In un percorso a tappe lungo quattro “puntate”, abbiamo voluto mettere a confronto alcune Regioni d’Italia su un “compito a casa” davvero identico per tutte, al di là dei singoli elementi contraddistintivi di ciascuna di esse: la redazione del documento (o dei documenti) che concorrà (o concorranno) alla redazione dell’unico Piano Nazionale che avrà da essere il programma di attuazione del Next Generation EU (NGEU) o Recovery Plan o Piano per la Ripresa dell’Europa, che dir si voglia, pur di intendersi sul fatto che ci si riferisce al piano di aiuti europei a seguito della crisi pandemica.
Nelle scorse “puntate” abbiamo preso nota di alcuni elementi: l’ammontare complessivo dei fondi di derivazione europea per la sola Italia sarà di circa 210 miliardi di euro; il termine per la presentazione dei Piani di ogni Statao (ripeto: di ogni Stato, non delle Regioni!) per accedere ai Fondi Straordinari Europei è il 30 aprile 2021; pur non volendo né potendo operare una scelta nel merito dei progetti da finanziare, l’Unione Europea ha invece indicato chiaramente quali voci di spesa vadano finanziate, specificando anche in quale percentuale, così che ogni Stato membro al fine di beneficiare dei fondi assicurari di destinare il 37% del proprio Piano Nazionale alla “Economia Verde”, in riferimento al Green Deal Europeo, ed il 21% alla Digitalizzazione.
Procedendo al confronto tra i documenti delle 6 Regioni scelte (Sicilia, Piemonte, Lazio, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, simili per estensione territoriale e per popolazione residente), abbiamo deciso di porre la lente di ingradimento sui seguenti parametri: 1) quanto è facile (solo per alcune difficile) trovare il documento o i documenti di ogni Regione (più sono più tempo richiedono di consultazione, ma ciò non determina davvero la qualità); 2) quanto sono grandi, da quante pagine sono composti, (essere striminziti non aiuta certo, ma non in tutti i casi per produrre buoni documenti è stato necessario produrre documenti lunghi); 3) la somma di finanziamenti richiesta da ciascuna Regione (indicarlo chiaramente è irrinunciabile, come si può non farlo?!); 4) la classificazione dei progetti e dei finanziamenti (indicando magari quanti siano importanti per la Regione e quanto tempo richiederanno per essere attuati); 5) il numero di progetti indicati da ogni Regione nel proprio documento (può forse sembrare puntiglioso, ma è o no la controprova semplice che il documento sia stato almeno una volta riletto prima di essere presentato?); 6) il rispetto del parametro percentuale di spesa previsto per ciascuna delle 6 Missioni obiettivi e fili rossi del NGEU (la prova del nove della qualità dei propri “compiti a casa”).
Come ci eravamo lasciati in conclusione della scorsa puntata?
Sicilia ed Emilia Romagna sono ormai evidentemente fuori partita: come mai potrebbero ribaltare l’opinione, non certo positiva, che ci siamo fatti fino ad ora?
Lazio e Lombardia hanno predisposto documenti sia sostanziosi, sia provvisti di argomentazioni ben fondanti le proprie richieste, forse però non preoccupandosi molto di aiutare chi si trova a consultarli e, soprattutto, a scegliere alcuni (tutti mica si potrà!) dei progetti presentati.
Veneto e Piemonte hanno operato scelte redazionali diverse, sia come modalità di presentazione sia come modalità espositiva, eppure andando avanti nel confronto hanno saputo dimostrare di essersi attenuti sufficientemente sia alle indicazioni e regole date e a livello europeo e a livello interregionale italiano, sia al buon senso che dovrebbero sorgere spontaneo quando prefiguri che una selezione dei progetti vi dovrà pur essere, agevolando così sotto ogni aspetto l’operazione di cherry picking ormai prossima in capo al Governo.
