Ieri mattina nella sala consiliare del Comune di Gallio lo staff dell’Università di Sassari, alla presenza dell’ex assessore Pan, cui si deve la paternità del lavoro, ha esposto ai rappresentanti degli allevatori, dei cacciatori e alla comunità montana i primi risultati del progetto di controllo dei lupi con radiocollarizzazione.
Questa pratica permetterà, nel giro di qualche anno, la creazione di un ampio database riguardante il lupo monitorandone abitudini, spostamenti, il numero di esemplari presenti sul territorio e il tipo di predazione per comprendere se si tratti di lupi puri o di ibridi. Una volta realizzato questo archivio di dati, sarà possibile adottare nuovi strumenti per la difesa del patrimonio dell’Altopiano, tra i quali alcuni interessanti mezzi di prevenzione tecnologici per limitare gli attacchi ai capi d’allevamento e far sì che si rivolgano maggiormente alla fauna selvatica, valutando l’impatto anche sul loro mondo.
Come ha affermato infatti Duccio Berzi, tra i responsabili del progetto di monitoraggio, si è sempre accusato il lupo di essere colpevole della forte diminuzione di ungulati e cinghiali, ma in Toscana, una delle aree italiane con maggiore concentrazione di lupi, ci sono moltissimi cinghiali e cervidi. Allora qual è la reale correlazione tra lupo e fauna selvatica? Una serie di analisi che, grazie ad un supporto tecnico, scientifico e numerico inconfutabile, condurrà ad una valutazione più realistica della situazione attuale per quanto riguarda il territorio delle nostre montagne e, forse, ad una revisione del piano di controllo del lupo. “È necessario, per evitare scontri sociali e fenomeni di bracconaggio spinto, trovare un equilibrio che si basi su questo studio. Oggi, per la prima volta, sembra che stiamo giocando tutti nello stesso campo da calcio“, ha affermato il sindaco Munari, sottolineando l’intenzione di muoversi in una direzione comune per raggiungere un obiettivo atteso da molti.
I ricercatori dell’Università di Sassari sono attualmente ospiti dell’amministrazione comunale a Stoccareddo, mentre la squadra che si occupa del Monte Grappa è stata accolta da un malghese. Munari smorza sul nascere le timide polemiche già sorte: “A chi dice che questi studi sono inutili, chiedo: quante risorse vengono investite oggi nel mondo per la ricerca sul coronavirus? Bene, sarebbe come dire che tutte quelle ricerche sono inutili”.
Finalità primaria del progetto è ottenere gli strumenti per agire d’anticipo, preservando la preziosa attività degli allevatori in un modo che risulti meno possibile d’impatto sulla fauna e quindi anche sui lupi. Ad esempio, grazie all’utilizzo dei virtual fences, recinti virtuali che possono essere rimodulati quotidianamente, e del tag, ovvero un microchip che sfrutta l’induzione magnetica per lo scambio di dati, nell’area del Grappa nell’ultimo mese è stato registrato un drastico calo delle predazioni: in quattro giorni, senza l’utilizzo delle tecnologie si sono verificati tre attacchi, mentre con l’applicazione di questi strumenti tutti i tentativi di predazione sono stati efficacemente dissuasi. Si tratta quindi di un importante progetto che porterà, secondo le previsioni, vantaggi a tutte le categorie in gioco.
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