Celebrando la giornata mondiale della libertà di stampa

Giornata mondiale libertà di stampa

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.”

Articolo 21 della Costituzione Italiana

3 Maggio 2021. Il mondo celebra la Giornata Internazionale della Libertà di Stampa. Dev’essere sicuramente colpa della sua istituzione relativamente recente, avvenuta nel 1993, se trent’anni dopo il mondo in cui viviamo non ha ancora completamente assimilato questo concetto.

Non parliamo dei giornalisti eroici che ogni giorno nel mondo lottano per far emergere la verità subendo soprusi e torture: è di questi mesi la notizia dell’arresto di dodici giornalisti bielorussi per aver raccontato le proteste contro il presidente Aljaksandr Lukasenka. Non parliamo dei giornalisti che si sono occupati di mafia perdendo la vita o di quelli che la rischiano e devono vivere sotto l’occhio attento della scorta: un pensiero a costoro è doveroso, ma si tratterebbe di un tema già abbondantemente noto del quale si potrebbe parlare per ore.

La vera censura è silente e parte dai piani bassi. È scoppiato proprio nelle ultime ore il caso del Concertone del Primo maggio di cui si continua a leggere sui media, in cui il noto rapper italiano Fedez accusa l’emittente televisiva Rai 3 di aver sottoposto a censura il suo discorso, dettandogli le regole da seguire per non infastidire una parte politica piuttosto che un’altra.

Chi si avvia, a volte per gioco e a volte per autentica passione, alla carriera del giornalismo è mosso da quell’entusiasmo irrefrenabile che il potere della penna conferisce: scrivere per raccontare diventa un metodo di connessione col resto dell’umanità, uno strumento per  servire alla collettività l’informazione di cui abbisogna. Molte volte, troppo spesso, presto o tardi quell’entusiasmo si schianta contro il muro del controllo preventivo dei media da parte del potere. Un controllo che si cela sovente dietro azioni di ripicca, minacce di querela infondate, tentativi di condurre la direzione della testata al licenziamento del collaboratore “colpevole” di aver riportato notizie scomode e sgambetti mascherati da mani tese. Sono episodi all’ordine del giorno dei piccoli paesi così come delle grandi nazioni e che non sempre permettono all’opinione pubblica di cogliere la gravità della volontà di mettere all’angolo quel giornalista che smuove gli equilibri consolidati con la propria cronaca scomoda.

È allora che si screma la classe giornalistica: c’è chi si lascia mettere a tacere e chi lotta fino in fondo per difendere il proprio diritto di cronaca. Chi ha ragione e chi sbaglia? Nessuno dei due. Cade in errore solamente chi non garantisce il diritto di tutti i cittadini e dei giornalisti in particolare di essere difesi, sostenuti, affiancati quando viene loro imposto, direttamente o indirettamente, un bavaglio dal potere politico o dai suoi servi.

Una testata ha anche la possibilità di essere politicamente schierata, così come i lettori hanno il diritto di esserne messi a conoscenza. D’altra parte, quella del giornalismo è una libertà, comunque disciplinata da regole, che consente perfino la diffusione di pettegolezzi in tabloid che non meritano critiche gratuite perché assolvono anch’essi una funzione sociale.

L’informazione libera, seria, corretta, precisa e puntuale è però quella indipendente, che non guarda in faccia a nessuno; è quella che fa rischiare al giornalista di incrinare la propria preziosa rete di contatti, che lo fa esporre a critiche e polemiche per riportare a galla realtà occultate. Ma per chi racconta la verità c’è sempre una medaglia da appuntare sul petto: quella della coscienza pulita.

“Una stampa libera può essere buona o cattiva, ma senza libertà, la stampa non potrà mai essere altro che cattiva.”

Albert Camus

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