Solitamente quando si parla di cinema, la colonna sonora perfetta è quella che durante la visione del film non si riesce a notare.
La soundtrack deve essere integrata con le immagini e i dialoghi, la sua funzione è evocativa, rafforzativa, descrittiva, quando la musica diventa “invadente” probabilmente qualcosa nel film non funziona.
Interstellar è un ottimo prodotto ma purtroppo è ancora lontano dalla perfezione di 2001 Odissea nello Spazio con cui fa i conti ogni due per tre.
Il capolavoro di Kubrick è semplicemente perfetto a partire dai silenzi più evocativi della storia del cinema, fino alla colonna sonora che integra alla perfezione l’immortale suono di Richard Strauss all’avanguardia di un grandissimo Ligeti.
Uno dei “difetti” dell’opera di Nolan, è proprio la colonna sonora che in diversi momenti del film diventa la vera protagonista, con il risultato straniante di dare allo spettatore l’impressione che le immagini che scorrono sullo schermo in quel momento, in realtà non sono altro che un commento della musica.
Il paradosso di un film che diventa un videoclip musicale.
Da un “prestigiatore” come Nolan che con tanta naturalezza gioca con lo spazio e il tempo, il dubbio che in realtà la cosa sia addirittura voluta non è così privo di fondamento, tuttavia è chiaro che Hans Zimmer questo giro abbia voluto marcare in maniera decisa il proprio “territorio”.
Il grande artista tedesco per Interstellar ha composto una partitura monumentale che nasce con il film ma che nel suo sviluppo riesce a poco a poco a prendere vita propria.
I suoni analogici dell’organo, dei fiati e dell’orchestra d’archi, sapientemente integrati con un’elettronica mai invadente rimandano ad un’atmosfera nettamente mistica e religiosa.
In questo caso, parlare semplicemente di colonna sonora sarebbe riduttivo perchè siamo davanti ad una grande opera di musica contemporanea sacra.
Zimmer riesce a fare quello che a Nolan è riuscito solo in parte, descrivere il mistero, lo sbigottimento, la paura, la meraviglia dell’uomo davanti all’ignoto.
Quell’ignoto che può essere lo spazio profondo e infinito, la relatività del tempo, l’abisso della mente umana, il fine vita, l’aldilà, l’ immensità di un’entità superiore o tutto questo insieme.
In fondo la “colpa” di Nolan è proprio quella di aver diretto un grande film che però, nonostante tutto non riesce ad essere all’altezza della sua colonna sonora.
Samuele Dalle Ave per Frequencies
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