di San Sisto (Lazzaretto) e trasmessa in streaming per i fedeli.
NOSTALGIA del “GIROTONDO della VITA”
“Grande Rogazione 15 maggio 2021”
Care amiche, cari amici, cari tutti voi che amate la nostra Grande Rogazione, in questo tempo ancora di pandemia, che ci impedisce di viverla in pienezza, ne farò memoria per alimentare in voi il fuoco della nostalgia. Perché al calore e nella dolce mestizia di questo sentimento ne custodiate la misteriosa bellezza. Nostalgia simile a quella degli apostoli nel vedere Gesù salire il cielo. Nostalgia che apre il cuore e alimenta il desiderio di raccontare a tutti le grandi cose che ha fatto e continua ad operare il Signore, nella nostra terra, in mezzo a noi.
La “Grande Rogazione” è per noi di Asiago “il girotondo della vita” che segna il divenire di una comunità e al suo interno di ognuno dei partecipanti. È “una messa sul mondo”, cioè un rito comunitario di lode e ringraziamento per il dono di essere presenti, vivi e in cammino, all’interno di un mondo naturale da noi plasmato e vissuto. È “una liturgia” che custodisce la nostra “memoria” in cui si trovano uniti terra e cielo: un cielo di terra e una terra di cielo. La Grande Rogazione ci appartiene, come noi apparteniamo a lei. E, insieme, apparteniamo al Signore, perché è Lui, il Buon Pastore, che Risorto cammina davanti a noi. Dietro a Lui noi seguiamo le orme di chi ci ha preceduto, avvertiamo i battiti del cuore di chi, emigrato lontano o per malattia, anzianità, non può essere presente e, come pellegrini, camminiamo insieme verso la casa definitiva, dove siamo tutti attesi. Nasce da questa esperienza vitale il senso di pudore e gelosia con il quale viviamo la Grande Rogazione.
A conclusione della Grande Rogazione, ogni anno sono solito affermare che “oggi è stata scritta una nuova pagina di Vangelo”, donata alla nostra comunità perché custodisca la memoria di questa perenne storia d’amore che, per dono del Crocifisso Risorto, fa di noi un solo popolo, a cui è affidata una terra meravigliosa per la sua bellezza e sacra per le tante ferite che custodisce. Ora, per il secondo anno consecutivo, vittime di questa interminabile pandemia, ci è impedito di rivivere in pienezza la Grande Rogazione. Tristezza e nostalgia ci accomunano. Si allineano i battiti dei nostri cuori fino a divenire i battiti di un unico cuore. Fisso gli occhi sul nostro stendardo. Dal profondo mi esce una voce: “Ti sei dimenticato di noi, Signore”? A conclusione della Messa dell’anno scorso avevamo fatto un voto da unire a quello della peste del 1631. Un voto da perpetuarsi ogni anno. La nostra Grande Rogazione sarebbe diventata un ulteriore grazie, grazie perenne per essere stati liberati dal nostro Dio da questo malefico virus. E questo voto nuovamente rinnoviamo, perché sappiamo che non si dimenticherà di noi, suoi figli, che abitano questa terra benedetta e che riprenderanno presto il cammino sulle antiche orme alla luce del Risorto. Nel vivere questa attesa ravviviamo in noi il sentimento della nostalgia. Sia nella nostra mente e nel nostro cuore la memoria e il piacere di ricordare le persone, i luoghi, i profumi, le sensazioni, le emozioni della nostra “Grande Rogazione”. Pezzi piccoli e grandi della nostra vita. Percorsi fatti e che presto nuovamente faremo. Ricami indelebili del nostro vissuto personale e del nostro popolo.
