Il vicepresidente del Consiglio veneto, Nicola Finco, insieme ai consiglieri Favero, Rigo, Puppato e Zecchinato, ha proposto la modifica della legge regionale sulle unioni montane per consentire a questi enti di operare in autonomia un lavoro di coordinamento e progettazione territoriale. Un atto dovuto per questi enti sovracomunali che fino ad oggi hanno subìto il vincolo delle restrizioni sull’utilizzo di fondi introitati grazie ai permessi relativi alla raccolta di funghi. La legge regionale attuale impone infatti l’impiego massimo del 30% di queste entrate per la spesa corrente, cioè i costi come gli stipendi del personale, mentre il 70% deve essere investito negli interventi riguardanti il patrimonio naturale, con la manutenzione di boschi, pascoli e strade silvopastorali.
L’Unione Montana, che non riceve altri contributi regionali o statali, per mantenersi dovrebbe quindi fare affidamento sul contributo dei Comuni aderenti, i quali sono già di per sé in ristrettezze economiche. “Anche i Comuni sono a corto di denaro per quanto riguarda gli esborsi per la spesa corrente – spiega il presidente della Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, Emanuele Munari – Il nostro bilancio relativo ai fondi destinati alle opere è sano, con un milione di euro circa a disposizione, ma è praticamente impossibile proseguire con i lavori, anche quelli affidati in delega dai Comuni, perché non abbiamo risorse da impiegare per il personale.” Il numero di dipendenti dell’Unione Montana si è appunto ridotto di un terzo nell’ultimo decennio, contando appena quattro dipendenti rispetto ai dodici di un tempo.
“Il ruolo delle Unione Montane – illustra il consigliere Finco commentando la proposta elaborata grazie alla sinergia con il presidente della Spettabile Reggenza Emanuele Munari e il vicepresidente Diego Rigoni – nella gestione e nella cura del nostro territorio è fondamentale. Purtroppo un tale impegno richiede dei costi di organizzazione ed è quindi necessario che questa realtà siano messe nelle condizioni di poter svolgere al meglio il loro lavoro, eliminando quel vincolo di utilizzo dei fondi introitati con i permessi dei funghi e permettendo loro di decidere quanto investire e quanto invece destinare alle esigenze territoriali e istituzionali.” Qualora la riforma legislativa dovesse passare, sarebbero 150-180 mila euro all’anno a liberarsi per quanto riguarda la Spettabile Reggenza, a fronte dei circa 250 mila euro annui che derivano dai permessi per andare a funghi.
Nel frattempo, in attesa del cospicuo sostegno economico previsto dal Recovery Fund, la Conferenza dei sindaci dell’Unione Montana dell’altopiano ha individuato tre filoni di investimento, andando a riprendere alcuni progetti già redatti dai singoli Comuni ma collegati dalla sovracomunalità e dall’impronta green. Una proposta riguarda la realizzazione di ulteriori percorsi di mobilità dolce, a beneficio di residenti e turisti; la seconda prevede la realizzazione di bacini idrici ad uso agricolo e per l’innevamento artificiale delle piste da sci; la terza infine si occupa di apportare sostanziali modifiche alla viabilità dell’altopiano per renderlo più accessibile anche sotto il profilo del traffico.
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