Se questa analisi avesse lasciato perplesso qualcuno, in realtà è ora il momento per indicare, anzi, rivelare, che gli spunti di valutazione sono stati presi dal documento “Indicazioni per il
lavoro di affinamento delle Commissioni sulle proposte progettuali delle Regioni” (allegato solamente al documento della Regione Sicilia): una sorta di vademecum redatto dalla Conferenza delle Regioni a Perugia a inizio novembre 2020 proprio per darsi delle linee guida nella redazione del documento di ciascuna Regione, così da renderli omogenei, facili alla consultazione, rapidamente valutabili dal Parlamento e dal Governo.
Ecco infatti i suggerimenti principali: considerare che in prima battuta saranno attivabili 80 dei 210 miliardi, facendovi quindi “ragionevole” riferimento; suddividere i progetti tra “indispensabili” e “necessari”; tenere presente le percentuali relative alle spese per ogni Missione, in particolare Digitalizzazione e Green Deal, specificando che non basta un progetto sia etichettato “Ambiente” per esser ricondotto sic et simpliciter alla Missione della Transizione Verde; indicare esplicitamente obiettivi e costi di ciascun progetto; infine produrre matrici riassuntive tali per cui la competizione tra Regioni non avvenga su mera contrapposizioni tra Regioni ma su competizione tra progetti.
Consapevoli di tutto ciò, raccolti i dati dalle consultazioni svolte, possiamo quindi esprimere una sorta di “giudizio complessivo” sui documenti delle 6 Regioni indicati, senza nutrire l’ambizione che ciò sia di incalzo a tutte le altre Regioni né volendo indicare alle meno “diligenti” di imitare chi diremo “aver svolto bene i propri compiti a casa”.
Regione Sicilia e Regione Emilia Romagna, pur con documenti diversi, non sembrano soddisfare le attese. Si può solo che restare fiduciosi di nuovi documenti quanto prima.
Regione Lazio e Regione Lombardia hanno prodotto due documenti sostanziosi, certamente ricchi di progetti e di valutazioni connesse, ma risultano difficili una analisi ed una consultazione rapida che sia anche complessiva dell’intera proposta, dovendo il lettore svolgere questo procedimento, inficiandone il giudizio che è ben dato anche da alcune valutazioni esprimibili solo con uno sguardo all’intero documento.
Regione Piemonte e Regione Veneto hanno prodotto due documenti (o somma di documenti, rectius per il Piemonte) di consultazione e quindi valutazione certamente più rapida, consapevole e di sistema migliore di tutti gli altri, e, come abbiamo visto, sono quelle che di più si sono attenute alle linee guida di novembre 2020 nella redazione delle proprie proposte. Certamente i loro sono i migliori documenti.
Quanto alla consistenza -ed è l’ultimo aspetto, poi si chiude, ma è “il momento dello spareggio”, per così dire!- dei documenti, tralasciando Sicilia ed Emilia Romagna, possiamo osservare che, al netto delle considerazioni svolte, Lazio e Veneto hanno prodotto documenti ben più corposi di Lombardia e Piemonte. Ciò non ha inficiato sotto molti aspetti, sotto la maggior parte degli aspetti, lo si può ben dire. Eppure, al momento della valutazione da parte dei fantomatici “tecnici dei Ministeri”, o, per dirla più istituzionalmente, al momento delle valutazioni oggettive e di merito, sembra davvero più consigliabile dotare i propri progetti di una presentazione di dettaglio che sia e argomentata e motivante la preferenza rispetto ai tantissimi altri progetti che si dovranno, per forza di cose, scartare in sede di competezione nazionale tra progetti, non potendo tutto concedere ad una Regione e nulla ad una altra.
Ecco quindi perché -seppur al fotofinish, eh, sia chiaro!- pare preferibile di misura il documento della Regione Veneto, che possiamo quindi dichiarare trionfatrice di questo “campionato dei documenti” elaborati dalle Regioni per concorrere all’unico PNRR Italiano.
Buon vento, Regione Veneto: che ciò sia di buon auspicio per i fondi che in tutta Italia e non solo qui debbono arrivare per dare rilancio all’intera nostra terra, alla sfida con il mondo che verrà.
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