Ci accompagni la nostalgia, con il suo bagaglio di ricordi, prendendoci per mano, in questo giorno santo, ancorato alla memoria del passato e negli slanci verso i sogni e i desideri vitali del nostro futuro. Diventi la nostalgia un attrezzo di quella cassetta, dei ricordi più cari, che migliora i nostri stili di vita, e sostiene la nostra rincorsa verso la serenità, lo stare bene dentro di noi e tra di noi, innamorati della nostra storia e di quest’angolo di terra intrisa di cielo, di cui la nostra Grande Rogazione è il cuore pulsante. Sappiamo che la nostalgia porta con sé anche un sentimento di melanconica sofferenza – e chi di noi oggi non la prova – ma non è accompagnato dallo sconforto, ma dalla voglia di rivivere la gioia del passato, per divenire creature nuove, uomini e donne custodi del bello e del buono che ci è stato affidato. Come gli artisti, i poeti, i cantanti, i profeti noi vogliamo nutrirci di questo sentimento nostalgico per preparare i passi a nuove partenze e i cuori a scrivere presto nuove pagine di Vangelo.
Desideriamo sognare la nostra “Grande Rogazione” come un immenso santuario, un immenso cielo, in cui la Parola del Signore è disseminata in piccole sillabe luminose dentro tutte le cose, dentro ad ogni cuore. Piccole sillabe che formano il nome di ognuno di noi, delle nostre contrade e che hanno il profumo dei fiori, del prato, del bosco. Sillabe che divengono canto, litanie, invocazioni celesti, parole sussurrate di amici e di amanti, dialoghi in cui storie di ieri e di oggi divengono un’unica storia, come i fili di un prezioso tappeto ben ordito. Ma non terminato. Nuove pagine di Vangelo siamo chiamati a scrivere, perché la nostra “Grande Rogazione” non è solo la memoria e il presente della nostra storia, ma è anche profezia, affidata alle nuove generazioni. Nel cammino sulle orme del Crocifisso Risorto continuerà a riversarsi il cielo dentro la nostra terra e nei nostri cuori, nostalgia di una nuova terra e un nuovo cielo dove tutti siamo attesi e dove si ricomporrà tutta la nostra grande famiglia.
Cristo Gesù, asceso al cielo, si è sottratto ai nostri occhi. Come figlio abita per sempre il mistero del Padre. Ma non se ne è andato. Ha solo cambiato il modo di stare con noi. Ce lo ha promesso: “Io sarò con voi fino alla fine del mondo”. E, ciò che non finisce di stupire, è l’enorme fiducia che ha in noi, di noi suoi testimoni. Egli opera in noi, con noi. Noi siamo un nodo di umano e di divino, di tempo e di eterno, figli del sangue e figli del cielo, nati da donna e nati dall’alto. Le mani del Signore agiscono attraverso le nostre mani, che si muovono nel folto della vita. Cristo agisce con noi quando compiamo opere di pace, quando sappiamo tutti accogliere, quando perdoniamo. Cristo ha fame con me quando ho fame di giustizia. E quando sappiamo dimenticarci di noi stessi per amore, lui opera in noi, con noi fecondando la nostra vita di forza e di sogni.
Nostalgia della “Grande Rogazione” è, allora, prendere sul serio la vita, essere pane per chi ha fame, speranza per chi è disperato, oasi nel deserto del dolore, presenza per chi soffre, accoglienza per chi è solo. Si è degni della “Grande Rogazione, quando le parole amicizia e fraternità si fanno carne in tutti i giorni e in tutte le cose e non dimentichiamo che ognuno di noi e la nostra terra, tutti e tutto, siamo intrisi di cielo.
PRIMA DELLA BENEDIZIONE
Ora c’è un voto da rinnovare: a nome di tutti noi, della nostra comunità, del nostro paese. “Signore, Dio della Vita, Dio dell’Amore, allontana da noi il terribile virus che infesta corpi e cuori e fa che inizi presto e si consolidi il tempo nuovo, della speranza e della risurrezione. Te lo chiediamo, con cuore contrito ed umile, per intercessione della Beata Vergine Maria, di San Matteo, apostolo, di San Modesto, della Beata Giovanna e di tutti i santi di casa nostra. E facciamo voto di tornare in questo luogo, ogni anno, nel giorno della Grande Rogazione, per ringraziarti del dono ricevuto e con la promessa di rinnovarlo ogni anno, unito al voto fatto in occasione della peste del 1631.
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